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DRAGONI – Ponte Margherita, una storia con troppe domande e pochi polli

DRAGONI – Il Ponte Margherita non è transitabile, anzi sì. Lo è, seppur con forte limitazione.  Può essere attraversato a senso unico alternato con un peso massimo di 35 quintali. Lo certifica una impresa di Bolzano con una relazione costata “appena” 50mila euro. Soldi sborsati dai componenti del comitato pro ponte e dai cittadini che hanno deciso di contribuire. Immaginando tutta la vicenda come una rappresentazione teatrale, questi attori (comitato e cittadini) potrebbero interpretare, molto bene, il ruolo dei polli da spennare. Spennati due volte.
La prima volta da coloro che hanno deciso la chiusura del ponte Margherita (azzerando così un indotto economico consistente) in fretta e furia, spostando tutto l’indotto su l’altra direttrice, di fresca costruzione. E come per incanto – basta farsi un giro in quei luoghi per capire – lungo la nuova strada, fioriscono diversi cantieri indice che lungo quella zona in tanti ci stanno puntando. E qui sorge un’altra domanda: è solo una conseguenza della chiusura del ponte; oppure il ponte doveva essere chiuso per sviluppare quell’area?
La seconda “spennatura” l’avrebbero subita per effettuare le prove di carico eseguite da una impresa di Bolzano. Leggendo la relazione della 4Emme sembra di immergersi in un perfetto slalom con il quale vengono accontentati praticamente tutti, soprattutto i clienti che hanno commissionato il test.
Ma la relazione della 4 Emme accontenta anche i tecnici della provincia che, un anno fa, decisero la chiusura del ponte. Infatti, in sostanza, i problemi sulla struttura ci sono e quindi la chiusura in un certo senso è stata legittima.
La relazione delle prove di carico non sembra accontentare l’ex presidente della provincia, Angelo Di Costanzo, che uno strano scherzo del destino lo ha visto dimissionario proprio ieri, giorno in cui il comitato pro ponte ha reso pubblico il risultato dei test. La colpa di Di Costanzo, nella vicenda ponte, potrebbe essere stata quella di aver subito passivamente la chiusura del viadotto, da parte dei funzionari provinciali, quasi nel totale disinteresse, senza tentare una minima soluzione per salvare l’economia della zona.
Una economia gravemente compromesso durante la chiusura di ponte Margherita. Probabilmente un’amministrazione provinciale politicamente abile, all’epoca, avrebbe evitato quella chiusura e la morte economica di una vasta zona.
Ora che tutte le carte sono sul tavolo, resta forte il dubbio: il ponte riaprirà? I tecnici della provincia osserveranno senza indugio le prescrizioni dell’impresa di Bolzano scesa in “Terronia” per dare l’ennesima “lezione” di efficienza?
Oppure il ponte resterà ancora chiuso?
E quest’ultima sembra essere la strada che potrebbe essere percorsa con più probabilità, perché, forse, la più semplice.

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2 commenti

  1. “L’estrema pericolosità della struttura costruita appena dopo la seconda guerra mondiale, con i piloni e le arcate in calcestruzzo ormai ammalorate e non più in grado di reggere neppure il transito pedonale tanto da non crollare solo grazie all’effetto contrasto“. Che ne facciamo adesso del parere espresso dai tecnici della provincia, un anno fa, che stride RADICALMENTE con la relazione presentata dalla 4 emme di Bolzano? Caro direttore, non è vero che la 4 emme accontenta anche i tecnici della provincia. Perché se conosco ancora l’italiano, un ponte che “NON E’ IN GRADO DI REGGERE NEPPURE IL TRANSITO PEDONALE TANTO DA NON CROLLARE SOLO GRAZIE ALL’EFFETTO CONTRASTO” non può essere lo stesso ponte che un anno dopo, senza aver avuto alcuna manutenzione, diventa TRANSITABILE DA MEZZI FINO A 35Qli, ANCHE SE SOLO SU UNA CORSIA. C’è UN ABISSO!!! Di superficialità, di incompetenza, di supponenza, di arroganza. La relazione della ditta 4 emme, è da considerare come un vero e proprio smacco all’Ente provinciale, che ha gestito nel peggior modo possibile la situazione. Tutti erano consapevoli che il ponte avrebbe dovuto subire dei consistenti interventi di manutenzione, ma chiuderlo “AD HORAS” senza una giusta ragione, con le conseguenze catastrofiche che ha portato per tutte le aziende della zona, oltre ai gravi disagi per i pendolari, turisti ecc. meriterebbe una class action da parte di tutti coloro che si sono sentiti danneggiati da QUELLA INGIUSTA DECISIONE! E come se avessero fatto evacuare dalla sera alla mattina un intero palazzo perchè a rischio crollo, lasciando per strada intere famiglie, per poi rendersi conto, dopo studi più approfonditi fatti a spese delle famiglie stesse, che il palazzo è tranquillamente abitabile, ma non ci si può installare una fonderia o una qualsiasi altra fabbrica che provochi forti vibrazioni!!! Questa è la questione GRAVISSIMA… altroché accontentare i tecnici. Questa storia, è solo un’altra triste pagina del nostro povero territorio e di pessima gestione politica. Adesso, facciano subito riaprire il ponte e fare tutti i lavori necessari perché possa tornare nella massima efficienza… possibilmente entro questo secolo!!!

  2. Ha fretta di fare la gara d’appalto.Prima che inteviene la magistratura.