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Sessa Aurunca – ‘Pet coke’, l’inchiesta è alle battute finali

Sessa Aurunca – Inchiesta sul ‘Pet coke’, il prossimo 13 giugno il giudice per le indagini preliminari scioglierà la riserva. Sono anni, infatti, che l’associazione Legambiente si batte contro il deposito sito a Sessa Aurunca, sulla strada statale Appia, che raccoglie lo scarto del petrolio. Un vero e proprio stoccaggio a cielo aperto, denunciano gli ambientalisti, che sarebbe privo di valutazione di impatto ambientale. Ma a garantire la legittimità dello stesso sito è stato il Ministero dello Sviluppo Economico che ha legittimato l’attività di stoccaggio ma ha chiesto di ridurre lo sversamento dello stesso in termini di quantitativo. La querelle che va avanti dagli anni ’90 vede protagonisti Legambiente da una parte e la società Interport, che gestisce lo stoccaggio, dall’altra, con a capo Nicola Di Sarno. In questa contesa anche il Comune di Sessa Aurunca si è messo al fianco degli ambientalisti. Mentre la Regione sarebbe dalla parte dei proprietari del sito. Intanto, nei giorni scorsi è stata presentata anche una interrogazione da parte del consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle Vincenzo Viglione e diretta proprio alla Regione. Il pet coke arriva dal porto di Gaeta, si tratta di un carbone ottenuto dalla distillazione del petrolio e viene utilizzato soprattutto nei cementifici. Un tempo era considerato tossico in quanto composto da zolfo e metalli pesanti. Poi agli inizi del 2000 il Governo centrale con a capo Berlusconi diede l’ok per l’utilizzo dello stesso. A Sessa Aurunca, invece, la vicenda inizia un decennio prima, quando nel 1991 l’allora sindaco rilascia a Di Sarno, presidente dell’Intergroup, l’autorizzazione per scarico e deposito di carbone. Nel  2014 Legambiente invia alle Procure di Santa Maria Capua Vetere e di Cassino un esposto. Da allora è iniziato un iter burocratico giudiziario tra le diverse parti in causa. Il Comune emette un’ordinanza di demolizione di alcuni immobili abusivi, rimessa in pristino e sospensione dell’attività, contro cui viene inoltrato ricorso al Tar. Ottenuta una sospensiva, la società riprende le attività dopo un periodo di chiusura. La Interport chiede poi di essere autorizzata alla riduzione della capacità di stoccaggio. Intanto il Comune di Sessa Aurunca fa sapere che “la zona interessata è posta nei pressi del fiume Garigliano e ricade in un’area a rischio alluvione”. Inoltre, sempre secondo il Comune non sarebbe ragionevole “il rilascio di un’autorizzazione alla riduzione di qualcosa che autorizzato non è mai stato”. Per la Regione il deposito, invece, non interessa nessuna delle aree protette o della Rete Natura 2000 e presenta una ampia barriera vegetale realizzata per abbattere le eventuali emissioni sul lato rivolto verso il Fiume Garigliano” e inoltre “dalla riduzione di capacità del deposito non possono derivare rilevanti impatti negativi per l’ambiente”. Per Di Sarno, inoltre, il  progetto è quello di un polo logistico che andrà a movimentare il pellet. “Abbiamo speso circa 10 milioni per dotare questo sito di tutte le attrezzature e abbiamo le autorizzazioni necessarie” dichiara Di Sarno al ‘Fatto Quotidiano’ di oggi.

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