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CAIAZZO – Abusi edilizi, soto processo ex coordinatore provinciale dell’Udeur

caiazzo. L’ex coordinatore provinciale dell’Udeur, Fabio Sgueglia, finisce sotto processo. Su di lui pende l’accusa di abusi edilizi. La Procura della Repubblica sammaritana contesta all’uomo – residente a Caiazzo – la realizzazione di una strada su un’area sottoposta a vincolopaesaggistico. Nello specifico, tale opera – sostengono i pubblici ministeri – venne eseguita su terreni boschivi di sua proprietà in località Madonna delle Grazie. Il 72enne è accusato di aver realizzato la suddetta via in assenza di un progetto esecutivo, senza denunzia dei lavori allo Sportello Unico dell’Edilizia  senza la direzione da parte di un tecnico competente. Fatto accertato nella comunità caiatina il 21 ottobre del 2006. Pochi giorni fa si sarebbe dovuta svolgere una nuova udienza del processo a carico dell’imputato presso il tribunale monocratico di Piedimonte Matese. Per motivi tecnici, il giudice ha rinviato la discussione in aula al prossimo mese di luglio per il prosieguo dell’ istruttoria dibattimentale. Sgueglia, già vice commissario vicario dei Popolari per il Sud, è una delle figure di spicco nel panorama politico locale. In Italia l’abusivismo edilizio ha assunto proporzioni di scarso paragone con altre realtà continentali, giungendo ad assumere una rilevanza sociale ai limiti dell’ordinarietà. La stessa percezione di illegalità del fenomeno, dato anche il numero di nuclei familiari che vi hanno o vi hanno avuto coinvolgimento, è considerata incredibilmente talmente tenue che il reato commesso non comporta reazioni di riprovazione sociale per rilevanti quote della popolazione. Questo malcostume in Italia ha danneggiato e continua a danneggiare l’economia, il paesaggio e la cultura della legalità e del rispetto delle regole. Se nella prima metà del Novecento si portarono a compimento diverse importanti trasformazioni nella previsione legale delle materie riferite agli immobili e nella gestione del territorio, dopo la seconda guerra mondiale si ebbero le prime ondate di diffusa edificazione in spregio delle normative urbanistiche ed edili. Negli anni settanta, caratterizzati da una crisi economica di particolare gravità, e che produsse tassi di inflazione superiori al 20% (tali quindi da far registrare sensibili alterazioni dei valori di mercato e del potere d’acquisto anche da un mese all’altro), non furono più fattori culturali e di moda a far crescere la domanda di seconde case, ma la stretta emergenza di “mettere al sicuro” i risparmi delle famiglie, inquietantemente minacciati di galoppante perdita di valore. In una simile generalizzata angoscia, fu la gravissima incertezza sui destini economici venturi ad orchestrare una collettiva corsa al mattone che saltava a pié pari qualsiasi precedente remora di legalità, in favore di una percezione di urgenza che sopraffaceva il timore della legge. .
Francesco Mantovani

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