Ultim'ora

SAN TAMMARO – Delitto Tondi, l’assassino di Katia si sente al sicuro

San Tammaro (Maria Giovanna Pellegrino) – La prima settimana del resto della sua vita senza sentire più il calore della sua mamma per quel povero bimbo, il figlio di Katia Tondi, al quale una mano assassina, purtroppo  ancora ignota, gli ha strappato tutto il bene di questo mondo. Ad una settimana dall’omicidio di Katia, la giovane mamma di 31 anni, strangolata nella sua abitazione mentre il suo bambino di 7 mesi urlava di paura, gli inquirenti ancora non hanno una pista. La donna è morta disperata, pensando che avrebbe lasciato il suo piccolino nelle mani del suo assassino. E se in un primo momento le attenzioni degli investigatori erano state rivolte unicamente al marito Emiliano Lavoretano,  non ci sono state prove per incastrarlo. Il suo alibi regge, l’uscita per la spesa, gli scontrini, tutto verificato. Il procuratore capo Corrado Lembo della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che sta seguendo le indagini insieme al sostituto Domenico Musto sta cercando di spingere gli uomini dell’investigativa per arrivare ad una svolta, perché sono trascorsi troppi giorni dall’omicidio. Secondo l’ottica della Procura il delitto andava risolto nelle prime 24 ore. Non trattandosi di un omicidio di camorra al quale concorrono più di una persona il cui crimine è coperto dalla complicità e dal silenzio di un’intera comunità, per il delitto Tondi, avendo già verificati i testimoni e poi i familiari e non essendo emersa alcuna tresca amorosa,  allo stato attuale il killer doveva essere stato già assicurato alla giustizia. Emiliano ripete sempre le stesse cose, ma la versione della rapina o furto finita in disgrazia è quella meno probabile anche se non è stata accantonata. La rapina non regge come conseguenza della morte della povera Katia. Dai numerosi interrogatori, sia quelli fatti sabato notte, sia quelli ripetuti durante tutta questa settimana, i vicini di casa di Emiliano continuano a sostenere di non aver visto alcuno, né sentito alcun rumore. Katia essendo stata aggredita alle spalle, forse da una persona che conosceva, avrebbe avuto la possibilità di scalpitare e agitare le braccia, lanciare il primo urlo. Invece la vicina non si è accorta proprio di nulla. E questa è già una circostanza molto strana. Nessun condomino ha avvertito rumori, né visto arrivare o sentito qualcuno scappare velocemente sulle scale. La vicina di casa di Emiliano conferma la circostanza di aver sentito il marito di Katia rincasare la prima volta verso le ore 17. Emiliano afferma poi di essere uscito verso le 19 per fare delle compere e di essere rincasato pochi minuti prima delle 20, facendo la macabra scoperta. Katia era appoggiata a terra con il volto verso l’alto,  il bambino nel carrozzino che piangeva. Il corpo di Katia ancora caldo tanto che Emiliano tenta di rianimarla poi si rassegna a chiedere aiuto. Poi l’arrivo degli agenti del commissariato di Santa Maria Capua Vetere e della scientifica della polizia di Caserta.  Ma fino ad oggi, pur lavorando a 360 gradi in una settimana intensa, fitta di interrogatori, ripetuti ogni giorno, sentendo  sempre le stesse persone pescate nell’ambito familiare della coppia gli inquirenti con i dati raccolti non sono arrivati ancora a focalizzare né il movente, né ad avere qualche straccio di prova per incastrare qualcuna delle persone che stanno ripetutamente sentendo e di cui sospettano. Dalle prove raccolte ancora nulla di rilevante è emerso. Si spera ora nei dati raccolti dalla scientifica e nei risultati della perizia autoptica. Decisivo sarà stabilire l’orario preciso della morte di Katia che può essere avvenuta solo tra le ore 17 e le 20. Poi ci sono i test del tampone vaginale e quelli del capello recuperato nella sua mano. Nulla sotto le unghie, nulla tra la chioma e sui vestiti che indossava. Per confrontare il Dna sono stati fatti i prelievi a quanti sono stati interrogati. Per la fine di agosto dovrebbero arrivare le risposte dalla perizia autoptica. Difficile pensare che ad uccidere Katia possa essere stato un familiare, perché significa che questa persona per vedere morire strangolata la povera Katia con una cordicella doveva provare un odio profondissimo verso di lei,  fatto che non poteva sfuggire ad altri parenti. Se così è stato si potrebbe parlare anche di omicidio premeditato. Ma ancora più difficile è per gli inquirenti individuare un balordo che entra in casa e non riuscendo a gestire la rapina per qualche imprevisto commette un reato così grave uccidendo la sua vittima. Ipotesi non avvalorata dal fatto che dall’appartamento non sono stati avvertiti rumori e che la porta non presentava segni di effrazione. Insomma un vero rebus, quello di Katia appare al momento come un delitto perfetto.

Guarda anche

GRAZZANISE / CAPUA – Bimba colta da malore dopo cena: muore a soli 5 anni

GRAZZANISE / CAPUA – “Mamma, non mi sento bene”. Queste le ultime parole pronunciate dalla …