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CASAL DI PRINCIPE – CAMORRA: QUATTRO ERGASTOLI A CASALESI PER 6 OMICIDI, L’ARRESTO DI SETOLA A MIGNANO MONTE LUNGO

CASAL DI PRINCIPE –  Ergastolo anche per Davide Granato, colui che avrebbe svolto il ruolo di informatore dei killer del clan Bidognetti. Gli omicidi contestati ai quattro sono quelli di Umberto Bidognetti, padre del collaboratore di giustizia Domenico e zio del boss Francesco Bidognetti detto Cicciotto e’mezzanotte, Doda Ramis (omicidio commesso a San Marcellino), Kazaki Daniel, del gestore della sala giochi di Baia Verde, Antonio Celiento, del ragioniere Lorenzo Riccio di Giugliano e di Stanislao Cantelli, l’anziano ucciso nel settembre del 2008 mentre giocava a carte in un circolo di Casal di Principe solo perche’ era uno zio di un collaboratore di giustizia.Camorra: clan Casalesi,ergastolo a boss Setola per 7 omicidi Massimo della pena anche per altri tre esponenti del clan.  Il boss della cosiddetta ”fazione stragista” del clan dei Casalesi, Giuseppe Setola, e i suoi complici Giovanni Letizia, Alessandro Cirillo e Davide Granato, sono stati condannati all’ergastolo per sette omicidi commessi nel 2008, nel periodo in cui il gruppo di fuoco seminava il terrore in provincia di Caserta. La sentenza e’ stata emessa in serata dalla seconda corte d’assise di Santa Maria Capua Vetere. La sentenza emessa oggi dalla seconda sezione della Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere, che ha condannato all’ergastolo il boss Giuseppe Setola e altri tre esponenti del suo ”gruppo di fuoco”, chiude parzialmente il cerchio sulla scia di sangue iniziata dopo la fuga di Setola, il 19 aprile 2008, dalla clinica di Pavia in cui era ricoverato per presunti problemi di vista. In particolare nel processo conclusosi oggi e’ stata riconosciuta la responsabilita’ dell’ala stragista dei Casalesi guidata da Setola, come richiesto nel corso della requisitoria dal pm della DDA di Napoli Cesare Sirignano, per gli omicidi di Umberto Bidognetti (2 maggio), padre del collaboratore di giustizia Domenico Bidognetti (cugino del boss Cicciotto e’ Mezzanotte), dei tre albanesi Ziber Dani, Arthur Kazani e Doda Ramis (i primi due uccisi il 5 agosto, il terzo il 21 agosto), dell’impiegato dell’agenzia di pompe funebri di Giugliano, poi risultato vittima innocente, Lorenzo Riccio (2 ottobre), del titolare di sala giochi di Castel Volturno Antonio Celiento (18 settembre), ammazzato poco prima dei sei ghanesi, e di Stanislao Cantelli (5 ottobre), zio di due collaboratori di giustizia ucciso in un circolo ricreativo di Casal di Principe.

L’ARRESTO DI SETOLA A MIGNANO MONTE LUNGO (14 gennaio 2009)

Il boss aveva tentato di nascondersi e curarsi nelle sterminate e tranquille campagne dell’Alto Casertano. Una palazzina a due piani, di colore rosa, in località Campozillone – nel comune di Mignano Monte Lungo –  è stato l’ultimo rifugio di Giuseppe Setola. La frazione, che oggi conta meno di centoquaranta abitanti – in gran parte anziani –  non lontano dal confine con il Lazio, è divenuta negli ultimi anni, una immensa distesa di frutteti, quasi tutti gestiti da imprenditori provenuti dall’Agro Aversano. Per decenni località amena, quasi dimenticata, Campozillone, vive la ribalta negli ultimi tempi: qualche mese fa l’inaugurazione di una lussuosa clinica, Villa Floria anche alla presenza dell’assessore Montemarano; pochi giorni fa, Campozillone  è stato il teatro dell’arresto di uno dei più pericolosi latitanti del clan dei Casalesi: Giuseppe Setola. I pochi abitanti di Campozillone restano increduli anche  di fronte all’inconfutabile realtàM; una incredulità che non svanisce con il passare dei giorni:  “Non ci crediamo, non è possibile. Qui non succede mai nulla.” E’ questa la risposta che accomuna tutte le poche anime della frazione. Qualche ora dopo il blitz, in strada alcune donne piangono; piange per la paura per lo choc determinato dal blitz dei carabinieri. Alcuni uomini, ritornando da una lunga e pesante giornata di lavoro nei campi, si avvicinano ai cronisti per chiedere, a loro, il motivo di tanto clamore.  Nessuno crede che Setola era in quella casa da qualche giorno. “Siamo estranei e distanti da qualsiasi attività criminale – precisa il sindaco di Mignano Monte Lungo, Roberto Campanile –  una criminalità che non ha nessunissimo collegamento con il nostro territorio. Siamo distinti e distanti da altre realtà casertane che non ci fanno avere una buona immagine. Proprio per questo – suppone il sindaco – il boss Setola ha cercato rifugio nella nostra Campozillone.  Ho visto alcuni mie concittadini piangere per il trauma subito perché noi – conclude Campanile –   viviamo queste scene solo in Tv.”   Sconcerto in paese anche per l’arresto – con l’accusa di favoreggiamento – di Luciana Comparelli, proprietaria dell’abitazione in cui si nascondeva Setola. La donna, impiegata come analista proprio nella clinica Villa Floria, è descritta da tutti come una persona dedita solo al lavoro e alla famiglia.

 

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