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ALVIGNANO / CAIAZZO – Tangenti sui lavori pubblici, qui comanda la famiglia Schiavone

ALVIGNANO / CAIAZZO – Le tangenti sui lavori pubblici e gli appalti  in alcuni comuni della zona dell’Alto Casertano e del Matese –  Teano, Piana di Monte Verna, Caiazzo, Castel Campagnano, Alvignano – sono cosa sistematica e controllata dai Casalesi del clan Schiavone. Lo afferma un collaboratore di giustizia, Piccolo, che attraverso le sue testimonianze ha dato un grosso contributo all’operazione “Rischiatuttto” che ha portato in carcere, pochi giorni fa,  57 persone.  Fra coloro di cui Nicola Schiavone si circonda – scrive il giudice del Tribunale di Napoli, dottoressa Antonella Terzi – ci sono, anche secondo Piccolo, Massimiliano Ciccarelli, Bartolomeo Cacciapuoti, Bernardo Ciervo, Rodolfo Corvino, Massimo Russo, Francesco Salzano, Bruno Salzillo, i suoi fratelli Carmine ed Emanuele Schiavone, Nicola Schiavone ‘o russ, Roberto Vargas.  Ed è molto interessante notare come, pure nel ricordo di questo collaboratore, la prima plateale manifestazione del potere camorristico da parte dei figli di Francesco Schiavone, Nicola e, soprattutto, i fratelli minori, sino ad allora tenuti volutamente in disparte, sia stata la reazione a catena innescata dall’episodio del bar di Parete, risalente al 2005.

Così nell’interrogatorio del 21.8.2009 (pagina 79 e 80):

Faccio parte da 16 anni del clan dei Casalesi ed, in particolare, della famiglia SCHIAVONE.  Sono entrato nel clan SCHIAVONE all’incirca nel 1995, anche se all’inizio avevo compiti minimali. Poi, dopo l’ordinanza Spartacus, siccome vennero a mancare gli uomini per gli arresti effettuati, ho iniziato a svolgere il ruolo di esattore e di richiesta delle tangenti sui cantieri nei territori di Teano, Piana di Monte Verna, Caiazzo, Castel Campagnano, Alvignano, comuni che sono ancora oggi sotto l’influenza della famiglia SCHIAVONE. Durante il corso degli anni, dopo la scarcerazione del 1998, ho iniziato anche a portare gli stipendi ai singoli affiliati. Fui nuovamente arrestato dopo 4 mesi e poi scarcerato nel febbraio 2002. Già a quell’epoca io avevo a che fare con Nicola PANARO, attualmente, latitante, che era uno dei pilastri del clan dell’epoca avendo preso il posto di Sebastiano PANARO, suo cugino. Incontrai il PANARO in Tribunale nel 2002 e lui mi disse che, quando io fossi uscito avrei dovuto stare per un po’ per conto mio, perché c’erano stati dei pentimenti e dei conseguenti cambiamenti nel clan. Dopo un mese dalla mia scarcerazione, nel 2002, fui convocato nuovamente da SCHIAVONE Vincenzo detto o Petillo, BIANCO Franco, Vincenzo SCHIAVONE detto Copertone, Bruno SALZILLO. Ricordo che mi venne a prelevare proprio BIANCO Franco e mi condussero in una casa di Piazza Mercato, dove c’è anche un bar, che cambia spesso denominazione, ma è di Nicola SCHIAVONE figlio di Sandokan, e che all’epoca era gestito da NOVIELLO Vincenzo detto Picciastocchie. In quell’incontro avvertii il primo cambiamento perché capii che all’epoca, ai vertici, c’erano soprattutto Vincenzo SCHIAVONE, MISSO Giuseppe, detto Caricalliegg’, CATERINO Oreste, poi morto in un incidente. Pian piano, Vincenzo SCHIAVONE mi disse che aveva avuto la richiesta proprio da Nicola PANARO di riprendere il controllo del pagamento delle estorsioni nei territori che, nel corso degli anni, avevano smesso di pagare a causa degli arresti. Mi disse che bisognava ricominciare da Capua, nella zona che va da CAIANIELLO al MATESE.



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