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PIEDIMONTE MATESE – Truffa allo stato, condannati l’ex segretario della comunità montana e il ragioniere. Avevano trasformato una gara d’appalto da 60mila a oltre 600mila euro

piedimonte matese. Comunità Montana del Matese, condannato l’ex segratario dell’ente, un ragioniere e un imprenditore. Truffa ai danni dello Stato, turbativa d’asta, falso in atto pubblico.

Gli imputati
Con queste accuse sono finiti sotto processo e successivamentre conndannati Gennaro Pezone, Vincenzo Santagata e Angelo Fiorito.
I giudici hanno ritenuto colpevoli i tre imputati solo per alcuni capi di imputazione, assolvendoli, invece, per altri. Avrebbero commesso una serie di reati per “trasformare” una gara da 70mila euro in una spesa di circa 630mila euro. Una somma immensa se si considera che l’intervento era un semplice rifacimento della toponomastica delle strade di compentenza della comunità montana del Matese.

I ruoli
Le indagine, condotte dalla guardia di finanza di Caserta, su fatti avvenuti nel periodo compreso fra il 2003 e il 2006 hanno portato sotto processo Gennaro Pezone – proveniente dal beneventano – che all’epoca dei fatti era segretario generale dell’ente montano mentre Vincenzo Santagata ricopriva la carica di ragionere della stessa comunità montana.
Angelo Fiorito, anche lui del beneventano come il segretario Pezone, invece finisce nell’inchiesta e quindi sotto processo quale titolare dell’impresa Media Service.

Il collegio difensivo
Gli imputati hanno affidato le lore difese agli avvocati Ernesto De Angelis, Giuseppe Stellato, Crescenzo Di Tommaso e Vincenzo Rando. Saranno loro a tentare di dimostrare l’innocenza dei propri assistiti, rispetto ai fatti contestati.

La testimonianza
Durante una delleultime udienze, davanti ai giudici del tribunale di Santa Maria Capua vetere, sono state ascoltate alcune testimonianze richieste dalla pubblica accusa, incarnata dal pubblico ministero, dottoressa Persico.
Fondamentale  sarebbe statoquanto dichiarato dall’ex assessore della comunità montana del Matese, Antonio De Cristofaro, che avrebbe messo in evidenza una serie di irregolarità che lui, insieme al segretario che prese il posto di Pezone, avrebbero scoperto.
Fra queste irregolarità anche quella relativa alla spesa per il rifacimento della toponomastica, cresciuta da 60mila euro, fino a 630mila euro. Una “crescita” straordinaria che non sarebbe dovuta avvenire, così come è stata concretizzata.

Le motivazioni
I giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nell’emmettere la sentenza di condanna contro i tre imputati hanno assicurato il deposito delle motivazioni entro novanta giorni.

L’appello
I difensori dei tre imputati  – gli avvocati Ernesto De Angelis, Giuseppe Stellato, Crescenzo Di Tommaso e Vincenzo Rando – hanno già annunciato che ricorrerranno in Appello per tentare di dimostrare l’innocenza dei propri assistiti (Gennaro Pezone, Vincenzo Santagata e Angelo Fiorito), ritenendo quindi la sentenza di condanna emessa dai giudici di primo grado, ingiusta.
La prescrizione
Il pericolo della prescrizione incombe sul prosieguo del processo. I fatti dai quali prende avvio l’accusa, vanno dal 2002 al 2005.
Quindi entro breve potrebbe scattare, per la maggiore parte dei reati contestati, la prescrizione. Una prescrizione quindi che potrebbe scattare già per il processo di Appello.

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