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PIGNATARO MAGGIORE – Ucciso dalla carica di un bufalo, imprenditore sotto processo

PIGNATARO MAGGIORE –  Allevatore di bufale alla sbarra per la morte di un suo operaio che subì la carica di un bufalo per essersi avvicinato ad una bufala che era incinta.  Sotto processo è finito Mattia Di Gaetano di Pignataro Maggiore titolare di un’azienda bufalina in località Arianova.  Il processo a carico di Di Gaetano  si celebra davanti al giudice monocratico dottoressa Francica del tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
A istruire il dibattimento è il pubblico ministero Carlo Fucci. Nell’ultima udienza è stata sentita la dottoressa che eseguì la perizia autoptica a carico del poverino, un cittadino indiano regolarmente assunto da Di Gaetano che si occupava della distribuzione del fieno.  Il perito ha esposto l’esito dell’autopsia evidenziando che la vittima oltre a subire la lacerazione del fegato, di cui una parte era stata asportata durante l’intervento a cui fu sottoposto quando giunse in ospedale, aveva subito anche altre lesioni nonché lo sfondamento della cassa toracica a seguito del violento colpo  con la testa dell’animale. La tragedia avvenne proprio la vigilia di Natale del 2007 presso l’azienda di Di Gaetano. L’indiano, un giovane di 35 anni, era stato da poco assunto e non sembrava avere molta esperienza con gli animali.
Era stato avvisato di non avvicinarsi al recinto dove vi era le bufale incinte, cosa che il poverino non fece.
L’uomo entrò nell’aria vietata per depositare delle balle  e si avvicinò troppo ad una bufala che era incinta. Non fece in tempo a girarsi per andare via quando subì la carica di un altro animale maschio che vide nell’indiano un pericolo per la bestia in stato interessante. L’indiano non fece in tempo a scavalcare lo steccato perché venne travolto dalla furia del bufalo che si lanciò a gran velocità contro di lui, trafiggendolo con le corna e poi scaraventandolo per l’aria.  Subito il poverino venne soccorso. Grazie al tempestivo intervento degli altri mandriani,il bufalo inferocito venne tenuto a bada per permettere ai soccorritori di portare il 35enne fuori dal recito e trasportarlo immediatamente all’ospedale di Caserta. Qui il poverino venne sottoposto ad una delicata operazione chirurgica, subendo anche l’asportazione di una parte del fegato che era stato lacerato dalla cornata che gli aveva fatto uscire le budella da fuori. Il mandriano morì dopo alcuni giorni presso il reparto di Rianimazione senza prendere più conoscenza. La sua famiglia è stata già risarcita ed indennizzata per la perdita del proprio caro dall’allevatore e per questo motivo non si è costituita parte civile nel processo. L’udienza è stata rinviata poi al prossimo 24 maggio per sentire le persone che intervennero durante quella tragedia e che prestarono soccorso all’indiano. La Commissione parlamentare di inchiesta ha approvato il 15 gennaio 2013 la Relazione finale sul fenomeno degli infortuni sul lavoro.
Si conclude così un’accurata e dettagliata attività di indagine sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette «morti bianche».  Tra gli obiettivi dell’inchiesta, avviata nel 2005 e scandita dalla redazione di tre relazioni intermedie presentate e discusse rispettivamente il 21 ottobre 2009, il 12 gennaio 2011 e il 7 febbraio 2012, si segnalano in particolare l’accertamento della dimensione del fenomeno degli infortuni sul lavoro, con particolare riguardo al numero delle cosiddette «morti bianche», alle malattie, alle invalidità e all’assistenza alle famiglie delle vittime.

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