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Il maresciallo Forziati

Sessa Aurunca / Teano – Scandalo all’ospedale di Sessa Aurunca, tutto nasce dai furti al Museo di Teano

Sessa Aurunca / Teano – Lo scandalo dell’assenteismo che ha sconvolto l’ospedale di Sessa Aurunca è nato per caso. Parte dalle indagini condotte dai carabinieri della stazione di Teano sui furti al museo archeologico sidicino. Infatti in quell’inchiesta c’è anche un medico che appassionato di archeologia compra reperti antichi senza preoccuparsi troppo della loro provenienza. Gli investigatori, guidati dal maresciallo Forziati, captano, due conversazioni sull’utenza cellulare in uso a Domenico Bova. Nella prima conversazione Bova e Olimpia Antonietta Di Bella (medici in servizio, rispettivamente, presso l’ospedale San Rocco di Sessa Aurunca e presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Napoli) si accordano in modo che il BOVA timbri al posto della Di Bella, con il badge di quest’ultima.  Nella circostanza Bova fa intendere che lui di solito non si preoccupa del badge perché c’è chi ci pensa per lui. Nella seconda telefonata Bova parla con un altro medico, successivamente identificato in Francesca Macrì, in quanto quest’ultima non si era presentata a lavoro nonostante fosse in turno 8/14 giustificandosi di averlo detto a tale Nando, successivamente identificato in Ferdinando Pasquariello, ma dopo il rimprovero del Bova assicura che sarebbe arrivata. A seguito della captazione delle predette conversazioni, veniva iscritta autonoma notizia di reato nell’ambito del presente procedimento e si intraprendeva una rigorosa e capillare attività investigativa. Secondo l’ipotesi d’accusa, gli indagati (n.18 dirigenti medici; n. 3 infermieri e n. 6 amministrativi), nei giorni e nelle fasce orarie puntualmente indicate nei singoli capi contestati, sarebbero risultati falsamente in servizio presso la struttura ospedaliera di appartenenza (ospedale San Rocco di Sessa Aurunca per tutti gli indagati, ad eccezione che per DI BELLA Olimpia Antonietta e MASCOLO Luigi in servizio presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Napoli). In alcuni casi, la falsa attestazione sarebbe stata effettuata direttamente dall’interessato, il quale, dopo aver timbrato l’ingresso in ospedale, si allontanava arbitrariamente; in altri casi, la falsa attestazione sarebbe stata effettuata con il concorso dei colleghi che, di fatto, timbravano l’entrata o l’uscita utilizzando il badge dell’indagato di cui veniva attestata la falsa presenza in ospedale; in alcuni casi circoscritti, infine, i dipendenti ospedalieri si sarebbero avvalsi della collaborazione di un soggetto esterno (figlio o compagna).  In tal modo, gli indagati di cui è stata attestata la falsa presenza avrebbe commesso il delitto di truffa ai danni dell’A.S.L. – in quanto avrebbero percepito la retribuzione in corrispondenza di fasce orarie in cui non erano realmente in servizio ma solo formalmente presenti – nonché il delitto di cui all’art. 55 quinquies D.lgs. 165/01 in ragione della falsa attestazione. Di quest’ultimo reato risponderebbero altresì coloro che di volta in volta avrebbero di fatto timbrato in sostituzione del diretto interessato. Per i sei indagati PASQUARIELLO Ferdinando, MATANO Rosa Maria, DE FRANCESCO Nives, LEONE Rocco, MAC RI Francesca e SORRENTINO Anna Maria – tutti dirigenti medici in servizio presso il reparto di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale San Rocco di Sessa Aurunca, il P.M. ha altresì ipotizzato il reato associativo finalizzato a commettere una serie indeterminata di delitti di truffa e di false attestazioni ai danni dell’A.S.L. CE.

La precisazione di Domenico Bova:

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un commento

  1. E questo è emerso a seguito di altra inchiesta, quasi per caso direi.. altrimenti avrebbero continuato a fare quello che volevano per sempre.