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TEANO – TRUFFA MILIONARIA IN MAREMMA, LA PROCURA CHIEDE IL PROCESSO IMMEDIATO

Teano. La procura di Firenze ha chiesto il giudizio immediato per il finanziere Salvatore Aria e per le altre persone coinvolte nello scandalo finanziario della Maremma: Robert Da Ponte,  Alfredo Tortorici, Mario Bevilacqua e Stella Terzianz,  accusate a vario titolo di associazione a delinquere transnazionale finalizzata alla abusiva attività finanziaria e di accesso abusivo a sistemi informatici. Secondo le accuse, dal 2001 Robert Da Ponte, che risiedeva in una splendida villa a Roccamare (Castiglione della Pescaia), aveva cominciato a raccogliere capitali da risparmiatori italiani interessati a sfuggire al fisco, ai quali assicurava rendimenti oscillanti fra il 9% e il 10,80% annui. A tal fine aveva creato una rete di collaboratori che individuavano i clienti e raccoglievano il denaro. Con questo sistema, per ammissione degli stessi indagati, in 10 anni la Rothsinvest (che in Italia non aveva alcuna autorizzazione a svolgere attività finanziaria) ha raccolto circa 250 milioni di euro da almeno 300 clienti. Il denaro confluiva su conti della stessa Rothsinvest, “in totale confusione di patrimonio fra gestore e investitore”. Con questi capitali Robert Moore (che tutti però conoscevano come Da Ponte) effettuava investimenti anche ad alto rischio speculativo e transazioni su petrolio, oro e altre materie prime. Come ha raccontato lo stesso Da Ponte, che era scomparso nel maggio scorso ed è stato arrestato in luglio a Monaco di Baviera e consegnato all’Italia, uno dei conti, cointestato con Juan Carlos Otero del Gruppo Tms, veniva utilizzato per gli investimenti in oro e petrolio.
Il disastro è stato innescato da un credito di cinque milioni di euro che la Rothsinvest vantava con la società Lexin Corp di Pamplona per una fornitura di petrolio: credito congelato dalle autorità spagnole per sospetto riciclaggio. Su segnalazione della Spagna, in aprile la polizia svizzera e il tribunale di Berna hanno congelato tutti i conti Rothsinvest e da quel momento Da Ponte non è più riuscito a pagare gli inetressi ai clienti italiani.
Nel corso delle indagini i carabinieri del Ros e i pm Giulio Monferini e Gianni Tei hanno scoperto anche che Da Ponte e i suoi collaboratori non disdegnavano di creare false garanzie bancarie per attivare linee di credito e che a tal fine avevano chiesto a una esperta di informatica di operare come hacker per fabbricare documentazione contabile falsa riconducibile alla Bnl.
Nell’ambito della stessa inchiesta, condotta dai carabinieri del ros, altri quattro professionisti collaboratori di Da Ponte, Salvatore Aria, Alfredo Tortorici, Mario Bevilacqua e Stella Terzianz, erano stati colpiti lo scorso 31 maggio da misure cautelari.

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