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NAPOLI – Consiglio regionale, i 5Stelle e le lacrime di “cocco-grillo”.

NAPOLI – Lacrime di cocco-grillo: i 5 stelle campani si scusano per il voto alla D’Amelio ma toppano di nuovo. Una retromarcia e una notizia, anzi due, anzi neanche una. I consiglieri regionali campani del M5S non riescono proprio ad avviare la loro “avventura” come Dio comanda. Prima le gaffe della tuttofare Valeria Ciarambino, candidata presidente e poi leader del gruppo regionale; poi la fallimentare strategia nella prima seduta dell’assemblea, quando i 7 napogrillini hanno votato come presidente del parlamento regionale quella Rosetta D’Amelio che, da consigliere anziano, era stata diffidata e aspramente criticata dagli stessi 5 stelle per la gestione della fase precedente all’insediamento. Un voto, quello per la D’Amelio, che i Ciarambino boys speravano fosse “ricompensato” dal sostegno del Pd alla stessa Valeriona come vicepresidente: ovviamente nulla da fare, e grillini con le pive nel sacco. Ma non finisce qui. Gli “attivisti”, infatti, hanno iniziato a pressare i loro consiglieri per un’altra circostanza: “La D’Amelio ha sul groppone una condanna a 6 mesi per abuso d’ufficio!”. La condanna risale al 2007, ed è relativa al periodo (2003) in cui D’Amelio era sindaco di Lioni. Una circostanza che induce i consiglieri regionali del M5S a chiedere addirittura scusa per il loro voto: non ne sapevano nulla. Peccato che, a quanto afferma la stessa presidente, la condanna è stata cancellata in Appello. Dunque, nemmeno questa volta Ciarambino & company avrebbero centrato il bersaglio. Ma vediamo le scuse pubbliche del gruppo regionale. “Sull’elezione a Presidente del Consiglio regionale della Campania – scrivono i 5 stelle – avevamo più volte dichiarato di voler contribuire a restituire dignità e legalità a un’istituzione, infangata nel recente passato da presidenti arrestati e rinviati a giudizio, chiedendo che il candidato fosse una persona nè indagata nè condannata. Una persona degna. Richiesta a cui la maggioranza ha presentato quale nome “migliore”, se così si può dire, quello di Rosetta D’Amelio. Nome subito, sapientemente, spinto anche da alcune tv e giornali”. “Un nome – aggiungono – che in base alle rapide ricerche effettuate nei pochissimi giorni antecedenti il Consiglio sembrava rispondente ai criteri oggettivi che avevamo richiesto. E così il 9 luglio al primo Consiglio abbiamo espresso il nostro sostegno non alla persona, sia chiaro, bensì a dei valori di principio che avevamo posto come cardine per il ruolo di presidente, quale figura istituzionale di garanzia del Consiglio tutto. Successivamente, grazie alle segnalazioni giunte dai territori, e come riportato da notizie di stampa, siamo venuti a conoscenza della condanna a sei mesi di reclusione per abuso d’ufficio ottenuta dalla stessa D’Amelio non più tardi del 2007. Condanna sospesa e perciò non presente nel casellario giudiziale. Qui il tono si fa penitente: “Che dire? Avessimo interpellato prima gli attivisti dei territori – ammettono i consiglieri del M5S – condividendo con loro i possibili dubbi su una scelta così importante, non saremmo incorsi nell’errore di votarla. Un errore di metodo, la non condivisione, che ci ha condotto ad un errore di merito: votare una persona condannata. Ci scusiamo con gli attivisti e i sostenitori del M5S che si sono sentiti traditi da una scelta, che, alla luce degli elementi emersi, non è più sostenibile. Ne siamo profondamente rammaricati”. “Per tale ragione – concludono – oltre a constatare il comportamento irresponsabile della maggioranza, che non ha concesso ruoli di garanzia al secondo partito di opposizione in Campania, sottolineiamo come si spacci per nuovo e pulito chi nuovo e pulito non è per niente. Questi partiti proprio non riescono a trovare tra le loro fila una persona non invischiata in condanne e tribunali. Scusateci ma noi ci chiamiamo fuori. Il Movimento 5 Stelle è altro”. Tutto risolto, dunque? Macchè: ci pensa Rosetta D’Amelio ad aggiungere altro sale sulle ferite grilline, con un post su facebook assai stringato: “I consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle possono stare tranquilli. In data 21 marzo 2011, infatti, la sentenza della Corte d’Appello di Napoli ha cancellato il reato”. Questo, gli attivisti evidentemente non lo sapevano. Dovranno ora chiedere scusa ai “portavoce” (fonte:http://www.retenews24.it)

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