Ultim'ora

TEANO – Omelia molto forte quella del Vescovo Aiello: “una volta qui era Terra di Lavoro, ora è solo terra”

TEANO (di Nicolina Moretta) – Non vi è nulla di più complesso di riportare il pensiero puro e razionale di un Docente, e il Docente è il Vescovo Arturo Aiello; mi limiterò, quindi, a riportare stralci del suo discorso che ha fatto nella sede dell’Episcopio, in occasione di uno degli incontri periodici:”In punta di piedi in Episcopio”, commentando tre poesie di Izet Sarajlic, intercalato da brani di musica classica, suonata al pianoforte dal maestro Francesco Gravina, in un clima di convivialità artistico-spirituale. Il Vescovo Aiello inizia a dire riferendosi a Erri De Luca. Sono i poeti a tenere acceso il fuoco quando la violenza, i pensieri negativi si abbattono sul mondo”. Ricorda Sarajevo. Bisogna legarsi al luogo che vorremmo lasciare ai margini.  La poesia “30 febbraio” di Izet Sarajlic, un uomo fedele a Sarajevo è stato anche fedele a sua moglie con cui combatte questa guerra di poesia in trincea”. Commenta i versi dicendo:” Latifondisti del tempo sono i bambini, i giovani. A quelli della nostra età rimane un piccolo feudo. Quando l’orizzonte incomincia a infiammarsi, forse capiamo l’importanza del giorno e della vita”. Poi con quattro frasi disegna estemporaneamente l’epoca del nostro territorio:”Qui siamo in Terra di Lavoro, una volta, adesso solo Terra, speriamo non dei fuochi”. E riprende le riflessioni sul tempo che non è importante in sé, ma sempre in relazione (spesso della persona amata).” La relazione è così importante da dare tonalità al tempo, allora devo essere più attento nel percepire l’altro che mi arricchisce per il solo fatto di esserci. Noi soli o insieme costruiamo il tempo”. Dopo aver ascoltato il brano Notturno op. 9 n.2. (F. Chopin). “Adesso che viene la vita della sera hai le tue braccia per accogliermi. Come le città medievali, città arroccate, dove c’è la cinta di mura che abbraccia la città e tiene al sicuro. Pensate al Colonnato del Bernini di Piazza San Pietro, come un abbraccio. Due braccia che partono dalla Basilica e tengono unite migliaia e migliaia di persone. Siamo all’imbrunire del 27 aprile, un abbraccio. Le braccia di nostra madre, ci sono braccia forti come le colonne dei templi greci; come quelle dei sacerdoti alzate nelle intercessioni”. Poi il vescovo Aiello parla di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, della nostalgia del giudice Paolo di un mancato abbraccio, l’ultimo.  Infine:”L’abbraccio della morte. Le parole:”Non ci lasceremo mai”. Questo abbraccio elude la morte. Tutto questo è dentro un abbraccio che non avrà futuro”. Conclude:” E tu hai fatto in modo che il tuo mondo attraverso abbracci di braccia, di sguardi, di silenzi, qualcuno li ricorderà e sarà un mondo migliore?”.

Guarda anche

TEANO – BILANCIO DI PREVISIONE, LA MINORANZA BOCCIA SCOGLIO: DANNEGGIA LE FASCE DEBOLI

Teano – Si è conclusa nella  tarda serata di lunedì 29 Aprile 2024 la Sessione …