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ALVIGNANO – Omicidio – sucidio, oggi il funerale del maresciallo Angelo Simone

alvignano. La giornata di “ordinaria” follia di Angelo Simone: pochi attimi di folle lucidità e la tragedia è consumata. Due carabinieri uccisi dalla stessa arma – quella di Simone. Due colpi alla testa  che spezzano due vite e tanti sogni. Nella disperazione e nel lutto due famiglie; incredulità e sconcerto in paese.
Alla base del dramma forti dissapori che da alcuni anni separavano il comandante della stazione di Mignano Monte Lungo e il suo vice, Tommaso Mella. Ragazzo onesto e umile quest’ultimo che più volte aveva contestato il modo con cui il suo superiore gestiva la caserma.
Divergenze che erano sfociate anche in una precisa segnalazione che lo stesso Mella aveva inoltrato al comando provinciale ipotizzano illeciti amministrativi nella gestione dei carburanti.
Proprio dopo la denuncia di Mella era scattato un accertamento amministrativo contro Simone.

Il litigio dell’altro giorno
Secondo quanto riferito da alcuni cittadini di Mignano Monte Lungo, Mella e Simone, l’altro giorno, aveva avuto una violenta discussione. Tutto sarebbe avvenuto nei pressi del cimitero di Mignano dove i due si sarebbero incontrati per discutere e per tentare di chiarire vecchi rancori.

La visita alla madre
Nello scorso fine settimana, come ogni altra volta, il maresciallo Simone era ritornato ad Alvignano  dove aveva fatto visita all’anziana madre e alla sorella.  Secondo il racconto di alcuni parenti, Simone era sembrato cupo e un po preoccupato. Non era l’uomo solito. Aveva parlato con alcuni parenti ai quali aveva raccontato i continui dissidi con il suo vice e la sua rabbia per non riuscire a ricomporre il rapporto.

Le reazioni della gente
Si divide la gente di Mignano Montelungo, 3 mila 500 abitanti, nell’alto Casertano. Divisi anche i  cittadini di Alvignano,  circa 5mila anime, che conoscevano bene il maresciallo Simone e tutta al sua famiglia.
Ma la grande maggioranza non ha dubbi sulla figura del maresciallo Tommaso Mella, 40 anni, vicecomandante della Stazione dei carabinieri, ucciso con un colpo di pistola dal comandante, Angelo Simone, 52 anni, che aveva denunciato ai superiori per presunte irregolarità nella contabilità dei carburanti, e che si è suicidato con un colpo di pistola subito dopo. Amici, conoscenti, amministratori locali, parlano del più giovane dei carabinieri come di un esempio di professionalità. “Gli piaceva essere operativo – racconta Lorenzo, ex compagno di scuola – era un ragazzo di cuore, che conosceva l’ amicizia ma, se necessario, sapeva bastonare”.

“C’ era una differenza di capacità tra i due”, dice un ex assessore del Comune di Mignano Montelungo, che aveva collaborato con entrambi i militari. Con un passato di missioni all’estero, in Kosovo ed in Afghanistan, un passato a Grumo Nevano, nell’ entroterra di Napoli, Tommaso Mella, sposato e padre di una figlia di 12 anni, si sentiva ormai a disagio – secondo quanto riferiscono gli amici – a Mignano Montelungo. Secondo gli amici – ma il particolare è stato smentito dal comandante dei carabinieri di Caserta – aveva chiesto il trasferimento. Con il comandante della Stazione Angelo Simone, descritto come autoritario e non da tutti benvoluto, erano sorti dei dissidi. Ad esasperarli, la segnalazione di Mella ai superiori per presunte irregolarità contabili del maresciallo Simone.

Il comandante dei carabinieri di Caserta, colonnello Crescenzio Nardone, parla di “ammanco di lievissima entità”, ma il dissidio tra i due doveva essere profondo. Una coppia di coniugi, che si schiera invece dalla parte del comandante della Stazione, racconta di aver incontrato ieri sera il maresciallo Simone e di averlo visto abbattuto. L’ uomo, separato e padre di due figli, di 21 ed 11 anni, forse aveva già pianificato quello che l’ Arma dei carabinieri ha definito “un gesto folle senza alcuna giustificazione”.

L’ Arma ha smentito con forza anche l’ ipotesi di un movente passionale, pista investigativa accreditata subito dopo l’omicidio-suicidio proprio da fonti interne. In una villetta proprio accanto alla Stazione dei carabinieri, in via Piante, trova rifugio da amici la moglie del maresciallo Mella, assistita da uno psicologo. Anche lei – riferiscono testimoni ai giornalisti – appresa la notizia della tragedia ha fatto riferimento ai contrasti tra il marito ed il superiore. “Dobbiamo pensare alla tragedia di due famiglie – dice ai giornalisti il colonnello Nardone – e dobbiamo proteggerle da possibili gesti morbosi”.
“E’ una tragedia che non trova spiegazioni – dicono i sindaci di San Pietro in Finis, Giuseppe Vecchiarino e di Mignano Montelungo, Antonio Verdone – che resterà nella memoria della nostra comunità”. Ma possibili spiegazioni, mescolate agli attestati di stima per Tommaso Mella, “amico di tutti”, vengono avanzate dalla gente del posto, che quei due carabinieri li incontrava ogni giorno. “Mi dicono che parlo troppo – dice ai giornalisti un amico del vicecomandante con le lacrime agli occhi – ma io parlo e parlerò”.

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