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TORA E PICCILLI – Premio Internazionale Salvatore Quasimodo, Lautieri è finalista

TORA E PICCILLI (di Nicolina Moretta) –  Il prossimo due giugno, presso il Teatro Imperiale di Guidonia, si svolgerà la premiazione del 1° premio Internazionale Salvatore Quasimodo della Aletti Editore. Tra le cinque finaliste della sezione tesi inedite viene nominata Monica Lautieri di Tora e Piccilli che da molti anni si occupa della promozione e valorizzazione del Territorio con eventi culturali e convegni. La monografia dal titolo ”Industrie Manifatturiere e Mondo Tessile nell’antica Terra di Lavoro” descrive i primati culturali ed economici legati a grandi insediamenti tessili quali il cotonificio di Gian Giacomo Egg di Piedimonte Matese (Piedimonte d’Alife nell’800), l’Insediamento serico di San Leucio, le filature dell’agro Nocerino, il Real Istituto di incoraggiamento alle Arti e Scienze, al Real Albergo dei Poveri di Napoli (palazzo Fuga, che ospitava 3000 poveri del Regno).  In appendice al lavoro viene redatto in forma integrale lo Statuto delle leggi Leuciane, documento inedito da molti anni e sconosciuto nonostante il valore sociale e legale delle leggi che regolavano la vita degli abitanti del villaggio di San Leucio, il “primo villaggio operaio” d’Italia e forse d’Europa.
L’industria tessile costituiva una delle primarie fonti di sostentamento degli abitanti di Terra di Lavoro in una frame temporale che va dalla seconda metà del 700’ al primo decennio post-unitario. Era caratterizzata da politiche sociali tese alla piena occupazione, alla promozione delle arti e delle scienze attraverso appositi Istituti, alla tutela degli infermi attraverso le prime casse di carità fino all’assistenza sanitaria e psichiatrica. Il lavoro di manifattura non era solo l’appendice delle attività agricole, ma era presente e diffuso sia nei piccoli borghi che nelle città, e come industria domestica il lavoro casalingo veniva eseguito prevalentemente sulla materia prima proveniente dal territorio circostante. L’attività tessile nel mondo contadino era competenza antica della donna che si intrecciava con i compiti domestici e agricoli. Alla donna spettava la coltivazione della canapa, la macerazione e il recupero della fibra da tessere mediante la battitura ed infine tutti i procedimenti tessili. Nell’Italia Settentrionale agli inizi dell’800, gli addetti del settore tessile erano di numero inferiore rispetto al Regno delle Due Sicilie; alcune cifre, stimano che in Lombardia lavoravano 414 operai nella filatura Ponti, a Biella 1600 e a Torino 3744 addetti, tra settore laniero e cotoniero. Citando la sola Salerno con 50mila, emerge la notevole differenza di operai impiegati e manodopera specializzata che al sud contava 1606 addetti con la qualifica di Capo d’Arte.
Salendo verso la parte settentrionale di Terra di Lavoro, cioè, nella media Valle del Liri vi erano numerose aziende tessili come la Zino. Su una popolazione di 30 mila abitanti, 12 mila operai lavoravano nel tessili. Nella sola Arpino, 32 fabbriche con 7000 operai tessili.
Il Reale Istituto d’Incoraggiamento alle Scienze Naturali di Napoli, veniva fondato nel lontano 1806, per volere di Gioachino Murat. Sorse nel 1809 la Giunta delle Arti Manifatture ed Industrie del Regno, tesa al miglioramento delle manifatture e all’elaborazione di nuovi progetti. Il Real Istituto, oltre ad annoverare tra gli iscritti luminari, aveva anche dei corrispondenti che si impegnavano materialmente, tramite bandi, alla realizzazione di progetti innovativi che se ritenuti idonei, venivano premiati, con medaglia d’oro e una cospicua somma in danaro. Uno dei più grandi cotonifici di Terra di Lavoro era la manifattura Egg di Piedimonte d’Alife. La nascita si deve all’opera e all’esperienza di uno svizzero, Giovan Giacomo Egg che sceglieva il territorio alifano che gli ricordava la sua terra e per la ricchezza d’acqua del Torano e nel convento di Santa Maria del Carmine, il luogo dove realizzare l’insediamento. Il monastero era già da tempo abbandonato per decreto del 7 agosto 1809, come tutti gli altri ordini religiosi delle regole di San Benedetto e San Bernardo e di tutte le loro affiliazioni. Sotto la dominazione borbonica, il re, Carlo III, consigliato dall’allora ministro Bernardo Tanucci, inviava alcuni giovani del luogo in Francia ad apprendere l’arte della tessitura per arrivare così negli anni alla colonia manifatturiera fondata da Ferdinando IV intorno al 1776.  Uno dei più grandi insediamenti produttivi di seta era il setificio di San Leucio che   deteneva il primato nel 1860 con 114 bacinelle a vapore, 9 filatoi, diversi incannatoi, una tintoria, 3 caldaie a vapore, svariati orditoi e  210 telai, di cui, 130 per tessere la seta e 80 per il cotone. Un atteggiamento analogo alla visione illuministica di Ferdinando IV, verrà assunto da altri industriali ottocenteschi. Si deve sottolineare come per la stipula del matrimonio il re vietasse l’usanza di apportare la dote, dando egli stesso ai due giovani una casa e tutto ciò che a loro era necessario per vivere. I testamenti erano vietati, le successioni erano limitate solo tra genitori e figli e con i collaterali di primo grado, per evitare l’accumularsi su di una sola persona più beni. Il lavoro veniva considerato dalle Leggi Leuciane più che un diritto, un dovere!

 

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