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ALIFE – IL CASO GERI ITALIA E I RIFIUTI PERICOLOSI: AMBIENTALISTI IN “LETARGO” E COMMISSIONI ALLA “CANNA”. QUANTI DUBBI

ALIFE – Fra pochi giorni, il prossimo 27 gennaio, ci sarà la conferenza dei servizi dalla quale la GERI Italia srl – azienda di un importante imprenditore del posto – vuole ottenere l’ampliamento della propria attività. L’impianto in corso di realizzazione nell’area ASI di Alife, è in procedura autorizzativa l’approvazione di una variante in corso d’opera, che prevede il trattamento di rifiuti pari a 24.000 tonnellate / anno (19.200 mc/anno), di cui stoccati, in ogni momento, pari a 2000 tonnellate.
I rifiuti trattati dall’impianto sono:
CER 160601* Batterie al piombo
CER 200133* Batterie ed accumulatori al Piombo, al Nichel-Cadmio ed al Mercurio nonché batterie e
accumulatori non suddivisi contenenti tali batterie.  Le batterie al Piombo, al Nichel-Cadmio ed al Mercurio sono UN RIFIUTO PERICOLOSO ai sensi dell’art. 184, comma 1, del D.Lgs. n. 152/2006.
Premesso che la Geri Italia sta rispettando la legge in materia e che sicuramente svolgerà la propria attività nel rispetto delle normative e della sicurezza, quella struttura rappresenta una cosa seria, altro che biodigestore. Eppure tutto tace. Nessuno parla.
Gli ambientalisti locali sono in letargo?
I comitati assenti?
Il sindaco Giuseppe Avecone è favorevole?
Alcune addette alla comunicazione hanno smarrito il codice deontologico letto e riletto in alcune pubbliche riunioni?
Cosa pensano in merito Gianfranco Di Caprio e Mariano Gionocchio?
Forse in paese non importa cosa si costruisce, ma chi lo costruisce?
La commissione paesaggio ha espresso parere favorevole? Qui le “canne” hanno la giusta lunghezza?
Come si configura un impianto simile nel contesto paesaggistico?
La soprintendenza sarà vigile o se ne laverà le mani confermando il parere della commissione comunale?

Dati tecnici e pericoli:
Le batterie e gli accumulatori esausti sono inquinanti per i metalli pesanti che contengono, quali il piombo, il nichel, il cadmio, ma soprattutto il mercurio, il più pericoloso. Le quantità di mercurio contenute nelle pile sono minime, ma se vanno in discarica, o peggio, se sono gettate nell’ambiente il rischio di inquinamento, in particolare delle acque è molto alto. Una pila contiene circa un grammo di mercurio, quantità più che sufficiente per inquinare 1.000 litri di acqua. Le batterie al piombo, (come quelle utilizzate per tutti i mezzi di trasporto dalle automobili alle barche o per alimentate i gruppi di continuità di ospedali, centrali elettriche o telefoniche), una volta esaurite, possono costituire un potenziale pericolo per l’ambiente, in quanto contengono componenti di elevata tossicità: il piombo, un metallo pesante e quindi tossico nocivo e l’elettrolita, ossia l’acido solforico, liquido particolarmente corrosivo e inquinato da piombo. Ogni anno, circa 800.000 tonnellate di batterie per auto, 190.000 tonnellate di batterie industriali e 160.000 tonnellate di pile portatili (di cui 30% ricaricabili) vengono immesse sul mercato nella Unione Europea. Attualmente, la raccolta, il trattamento e il riciclaggio delle pile usate in Europa sono frammentari, mentre quasi la metà di tutte le batterie è stata smaltita in inceneritori o in discariche. Solo Austria, Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi e Svezia dispongono di un sistema nazionale di raccolta di tutti i tipi di batterie usate destinate al riciclaggio. In Italia già da vent’anni viene effettuato sistematicamente il recupero e il riciclo delle batterie piombose cioè quelle presenti nelle automobili (ma anche in automezzi, trattori, barche e simili). Esse contengono sostanze nocive che se disperse nell’ambiente possono contaminarlo per cui devono essere demolite seguendo un opportuno processo. Inoltre, è possibile estrarre il piombo per riutilizzarlo riducendo così gli sprechi. Tale raccolta è stata realizzata fin da subito con successo visto che le batterie esaurite vengono abitualmente lasciate agli elettrauto i quali si occupano poi di avviarle verso lo smaltimento e il recupero. Questa seconda fase è invece affidata al Cobat (Consorzio Obbligatorio per le Batterie al Piombo Esauste e i Rifiuti Piombosi), ente istituito nel 1988 tramite legge nazionale, proprio per far fronte a queste esigenze. Dal 1°gennaio 2009, in virtù del D.Lgs. 188, datato 20 Novembre 2008, è stato esteso in Italia l’obbligo di recupero alle pile e agli accumulatori non basati sull’uso di piombo bensì sull’impiego di altri metalli o composti. Tale decreto recepisce e rende effettiva la direttiva europea 2006/66/CE.

Il D.Lgs. n° 188 del 20/11/2008 Attuazione della direttiva 2006/66/CE concernente pile, accumulatori e relativi rifiuti descrive i Requisiti tecnico gestionali relativi agli impianti di stoccaggio e di trattamento di pile e accumulatori e di rifiuti di pile e accumulatori.
In particolare, in merito all’Ubicazione, prevede che, al fine del rilascio dell’autorizzazione ai nuovi impianti di stoccaggio/trattamento disciplinati dal decreto, l’autorità competente tiene conto dei seguenti principi generali relativi alla localizzazione degli stessi impianti.
L’impianto non deve ricadere:
a) in zone da assoggettare a speciali vincoli e prescrizioni in rapporto alle specifiche condizioni idrogeologiche, individuate nei piani di bacino e/o nei piani stralcio per l’assetto idrogeologico;
b) in zone speciali di conservazione, fatto salvo il caso in cui la localizzazione é consentita a seguito della valutazione di impatto ambientale o della valutazione di incidenza;
c) in aree naturali protette sottoposte a misure di salvaguardia;
d) nelle zone di rispetto delle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano;
e) nei territori sottoposti a vincolo paesaggistico ai sensi del D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modifiche, salvo specifica autorizzazione ai sensi dell’articolo 146 del citato decreto.
Nell’individuazione dei siti idonei alla localizzazione sono da privilegiare:
1) le aree industriali dismesse;
2) le aree per servizi e impianti tecnologici:
3) le aree per insediamenti industriali ed artigianali.
Organizzazione e dotazione degli impianti di stoccaggio e di trattamento
Deve essere distinto il settore per il conferimento da quello di stoccaggio/trattamento.
L’area di conferimento deve avere dimensioni tali da consentire un’agevole movimentazione dei mezzi e delle attrezzature in ingresso ed in uscita.
Gli impianti devono essere provvisti di:
a. adeguata viabilità interna per un’agevole movimentazione, anche in caso di incidenti;
b. pavimentazione impermeabilizzata nelle zone di scarico e deposito dei rifiuti, realizzata con materiali resistenti a sostanze chimicamente aggressive;
c. adeguato sistema di canalizzazione delle acque meteoriche esterne e di quelle provenienti dalle zone di conferimento e stoccaggio dei rifiuti;
d. adeguato sistema di raccolta ed allontanamento delle acque meteoriche, adeguatamente dimensionato, con vasche di raccolta e di decantazione, e vasca di raccolta delle acque di prima pioggia da avviare all’impianto di trattamento;
e. adeguato sistema di raccolta e di trattamento dei reflui, conformemente a quanto previsto dalla normativa vigente in materia ambientale e sanitaria;
f. deposito per le sostanze da utilizzare per l’assorbimento dei liquidi in caso di sversamenti accidentali e per la neutralizzazione di soluzioni acide e alcaline fuoriuscite dagli accumulatori:
g. idonea recinzione di altezza non inferiore a 2 m lungo tutto il suo perimetro. La barriera esterna di protezione, deve essere realizzata con siepi e/o alberature o schermi mobili, atta a minimizzare l’impatto visivo dell’impianto. Deve essere garantita la manutenzione nel tempo.
h. idonea copertura, resistente alle intemperie, delle aree di stoccaggio e di trattamento.
L’impianto di trattamento deve essere, altresì, provvisto di bilance per misurare il peso dei rifiuti in ingresso.
Lo stoccaggio dei rifiuti deve essere organizzato in aree distinte per ciascuna tipologia di rifiuto dotate di sistemi di illuminazione ed esplicita cartellonistica, ben visibile per dimensioni e collocazione, recante: – le tipologie di rifiuti stoccati (codici elenco europeo rifiuti); – lo stato fisico; – la pericolosità dei rifiuti stoccati; – le norme per il comportamento inerente la manipolazione dei rifiuti e il contenimento dei rischi per la salute dell’uomo e per l’ambiente.
Nel caso di formazione di emissioni gassose e/o polveri l’impianto deve essere fornito di idoneo sistema di captazione ed abbattimento delle stesse.
Devono essere adottate tutte le cautele per impedire il rilascio di fluidi pericolosi, la formazione degli odori e la dispersione di aerosol e di polveri.
Le vasche devono essere provviste di sistemi in grado di evidenziare e contenere eventuali perdite; le eventuali emissioni gassose devono essere captate ed inviate ad apposito sistema di abbattimento.
Per produrre un Kg di piombo, lavorando quello delle batterie esauste, occorre poco più di un terzo dell’energia che ci vuole per lavorare il minerale estratto dalla terra. I materiali di piombo e
plastiche ottenuti da questo processo di riciclo vengono riutilizzati perla maggior parte per nuove batterie, circa il 60%. Ma non solo, anche per il 15% nell’industria della ceramica e della chimica, l’8% nella produzione di rivestimenti di cavi elettrici e il 17% di pallini, pesi, elementi per l’edilizia e per apparecchi radiologici. Dai materiali plastici, invece, si ottiene polipropilene, una plastica che diviene morbida con il calore (termoplastica) e che, essendo facilmente riciclabile, viene usata per produrre isolanti elettrici, articoli sanitari e casalinghi, imballaggi, tubature.
Di seguito si descrivono le diverse fasi per lo smaltimento degli accumulatori al pimobo in un impianto tipo:
Frantumazione
Dall’area di stoccaggio le batterie vengono caricate in una tramoggia e, tramite nastri trasportatori, sono inviate alla sezione frantumazione composta da mulini a martelli.
Il prodotto frantumato viene trasferito ad un sistema vagliante a umido dove avviene la separazione accurata della parte metallica fine ossidata dal mix di griglie metalliche e materie plastiche.
La parte metallica fine (detta “pastello”) viene trasferita ad un filtro pressa. Il mix di griglie metalliche e materie plastiche viene avviato, mediante nastri, al separatore idrodinamico in controcorrente che, sfruttando la differenza di densità dei vari componenti frantumati, separa le componenti plastiche da quelle metalliche. La plastica, polipropilene e PVC, viene accuratamente lavata e ridotta in scaglie ed è pronta per essere riutilizzata anche, per esempio, per produrre nuove scatole di batterie.
In questa fase viene anche liberata la parte liquida della batteria (soluzione acquosa di acido solforico) che viene inviata all’impianto di neutralizzazione. Nell’impianto di neutralizzazione avviene l’attacco dell’acido con calce idrata e con agenti flocculanti che consentono la decantazione dei solidi disciolti ed il raggiungimento della neutralizzazione del liquido ai valori fissati dalla normativa sugli effluenti.

Impianto Geri _ Trattamento batterie esauste3 Impianto Geri _ Trattamento batterie esauste

 

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