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*** ESCLUSIVA *** DRAGONI – RAGAZZA PICCHIATA LA NOTTE DI CAPODANNO, LANCIA UN APPELLO: “L’AMORE NON LASCIA LIVIDI”.

*** ESCLUSIVA *** DRAGONI – Ragazza picchiata la notte di capodanno, lancia un appello: “l’amore non lascia lividi. L’amore non ti manda in ospedale la notte di capodanno“. A.P. sceglie la nostra testata per rilasciare una intervista esclusiva nella quale ripercorre quei terribili momenti, ma, soprattutto rivede tutti gli errori commessi negli ultimi tempi. Lei, la vittima della cieca violenza di un uomo, ha scelto di parlare  con la speranza che nessun’altra, per nessun motivo, si ritrovi mai più a vivere momenti come quelli che ha vissuto lei, nella notte di Capodanno. La notte in cui si dovrebbe festeggiare un nuovo inizio, una notte di felicità, di brindisi, di scambi di sorrisi con persone care. L’amore non lascia lividi. L’amore non ti manda in ospedale la notte di Capodanno:

L’intervista:
“E’ alquanto triste pensare che, unitamente al trauma e al dolore provati, si debba veder sbeffeggiare da chi distorce in maniera plateale i fatti al fine di strumentalizzare la cosa. Ho acconsentito a parlare principalmente perché, fatto salvo chi ho deliberatamente informato dell’accaduto, chi invece si è imbattuto in articoli gonfiati, mendaci già dal titolo, si è fatto un’idea errata della vicenda. In secondo luogo, mi sono autoconvinta a rendere nota la cosa affinché possa valere come monito per tutte coloro che si trovano in una situazione analoga e quelle che spero non vi si ritroveranno mai.
Da dove cominciare?
Sono una studentessa universitaria solare, espansiva, ma, nonostante ciò, generalmente sono anche piuttosto riservata per quanto concerne la mia sfera sentimentale e, chi mi conosce bene, sa che ho avuto un legame piuttosto lungo, iniziato diversi anni fa e protrattosi, nonostante la vita mi abbia portato, per motivi di studio, prima a 700, adesso a 1350 km, dal luogo in cui quel legame ha preso vita. Chi mi conosce, sa anche che non sono quel tipo di persona che non ha alcuno scopo nel dire il falso, men che meno quando si tira in ballo qualcosa di così serio come la propria incolumità. Incolumità che viene irrimediabilmente a mancare meno, nel momento in cui, quella stessa persona con la quale hai condiviso un pezzo importante della tua vita, ti mette in pericolo perché smarrisce letteralmente il lume della ragione.
E ti fa pentire di essere lì, in quel momento, che magari avevi aspettato per settimane, ed aver rinunciato a passarlo quel tempo con altre persone facendoti provare sensazioni di paura, dolore fisico e morale, dei quali, non so se sulla bilancia abbia più peso il primo o il secondo.
Perché, in fondo, un naso un po’ dolorante, qualche livido e graffio (perché, senza l’intenzione di minimizzare l’accaduto, è questo quello che ho riportato, non sono stata “pestata a sangue”, come qualche giornale poco attendibile ha scritto) impiegano poco tempo a sparire, e fuori, la crosta, ritorna come nuova.
Ma se li provoca qualcuno che hai amato per così tanto tempo?
Se li provoca l’uomo di cui ti fidavi di più al mondo insieme a tuo padre e tuo fratello? Vicino al quale ti sentivi al sicuro, fin dal liceo?
Se li provoca qualcuno a cui hai dato ogni parte di te stessa, cui hai donato il cuore e riposto la piena fiducia?
Ed è vero, forse, che il tempo lenisce anche le ferite dell’animo. Probabilmente sarà così. Ma è forse giusto, subire, nell’arco della stessa notte, l’aggressione da parte di chi avrebbe dovuto regalarci invece una carezza, e, contemporaneamente, la scoperta, da parte di terzi, di verità tanto amare quanto necessarie?
Scoprire che proprio quel qualcuno, in grado di dare sempre una mano a chiunque, intelligente, attivo socialmente, per cui hai sempre avuto ammirazione, possa trasformarsi in un mostro dalla doppia, tripla, quadrupla vita. Forse dall’esterno, la scoperta di tradimenti può apparire come una cosa di poco conto. Ma la consapevolezza di esser stata contemporaneamente aggredita, spaventata da chi amavo pur di non ammettere in nessun modo di avermi in ogni modo ingannata, illusa, umiliata, nell’arco degli ultimi due anni?
Due anni di finzione. Due anni in cui credevo di aver ritrovato qualcosa di molto simile alla felicità. Perché la persona in questione non si poneva troppi problemi nel riempirmi di belle parole, nel rassicurarmi, nel venirmi a trovare quando poteva nella città al nord in cui sto studiando. Sono forse immagini resettabili?
Il senso di vergogna, colpevolezza e rimorso che ho verso me stessa non sono quantificabili. Perché ho difeso con le unghie e con i denti colui che si è rivelato essere il mio peggior carnefice. Perché non ho mai dato ascolto a chi, da anni, direttamente e non, in un modo o nell’altro, tentava di mettermi in guardia dalla persona che continuavo a scegliere. E perché ho lasciato andare persone che non lo avrebbero meritato. Ma ormai è tardi. Sono errori che si pagano, errori e azioni dalle conseguenze che non si possono prevedere.

Il motivo per cui sto parlando oggi, è che spero che nessun’altra, per nessun motivo, si ritrovi mai più a vivere momenti come quelli che ho vissuto io, nella notte di Capodanno. La notte in cui si dovrebbe festeggiare un nuovo inizio, una notte di felicità, di brindisi, di scambi di sorrisi con persone care. L’amore non lascia lividi. L’amore non ti manda in ospedale la notte di Capodanno. Spero che al mondo, vi siano donne più scaltre di me. Più intelligenti di me. Più abili nel raccogliere in fretta alcuni segnali. Segnali che indicano che c’è qualcosa di sbagliato, qualcosa di terribilmente marcio, nella persona che abbiamo avanti. Che ci succhia via solamente energia. Non andrebbero mai zittiti con la forza, determinati campanelli d’allarme. Non andrebbe MAI sottovalutato il proprio sesto senso. Non si dovrebbe mai dare per scontato, che certe cose “non potrebbero mai accadere a noi”.
E forse è esattamente questo quello di cui si pecca maggiormente. Credere che alcuni legami così forti, in grado di aver “vincere” sul tempo, sulla distanza e le cattiverie degli altri, non possano mai essere intaccati. Per nessuna ragione. Perché l’amore rende terribilmente presuntuosi. E ingenui. E ciechi. E sordi. Mai avrei immaginato che tutto si sarebbe concluso con delle conseguenze tanto irreparabili. Non adesso, che credevo fossimo entrambi adulti abbastanza da poter chiudere civilmente, come tutte le coppie che arrivano a quel punto in cui sanno che è ora di recidere quel cordone ombelicale. Parlandone con calma, senza urla e lacrime, cercando di non ferirsi. Senza continuare a negare persino l’evidenza. E infine, senza aggredirsi. Eppure questo non è successo. Ma sono felice di essere qui a raccontarlo, ora che sono libera da quella cataratta che mi ha afflitto per una vita. Nella speranza che non capiti mai più, che una ragazza debba esser vittima allo stesso tempo di una duplice violenza: essere aggredita ed al contempo scoprire di avere davanti qualcuno che per anni non ha fatto altro che indossare una maschera e recitare una parte, manipolando tutti e tutto ciò che aveva intorno per perseguire i suoi scopi. Sono sempre i più insospettabili a rivelarsi dei mostri. La perfetta eccezione che conferma la regola. Ma non è così che si va lontano. Perché almeno io so, nonostante la mia giovane età, che tutte le nostre azioni hanno delle conseguenze. E che si può errare, ma perseverare è diabolico. E spero con tutto il cuore (o quel che ne rimane), che chi vive una situazione simile, quando sorge il sospetto di qualcosa di errato, non si arresti, come me, di fronte a delle belle parole, a delle plateali dimostrazioni, perché il più delle volte, dietro ad esse, si nasconde qualcosa di terribilmente marcio. La vita reale non è come nei film, anche se a volte ci sembra sia proprio così. E persino il più agnellino può trasformarsi in lupo. E una volta che lo si capisce, è opportuno allontanare questo lupo, spingerlo questo verso figure professionali, in grado di aiutarlo a contrastare la sua sete di egoismo e a controllare la sua aggressività.

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