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SANT’ANGELO D’ALIFE – Biscotto di San Michele: ieri la conferenza, sabato l’attesa kermesse targata Pro Loco

biscotto

SANT’ANGELO D’ALIFE – Tutto ormai pronto per la manifestazione organizzata e promossa dall’associazione Pro loco Santangiolese che punta a far conoscere oltre le mura di casa il biscotto di San Michele, tipicità inserita tra i prodotti agroalimentari tradizionali della Regione Campania, con il Decreto 5 giugno 2014. Fondamentale, per questo importante riconoscimento, l’impegno di Salvatore De Risi, vera anima della associazione locale. L’evento avrà luogo sabato 13 settembre nel borgo di Sant’Angelo d’Alife. Ieri mattina, intanto, si è svolta la conferenza stampa di presentazione della kermesse presso la Sala degli Specchi dell’Ente Provinciale del Turismo di Caserta – Palazzo Reale. Sono intervenuti, tra gli altri, il Commissario straordinario dell’EPT Lucia Ranucci, il Presidente della Pro Loco Santangiolese, Giovanni Franco Simonelli, il Sindaco di Sant’Angelo d’Alife Vittorio Folco, il Dirigente U.O.D. Territoriale Caserta – Regione Campania Giampaolo Parente. Il biscotto di San Michele è stato riconosciuto grazie all’impegno e all’attività di ricerca della Pro loco che ne ha recuperato la storia e la ricetta.

 

Il biscotto di San Michele, le particolarità

“Si tratta di una semplice pasta lievitata aromatizzata con semi di finocchietto selvatico, un pane rituale di origine Longobarda che lega la tradizione pagana e quella cristiana. La particolarità sta nella forma “tarallo” gigante e nella doppia cottura: prima di essere cotto nel forno a legna, viene infatti “scottato” per qualche minuto in acqua bollente, allo scopo di conferire in superficie un aspetto più levigato. La sua diffusione è limitata alla comunità di Sant’Angelo d’Alife ed alla “Festa di San Michele Arcangelo”, venerato il 29 settembre nell’omonimo santuario e relativa grotta dedicata al Santo. In questa occasione, vengono prodotti i biscotti per essere donati o venduti in cambio di offerte ai partecipanti alla festa, che organizzano un locale pellegrinaggio nei pressi del santuario annesso alla grotta. I pastori e i contadini usavano indossare i biscotti a mo’ di bracciali e portarli con sè per consumarli anche nei giorni di lavoro seguenti la festa. Era inoltre usanza farli indossare al collo o alle braccia dei bambini, insegno di protezione. In virtù della sua estrema semplicità unita, nel contempo, alla rilevante funzione rituale, questo prodotto può essere considerato un vero “fossile” gastronomico, dotato di elevati significati simbolici e culturali rimasti per secoli intatti nella forma e nella funzione”.

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