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ROMA – La rivolta siciliana, il sindacato Usb: è un fenomeno sociale scaturito dalla grave crisi finanziaria

ROMA – La rivolta in atto in Sicilia rappresenta un fenomeno sociale assolutamente chiaro, a prescindere dalle eventuali e possibili strumentalizzazioni di forze e personaggi legati alla destra o a soggetti legati alla mafia, come qualcuno sta paventando in questi giorni. E’ infatti evidente che ciò che muove migliaia di donne e di uomini a scendere per le strade siciliane è legato strettamente al peggioramento, pesante, progressivo e repentino, delle condizioni di lavoro e di vita anche per quei settori di piccola e piccolissima imprenditorialità e di lavoratori autonomi che negli anni passati hanno meno risentito della crisi.
Aumentano le tasse, si riduce l’attività di lavoro, ricomincia a salire l’inflazione soprattutto per l’aumento dell’Iva e dei carburanti, le banche chiudono i rubinetti o pretendono tassi da usura: questo micidiale mix sta colpendo sia i lavoratori dipendenti, sia quel ceto medio, ormai ex, che si sta fortemente impoverendo. C’è anche da sottolineare che, mentre purtroppo i lavoratori dipendenti hanno difficoltà a rendere palese il proprio dissenso, legati come sono ai sindacati concertativi e a quei partiti politici che sono la spina dorsale del governo Monti, questi “nuovi poveri” hanno meno legami strutturati con le forze sociali e politiche e il dissenso sfocia naturalmente nella protesta eclatante e nella rivolta.
USB ritiene quindi che la reazione dei lavoratori non possa essere minore di quella che sta emergendo in Sicilia e che, anche per evitare strumentalizzazioni di carattere politico o addirittura di infiltrazione mafiosa nell’ambito della protesta di questo nuovo blocco sociale, sarebbe necessario creare connessioni con le lotte dei lavoratori dipendenti. Lo sciopero generale del 27 gennaio e la manifestazione che si terrà a Roma nella stessa giornata sono quindi un’occasione importante per tutti coloro che si oppongono al governo Monti, alle sue misure, all’Europa delle banche e al ricatto del debito pubblico.

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