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NAPOLI / TEANO – Le mani della Camorra sulla capitale, 90 arresti. Pina Picierno aveva capito tutto già nel 2011. Ecco gli atti

NAPOLI / TEANO -Le mani della camorra sulla capitale, sono stati eseguiti oggi 90 arresti. Un indagato, alla vista dei carabinieri, si è lanciato dal quarto piano uccidendosi. Un blitz che coinvolge numerose regioni e dimostra la forza di penetrazione della malavita nell’economia reale, distruggendo le attività sane. L’onorevole Pina Picierno aveva già capito tutto nel 2011.

I nomi: Sono 11 le persone arrestate nella notte dal personale del centro operativo di roma della direzione investigativa antimafia nell’ambito dell’operazione condotta dalle ff.pp. e coordinata dalla dda tra napoli, roma e la toscana contro il potente “clan Contini”, egemone nel centro della citta’ di Napoli. Oltre agli arresti, ingenti i sequestri patrimoniali operati dalla Dia romana nei confronti del sodalizio: otto societa’ operanti nel settore dell’abbigliamento, e nella gestione di parcheggi; immobili di pregio nel centro di napoli; una sessantina tra autovetture e motocicli; decine di  conti  correnti bancari, per un valore stimabile superiore ai 10 mln di euro. Nel corso delle perquisizioni nelle abitazioni degli arrestati e di alcuni degli indagati, gli investigatori della direzione investigatva antimafia hanno anche sequestrato danaro contante per quasi 100 mila euro, assegni bancari per varie centinaia di migliaia di euro e documentazione probatoria di assoluto rilievo, a conferma della tesi investigativa e delle attivita’ di reinvestimento in distinti settori commerciali (parcheggi, ingrosso e dettaglio di abbigliamento di pregio) attraverso una fitta rete di interlocutori, anche di primo piano, e non soltanto partenopei, operanti in tali ambiti.

questi, nel dettaglio, gli arrestati:

–         Botta Salvatore, classe 1950, attuale reggente del clan, detenuto a napoli;

–         Di Munno Rosa, sua moglie, incensurata, che  gestiva gli interessi e le attivita’ del sodalizio dopo l’arresto del marito;

–         Botta Salvatore, classe 1982, incensurato, nipote del boss e persona di sua diretta fiducia, che si occupava direttamente della gestione dei canali commerciali e della riscossione dei crediti, oltre ad essere direttamente impegnato nella gestione di una sala giochi;

–         Cardinale Mario, classe 1961, incensurato, che, forte di referenze “di peso” nel mondo della finanza, si impegnava e curava le movimentazioni di ingenti somme di denaro attraverso una rete di conti corrente per dissimularne l’origine;

–         Musella Salvatore, classe 1972, pregiudicato, legato da rapporti di parentela con il boss, che seguiva in prima persona la gestione di aree di sosta nei pressi delle stazioni ferroviarie del capoluogop campano;

–         Ambrosio Mario, classe 1973, pregiudicato e  strettamene legato al boss, incaricato dell’acqusizione e della distribuzione sul mercato ufficiale e parallelo degli stock di abbigliamento provenient da grandi griffe;

–         Moccardi Roberto, classe 1965, incensurato, che, unitamente alla moglie D’Orta Anna, anch’ella colpita da provvedimento di cattura, curavano e gestivano gli interessi del clan nel campo dell’abbigliamento e della ristorazione;

–         Imperatore Antonella, classe 1973, , e Delle Donne Maurizio, classe 1967, entrambi pregiudicati, i quali, avvalendosi rispettivamente, di un’estesa rete di distribuzione commerciale alimentata dal porta a porta e di contatti  nel mondo della moda, garantivano al clan significativi utili dalla vendita di prodotti di abbigliamento di grandi marche;

–         Lama Alfredo, classe 1961,  pregiudicato, anch’egli legato al boss da rapporti di parentela, era delegato a seguire le problematiche bancarie e finaziarie in genere, occupandosi anche dello spaccio di stupefacenti. a riprova di cio’, nel corso della perquisizione, nella sua abitazione in area rurale, gli operanti hanno rinvenuto 18 panetti di hashish per un peso complessivo superiore ai 2 kg.   Tra tutti gli obiettivi perquisiti nella notte, spicca la sede pratese della nota griffe “castellani”dove è stata sequestrata documentazione di interesse.

La cronaca: Un’operazione è scattata questa mattina all’alba contro il clan Contini di Napoli:  90 persone sono finite in manette e beni per 250 milioni di euro sono stati sequestrati. Il blitz, coordinato dalla Direzione nazionale antimafia e dalle Direzioni distrettuali antimafia di Napoli, Roma e Firenze, è scattato contemporaneamente in Campania, Lazio e Toscana. In manette persone accusate di far parte del clan di camorra dei Contini. Uno dei destinatari delle ordinanze di custodia cautelare, all’arrivo delle forze dell’ordine, si è gettato dalla finestra, rimanendo ucciso.  L’uomo, un 43enne che abitava in via Banfi a Roma, ha detto alle forze dell’ordine che gli notificavano il provvedimento di sentirsi male e di voler prendere un bicchiere d’acqua, ma ha aperto la finestra e si è lanciato nel vuoto.  L’inchiesta è la più vasta realizzata finora sul clan ‘Contini’, ritenuto dagli investigatori fra quelli egemoni a Napoli e riguarda, in particolare, le operazioni di reinvestimento dei proventi economici di gruppi camorristici in imprese e operazioni economiche a Napoli e in altre zone della Campania, a Roma e in Toscana, in particolare a Viareggio.    Sequestrati, solo nella capitale, 25 locali ristobar tra cui la catena “Pizza Ciro”, appartenenti ai tre fratelli Righi, a Roma dagli anni ’90 e riconducibili al clan Contini. Clan Contini che aveva trovato un modo molto singolare per riciclare i soldi del traffico di droga e della contraffazione. Oltre agli investimenti nei ristoranti e nei negozi di lusso, la cosca di Eduardo Romano e Patrizio Bosti, aveva acquistato diverse aree di servizio. Nella notte ne sono state sequestrate 30 in tutta Italia, molte delle quali a Napoli. Cento dei 250 milioni di euro sono stati trovati nella disponibilità degli affiliati arrestati nella notte, così come auto di lusso e orologi preziosi.   L’inchiesta ruota intorno le figure di Eduardo Contini e Patrizio Bosti, i due boss in grado di riciclare in una fitta trama di società milioni di euro accumulati negli anni con i traffici di sostanze stupefacenti e soprattutto del falso. Le forze dell’ordine stanno sequestrando in queste ore decine di ristoranti, pizzerie e boutique a Napoli, Roma e Firenze dove la cosca dell’Arenaccia, quartiere popolare di Napoli roccaforte dei Contini, aveva messo radici grazie ad accordi con la Banda della Magliana. Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Napoli contro 90 persone, decreti di sequestro emessi dal Tribunale di Firenze, dalla Dda di Napoli e, nell’ambito di una procedura di prevenzione, dal Tribunale di Roma. Le indagini sono state coordinate dalla Procura nazionale antimafia guidata dal procuratore nazionale Franco Roberti e dirette dalla Dda di Napoli guidata da Giovanni Colangelo, da quelle di Roma per l’applicazione delle misure di prevenzione nella capitale e da quelle di Firenze per le perquisizioni e i sequestri relativi all’infiltrazione del clan camorristico nelle attività economiche e imprenditoriali toscane.   Le indagini sono state condotte dalla Squadra mobile della Questura di Napoli, dal Gico della Guardia di finanza del capoluogo campano, dai Carabinieri di Roma, dal Centro operativo di Roma della Direzione investigativa antimafia e dal Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza di Pisa.

L’interrogazione dell’onorevole Picierno: “Due anni fa avevo presentato questa interrogazione in cui scrivevo: “un’altra importante scalata imprenditoriale in odore di camorra è quella che riguarda la catena «Pizza Ciro», o «Ciro e Ciro». È stata fondata da Salvatore Righi, una volta uscito di galera per aver riciclato denaro dei clan attraverso la sua friggitoria a Napoli. Questo marchio in pochi anni ha aperto 17 locali nella capitale, uno dei quali a pochi passi da Montecitorio, tra pizzerie, ristoranti e pub, 73 sigle aperte in 15 anni in tutta Italia; queste imprese sono controllate nominalmente da una complessa serie di scatole cinesi che porta continuamente a cambiare marchio e insegne” e chiedevo al Ministro “quali iniziative di competenza intenda intraprendere per sviluppare un’azione efficace di prevenzione e di contrasto delle infiltrazioni e del riciclaggio da parte dei clan nel settore della ristorazione, vista la difficoltà nell’accertare il reato di riciclaggio e la veste imprenditoriale, tra il legale e l’illegale, con cui i clan si stanno riorganizzando non solo in tutta Italia, ma anche all’estero;quali strumenti legali e operativi intendano perfezionare o mettere a disposizione della Guardia di Finanza e delle forze di polizia in generale per consentire più rapidi ed efficaci accertamenti sulla provenienza dei capitali che vengono investiti in catene di ristorazione e singoli locali, in modo da tutelare in questo settore una concorrenza leale e da permettere agli imprenditori onesti di prevalere, difendendo il migliore made in Italy, quello della legalità”

 

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