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VILLA LITERNO – Padre e figlio uccisi per vendetta, arrestati i due assassini

VILLA LITERNO – Nella giornata del 23 u.s., all’esito di una indagine coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, il  Centro Operativo della  D.I.A. di Napoli  ha dato esecuzione ad un’ ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa  del Tribunale di Napoli, nei confronti di due persone per omicidio volontario.

Nella giornata del 23 u.s., il  C.O. D.I.A. di Napoli  ha dato esecuzione  all’Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere emessa  in data 21 u.s dal G.I.P. del Tribunale di Napoli , su richiesta di questa  D.D.A.,  nei confronti di :

  • · TERRACCIANO Giuseppe, nato a Villa Literno (CE) il 27.03.1959, pregiudicato per associazione mafiosa, omicidio, estorsione ed altro;
  • · CANTONE Raffaele, nato a Trentola Ducenta (CE) il 23.11.1960, pregiudicato per associazione mafiosa, omicidio, estorsione ed altro, detenuto presso la casa Circondariale di Secondigliano

I due arrestati sono ritenuti responsabili, in concorso tra loro, dell’omicidio di Luigi CAIAZZO – il cui cadavere non è mai stato rinvenuto – commesso nell’ottobre del 1992 all’interno della masseria di TERRACCIANO Giuseppe ubicata  in Villa literno (CE); CANTONE Raffaele dell’omicidio di Giuseppe CAIAZZO, padre di Luigi, e del ferimento  di PIETOSO Angelo, commesso il giorno successivo a Villa Literno (CE) .

Le vittime, già appartenenti alla N.C.O. di Raffaele CUTOLO, venivano uccise nell’ambito dell’offensiva posta in essere dal clan dei casalesi, finalizzata a stroncare  qualsiasi tentativo di riorganizzazione del suddetto clan. per affermare la propria egemonia nell’intera provincia di Caserta.

Le indagini – all’epoca concluse con una richiesta di archiviazione – sono state riaperte a seguito di ulteriori dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia che, supportate dall’attività di riscontro svolta dalla D.I.A,  hanno permesso di fare luce sulla dinamica e sul movente del duplice omicidio.

In particolare, con riferimento all’omicidio di CAIAZZO Luigi, è stato ricostruito che  TERRACCIANO Giuseppe aveva svolto il ruolo di attirare in trappola la vittima, conducendola, con uno stratagemma, in una masseria nella disponibilità sua e dei suoi familiari dove  CANTONE Raffaele  gli esplodeva in pieno volto da distanza ravvicinata un colpo  d’arma da fuoco che ne determinava la morte. Il cadavere, poi, fu  occultato in un pozzo e mai ritrovato.

Nell’ambito dell’operazione  è, stato, inoltre, eseguito decreto di sequestro  preventivo emesso d’urgenza da questa  D.D.A  ai sensi dell’art. 12 sexies d.l. 306/92. dell’azienda bufalina intestata a TERRACCIANO Giuseppe , all’interno della quale venne consumato l’omicidio di CAIAZZO Luigi ; dell’impresa, ubicata nel medesimo sito, intestata ad ATTILI Mariella, convivente di TERRACCIANO Giuseppe avente ad oggetto l’allevamento di cavalli e dei conti correnti riferibili ai due.

Il decreto è stato emesso a seguito di accertamenti patrimoniali svolti dal  C.O. DIA sul conto del TERRACCIANO e della ATTILI, ad esito dei quali gli investimenti relativi alle attività aziendali sono risultati sproporzionati rispetto agli esigui rediti dichiarati dai due .

A ciò, si sono aggiunti altri decisivi elementi rilevati da questo C.O. in sede di esecuzione della misura cautelare nel corso della quale il personale operante sentiva il TERRACCIANO riferire alla moglie di avvisare il commercialista per far “vendere tutto”ed , inoltre, notava che il predetto firmava in bianco un blocchetto di assegni di un conto corrente a lui intestato, con l’evidente fine di permettere alla moglie di “svuotarlo”.

Il valore dei beni sequestrati ammonta approssimativamente alla cifra di duecentomila euro.  TERRACCIANO Giuseppe è fratello di Bernardino – noto per aver recitato nel film Gomorra, tratto dal best seller di Roberto Saviano nel quale interpretava il ruolo di un estorsore, zì Bernardino – arrestato nel 2008, unitamente ad altre sette persone, in un blitz dei C.C. coordinato da questa D.D.A.  nei confronti di affiliati e fiancheggiatori del clan dei casalesi, fazione BIDOGNETTI, all’epoca guidata dal latitante Giuseppe SETOLA, colpito dalla medesima misura cautelare, sfuggito, in quella circostanza, alla cattura e tratto, poi, in arresto nel gennaio 2009.

Secondo l’ipotesi accusatoria, i due arrestati sono ritenuti responsabili, in concorso tra loro, dell’omicidio – commesso nell’ottobre del 1992, all’interno di una masseria ubicata  in Villa Literno (CE) – di CAIAZZO Luigi, il cui cadavere non fu mai rinvenuto. Uno di essi è anche  ritenuto responsabile dell’omicidio di CAIAZZO Giuseppe, padre di Luigi, e del ferimento  di PIETOSO Angelo, reati commessi a Villa Literno il giorno successivo all’omicidio di CAIAZZO luigi.
Le vittime, già appartenenti alla N.C.O. di Raffaele CUTOLO,  venivano colpite nell’ambito dell’offensiva posta in essere dal sodalizio dei Casalesi e finalizzata a stroncare qualsiasi tentativo di riorganizzazione della NCO e ad affermare l’egemonia  dei Casalesi nell’intera provincia di Caserta.  Le indagini – concluse all’epoca con una richiesta di archiviazione – sono state riaperte a seguito di dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia che, supportate dall’attività di riscontro svolta dalla D.I.A,  hanno permesso di fare luce sulla dinamica e sul movente del duplice omicidio.  E’ stato ricostruito, in particolare, il ruolo svolto da uno degli indagati nell’omicidio di CAIAZZO Luigi, ovvero quello di attirare in trappola la vittima, conducendola con uno stratagemma in una masseria dove l’altro indagato gli esplodeva in pieno volto, da distanza ravvicinata, un colpo  d’arma da fuoco, che ne determinava la morte. Il cadavere, poi, fu  occultato in un pozzo e mai ritrovato.  Nell’ambito dell’operazione è stato inoltre eseguito decreto di sequestro preventivo, emesso d’urgenza da questa DDA, dell’azienda bufalina di proprietà di uno degli arrestati – all’interno della quale venne consumato l’omicidio di CAIAZZO Luigi – dell’impresa ubicata nel medesimo sito, avente ad oggetto l’allevamento di cavalli e intestata alla convivente di quest’ultimo indagato, nonché dei  conti correnti ad essi riferibili.  L’urgenza scaturiva dalla circostanza che, all’atto dell’esecuzione della misura cautelare,  la polizia giudiziaria  operante sentiva l’indagato dire alla donna di avvisare il commercialista di  “vendere tutto ” e notava che il predetto firmava in bianco un blocchetto di assegni di un conto corrente a lui intestato, con l’evidente fine di permettere alla moglie di svuotarlo. Il decreto è stato emesso a seguito di accertamenti patrimoniali svolti dal  C.O. DIA ad esito dei quali gli investimenti relativi alle attività aziendali sono risultati sproporzionati rispetto agli esigui rediti dichiarati dai due.

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