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L’OPINIONE – Tortora in manette, Matteo Messina Denaro libero: ma che giustizia è?

L’OPINIONE (di Claudio Gliottone) – Le immagini di Enzo Tortora, fine ed elegante giornalista, ammanettato davanti alle telecamere della TV di stato il 17 giugno del 1983, su informazioni di pentiti di mafia, fece in breve il giro del mondo, per divenire, alla fine, l’emblema del più vergognoso episodio giudiziario messo in atto nell’Italia democratica e repubblicana:  erano i tempi dei “pretori d’assalto” e di “mani pulite”. Era stato accusato di associazione camorristica e spaccio di droga. Dopo qualche anno la mafia, quella vera, avrebbe fatto saltare in aria i giudici Falcone e Borsellino, sciolto nell’acido muriatico il piccolo Giusepe Di Matteo e  inanellato una serie infinita di delitti dei quali  fui “magna pars” organizzatrice Matteo Messina Denaro, quel signore che vediamo, catturato giorni fa, semplicemente  sotto braccio a due carabinieri, timorosi anche di sfiorarlo, e già condannato in via definitiva e in contumacia a più ergastoli. Tortora, dopo mesi passati in carcere ed agli arresti domiciliari, grazie a quel grande liberale che fu Marco Pannella, nel settembre del 1984 fu eletto all’Europarlamento in ben due circoscrizioni e scarcerato grazie all’acquisita immunità parlamentare.
Ricordo vivamente, per esserne presente, la standing ovation con cui fu accolto al Congresso Nazionale del Partito Liberale Italiano che si tenne l’anno dopo a Firenze.  Fu definitivamente scagionato da ogni accusa con sentenza della Corte di Appello di Napoli, confermata poi in Cassazione, solo nel settembre del 1986. Morì nel 1988. Una tragica vicenda che riportava alla mente i casi di inizio secolo scorso di Dreyfuss, in Francia, e di Sacco e Vanzetti negli Stati Uniti: casi giudiziari dominati da pregiudizi ed ideologie distorte. Sono precedenti che fanno da doloroso contraltare alla osannata cattura dopo trenta anni di latitanza del boss Messina Denaro: trent’anni di latitanza!!! Sarebbe stato un successo dello Stato se lo avessero catturato il giorno dopo  il suo primo omicidio, non dopo trent’anni in cui ha beatamente continuato a compierne tantissimi altri. E per tutti questi crimini credo che l’uso delle manette, messo in atto per Tortora e non per lui, non avrebbe affatto avuto l’aspetto di un “oltraggio” per lui, mentre il non uso ha rappresentato, questo sì, una ulteriore offesa alle sue vittime. Troppo facile, direi da vigliacchi, essere forti con i deboli e debole con i forti.