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Bellona – Fallimento e inquinamento della Ilside, 11 sotto processo. Salta la prima udienza

Bellona – La vicenda legata al fallimento della società Ilside, struttura che per lunghi anni ha operato nel settore dei rifiuti, ubicata nella frazione Triflisco, ha portato sotto processo 11 persone. Lo ha stabilito il Giudice per l’Udienza preliminare che, qualche giorno fa, ha rinviato a giudizio tutti gli indagati. La prima udienza è fissata per oggi, 22 aprile 2022. Purtroppo un difetto di notifica ha costretto il giudice a rinviare tutto al prossimo mese di giugno.
Sono sotto processo Bruno Gennaro, 60enne di Napoli; De Amicis Claudio, 70enne di Roma; Della Gatta Michele, 58enne di Aversa; Della Gatta Piernicola, 50enne di San Marcellino; Iasevoli Marcellino, 80enne di Casalnuovo di Napoli; Jacorossi  Ovidio Maria, 48enne di Roma; Morelli Francesco, 63enne di Napoli; Passaro  Francesco, 69enne di Capua; Perillo Giovanni, 57enne di Sessa Aurunca; Sorbo Luciano, 45enne di Casapulla; Terlizzi Ferdinando, 85enne di Sessa Aurunca.
Diverse le accuse a carico delle undici persone coinvolte nella vicenda; si va dalla distruzione dei documenti contabili all’attuazione di azioni per danneggiare alcuni creditori e favorirne altri, all’alterazione dei bilanci dell’azienda; alla distrazione dei beni dal patrimonio della stessa Ilside; al mancato pagamento dei contributi previdenziali previsti. Alcuni degli imputati sono anche accusati di non aver provveduto ad approntare le procedure per l’allontanamento dei rifiuti presenti nel sito Ilside, consistenti in rifiuti urbani e rifiuti speciali pericolosi e nonché nei rifiuti combusti prodotti dall’incendio che ebbe ad interessare il sito in data 17 aprile 2012 e nel terriccio utilizzato per il soffocamento di detto incendio, rifiuti, tutti, mai allontanati dall’impianto, in violazione delle disposizioni della normativa di settore ed in particolare del decreto legislativo n. 36 del 2003 recante i limiti temporali entro le quali i rifiuti devono essere allontanati dagli impianti autorizzati alla gestione dei stessi – determinavano l’accumulo dei suindicati rifiuti – costituiti da plastica e gomma, sovvallo, pitture  e vernici  di scarto, scarti di inchiostro, solventi organici alogenati, fanghi da trattamento effluenti, sostanze chimiche da laboratorio, materiali da costruzione con amianto, rifiuti elettrici  ed elettronici,  ad altro – e la giacenza degli stessi all’interno del su indicato stabilimento produttivo, presso il quale il quantitativo di rifiuti ivi abbancati raggiungeva le 10.000 tonnellate circa di rifiuti, con consequenziale degrado dell’area, così realizzando una discarica abusiva. Inoltre, secondo l’accusa mossa dalla Procura della Repubblica alcuni degli imputati non permettevano ai soggetti preposti al controllo sugli scarichi un idoneo accesso al punto di scarico immediatamente a monte della immissione al fine di consentire i controlli e non garantivano il corretto funzionamento dell’impianto di depurazione per le acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne dell’impianto.

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