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SPARANISE – Lincenziati dalla Turbogas: “Ci incateniamo per i nostri figli e per la nostra dignità”

SPARANISE –  “Ci incateniamo perché i nostri figli hanno diritto al futuro e perché la Calenia non può trattarci come degli animali. Chiediamo il rispetto degli accordi sottoscritti a garanzia del territorio dell’agro caleno”. Con queste motivazioni i lavoratori licenziati presso la centrale turbogas di Sparanise, ieri, si sono incatenati al recinto della centrale. Intanto alle quattordici unità licenziate nei giorni scorsi vanno sommate altri quattro lavoratori che portano il numero dei licenziati, finora, a diciotto. La paura e che presto altri addetti possono seguire la stessa sorte. L’indice dei lavoratori è puntato, soprattutto contro l’azienda ma anche contro l’amministrazione comunale di Sparanise guidata dal sindaco Mariano Sorvillo: “siamo davvero delusi perché il governo locale non sembra abbastanza interessato al nostro dramma. Credevamo di ricevere un sostegno più forte e concreto a difesa delle nostre posizioni, invece, finora, si preferisce far girare le carte”. Il presiedo organizzato dagli ex lavoratori della Calenia, continuerà fin quando le lore richieste non saranno accolte; più di ogni altra cosa loro chiedono  chiarezza su una vicenda che sembra sempre più intrisa di politica e poco di economia. L’avvocato Salvatore Piccolo che difende gli interessi degli undici vigilantes licenziati, ha inoltrato il caso al giudice del lavoro di Santa Maria Capua Vetere. Nei prossimi giorni dovrebbe essere il Prefetto, su istanza della Cgil e dell’amministrazione comunale di Sparanise, a convocare un tavolo per affrontare l’emergenza. Intanto la sorveglianza – non armata – del sito sensibile è affidata ad una società di Roma che, a sua volta, ha subappaltato il servizio ad una ditta di Casagiove. Giancarlo Izzo

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