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ARCE / TEANO – Delitto Mollicone, il segreto della domestica di Mottola: indagato l’ex maresciallo

ARCE /  TEANO – Il delitto di Serena Mollicone è ancora un mistero, sono passati quindi anni da quel delitto ma il colpevole è ancora libero. La svolta potrebbe essere contenuta all’interno delle dichiarazioni rese dalla domestica del maresciallo Franco Mottola (allora comandante della stazione di Arce, ora pensionato di Teano): “mi chiesero di pulire la caserma con l’acido”. La collaboratrice domestica della famiglia Mottola viene chiamata d’urgenza nelle ore successive alla scomparsa di Serena Mollicone, per pulire un alloggio disabitato presente al piano terra della caserma. «La signora Mottola – spiega in un verbale dell’epoca la colf – mi chiese espressamente di pulire quell’appartamento con dell’acido muriatico».
Parole che per tutti questi anni sono rimaste impresse in un verbale ingiallito e ritrovato nei mesi scorsi dall’avvocato Dario De Santis, legale della famiglia Mollicone. Alcuni giorni fa i carabinieri del Ris sono tornati nella Casera dei Carabinieri di Arce per cercare ancora una volta di far luce sulla morte di Serena Mollicone. Gli investigatori hanno ispezionato la stanza al primo piano degli alloggi dei militari. Le attenzioni degli inquirenti si sarebbero anche concentrate su una porta dove Serena avrebbe battuto violentemente. L’avvocato di Dario De Santis, difensore di Guglielmo Mollicone, padre della vittima, ha precisato che “è positivo che le indagini siano ripartite e si stiano nuovamente svolgendo in modo concreto”. Francesco Germani, legale dei Mottola ha aggiunto: “I miei assistiti hanno accolto questa notizia in assoluta tranquillità, loro confidano nella loro piena innocenza, non c’è nessun elemento oggettivo a loro carico e aspettano con fiducia”.  L’ex comandante, il maresciallo oggi in congedo, Franco Mottola, la moglie e il figlio, sono gli unici tre indagati per la morte della studentessa. Nei loro confronti, la procura di Cassino ha aperto un fascicolo per «omicidio volontario e occultamento di cadavere». «Un atto dovuto – spiega il procuratore capo D’Emmanuele – che servirà a chiarire la posizione degli indagati».

 

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