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SESSA AURUNCA – Ospedale San Rocco: carenze strutturali, mancanza di personale e direttore condannato. I soliti “miracoli” della Sanità

SESSA AURUNCA (di Gianni Del Monte) – Ospedale San Rocco, tra carenze strutturali, mancanza di personale e direttore condannato in secondo grado. L’ospedale San Rocco di Sessa Aurunca vive da sempre una situazione precaria che con l’andare del tempo va sempre più ad aggravarsi. Il commissario straordinario dell’asl Tanzi, decaduto il sei gennaio scorso, ufficialmente aveva nominato direttore sanitario del nosocomio, Diego Colaccio, ma da mesi a svolgere questo ruolo e il direttore del laboratorio analisi Giuseppe Tatavitto. Un volto noto della cronaca per una condanna a sei anni in secondo grado per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico.
Il provvedimento di Tanzi, dove nominava Colaccio, non è mai stato divulgato, mentre ad essere divulgato è stato un altro documento che nomina referente della direzione sanitaria Tatavitto. Questo documento gli permette di svolgere un ruolo che non è suo in assenza di Colaccio. Quest’ultimo è praticamente assente a Sessa e, secondo la versione ufficiale, questa assenza constante è dovuta a problematiche di salute. Il giallo è: “chi ha voluto un condannato in secondo grado alla guida della dell’ospedale sessano? ” Stranamente proprio all’interno dell’asl di Caserta, alcuni dipendenti sono stati allontanati perché condannati anch’essi come Tatavitto.
Un provvedimento disciplinare giusto ma per questa vicenda si stanno usando due pesi e due misure. Tatavitto è praticamente onnipresente all’ospedale San Rocco creando molti malumori e disaggi, in alcuni casi anche imbarazzi al personale ma soprattutto ai dirigenti. Ma le problematiche relative all’ospedale sono anche di altra natura, in particolare la carenza endemica di personale infermieristico. Molti infermieri con il contratto a tempo indeterminato sono stati trasferiti in altre strutture a loro più consone, svestendo il nosocomio della forza lavoro fondamentale per poter sopravvivere. Oggi l’ospedale si regge grazie agli infermieri delle ditte interinali e al personale infermieristico libero professionista, arruolato dal servizio sanità penitenzia ed impropriamente utilizzato per la ordinaria turnificazione nei reparti ospedalieri. Senza contare poi le carenze strutturali che stanno creando problematiche logistiche ma soprattutto uno sperpero impensabile di denaro pubblico. A gestire questo settore è un volto noto anch’esso della magistratura contabile, il sessano Raffaele Aceti.
Questi, qualche anno fa, si è appropriato di una somma di denaro che pare sia aggiri intorno ai 300 mila euro, per aver applicato a suo favore una percentuale prevista dall’articolo 92 del dgl 163 per un appalto che, come hanno poi stabilito i giudici contabili, non poteva applicare. Le indagini, infatti, hanno dimostrato questo illecito ed Aceti é stato condannato dalal Corte dei Conti a restituire tale somma. In questa vicenda vi era anche l’ex direttore Balivo che ha restituito il denaro impropriamente avuto, mentre Aceti ha ottenuto una transazione impensabile con la restituzione sullo stipendio per un periodo che pare si aggiri intorno ai venti anni. Il geometra Aceti, ufficialmente è dipendente dell’ufficio tecnico del distretto sanitario di Sessa e distaccato a scavalco presso l’ufficio tecnico centrale, il quale risulta essere il principale responsabile dei procedimenti del 90% degli appalti in funzione dell’azienda, ed il 100% di ciò che accade nel presidio ospedaliero di Sessa Aurunca. Sull’aspetto logistico ha potere massimo, intervento sulla manutenzione, ma le carenze strutturali sono più che evidenti.
Nell’ospedale sessano, infatti, si sono svolti diversi lavori di manutenzione i cui appalti sono lievitati vertiginosamente senza ottenere un risultato, dato che le carenze sono più che evidenti. Tra i tanti appalti vi è quello della ristrutturazione del reparto di psichiatrica. Un appalto aggiudicato per un cifra di circa 350 mila euro. Un cifra già molto elevata per ciò che si doveva effettuare ma attualmente siamo arrivati, con una lievitazione quasi ingiustificabile, alla cifra record di 700 mila euro. Secondo molti, tale struttura è completamente inidonea, con stanze piccole e poca visibilità per la presenza di malati psichiatrici che dovrebbero essere costantemente monitorati. Non si sa nemmeno se l’impianto anti incendio sia collegato ed addirittura, sembra , che tali lavori sono sconfinati oltre l’ospedale, interessando , impropriamente, anche una struttura adiacente che, pare, appartenga alla curia vescovile. Inoltre, nel laboratorio di analisi, dove Tatavitto ancora risulta direttore, sono stati effettuati alcuni lavori di ristrutturazione con atti dirigenziali che, per molti, pare sarebbero dovuti essere effettuati con atti deliberativi, visto l’importo molto esoso. Conclusi tali lavori, dopo l’inaugurazione effettuata dal Tatavitto pochi mesi fa, è già la terza volta che si interviene al rifacimento della pavimentazione. Uno sperpero di denaro pubblico che, non si capisce il motivo non viene attenzionato dalle forze dell’ordine come, invece, succede in altre strutture sanitarie della regione Campania dove sono scattate anche le manette a qualche dirigente. Se passiamo alla manutenzione degli impianti, c’è un appalto centralizzato che è stato rinnovato alla scadenza in attesa dell’espletamento di gara, ma la ditta pare sia latitante, nonostante il bonifico che riceve per le competenze. Nonostante tutte queste problematiche, l’ospedale si regge grazie a persone di buona volontà. In particolare il reporto di oncologia che ha solo quattro posti letto ed un solo oncologo, il dottore Benedetto Zannini.
Un primario oberato di lavoro che ormai ha dedicato la sua vita a mantenere un reparto che, un amministrazione sanitaria attenta dovrebbe potenziare data lo incidenza massiccia di malattie neoplastiche. Paliamo del reparto di chirurgia dove ci sono chirurghi che lavorano in condizioni veramente disumane. Il reparto di cardiologia che si regge grazie al sacrificio del primario Luigi Di Lorenzo. Il primario del reparto di medicina come il dottore Sorrentino, gastroenterologo di fama o il reparto di ginecologia diretto dal professore Felice Guerriro. È solo grazie alla loro abnegazione che l’ospedale di Sessa Aurunca riesce ad andare avanti nonostante le innumerevoli carenze. Ci auspichiamo, che dopo questo primo capitolo che dedichiamo al San Rocco, la politica, quella che vuole il bene della collettività, intervenga ma soprattutto possa essere un motivo per aprire una lente di ingrandimento su una struttura sanitaria dov’è tutti sanno e nessuno parla

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