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Caserta – La città nella morsa di politici “questuanti” e vigili “padroni”

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Caserta (di Nando Silvestri) –  La città nella morsa di politici “questuanti” e vigili “padroni”. Archiviato l’anno vecchio, il 2015 ripropone sistematicamente patetici scenari triti e ritriti per quanto concerne le modalità di raccolta dei consensi in vista delle future scadenze elettorali. In frazioni e quartieri popolari come Rione Tescione capita difatti di accogliere ridicole e grottesche visite private da parte di dirigenti ed assessori che provano affannosamente a catturare l’attenzione dei nauseati cittadini contribuenti attraverso le manovre più bieche e disparate. Il repertorio delle strategie perseguite per alimentare le aspettative  del potere politico è vasto e variegato ma, essenzialmente gretto e meschino, come sempre. C’è chi si nasconde, per esempio, dietro mandatari apparentemente estranei a clientele e congiure di palazzo per estorcere impegnativi consensi sui quali contare speranzosamente. Gentaglia che ha fatto incetta di casacche dei diversi partiti esistenti e che, non potendo indossare quelle dei movimenti politici d’oltralpe, non disdegna la rassicurante protezione di parrocchie ipertrofiche e affariste. Alcuni mentecatti fingono poi di prodigarsi  predisponendo alla carlona la tinteggiatura di qualche muro perimetrale, come quello che cinge i locali ospitanti talune congreghe di anziani del Rione, per il gusto spocchioso di lusingare le formali apparenze senza il minimo ritegno. Secondo molti cittadini, infine, c’è stato chi, pur essendo cresciuto nel Rione Tescione come l’assessore Massimo Russo, non si è mai prodigato per la cittadinanza locale, se non per trasformare, senza peraltro riuscirvi minimamente, comitati di quartiere e locali associazioni in redditizi avamposti a presidio dei propri interessi lavorativi, politici ed economici. Dunque, una processione silente e tediosa di politicanti dello stampo di Russo che cominciano a mettersi in mostra come patetici questuanti dalla livrea bisunta e sdrucita. L’auspicio  di tanti abitanti della periferia è che questi incolti e prevedibili  capitani di ventura della politica casertana, reprobi  come  demoniache presenze spettrali, non si facciano troppe illusioni. La diffusa disaffezione verso i loro mandanti, è oramai un dato di fatto. E’ innegabile pure l’ intolleranza avvertita nei confronti del dottor Del Gaudio, sulla cui storica irriconoscenza, stando ad una diffusa opinione, si potrebbe scrivere un rutilante trattato.  Le rare conquiste della cittadinanza di frazioni e quartieri popolari derivano del resto dall’autogoverno, dal volontariato, dall’encomiabile senso civico di persone attive come il presidente del Comitato di Quartiere “Rione Tescione” Dau e, soprattutto, dalla denuncia. Il resto è un degradante letamaio come la villetta intitolata a Salvo D’Acquisto o la vicina discarica di via Bruno Buozzi. Ci piace, in conclusione, rammentare che un altro sordido espediente attraverso il quale le passate amministrazioni comunali casertane hanno raccolto appoggi e favori nel rione Tescione allettando gli stolti intenti di pochi zotici screanzati, è stato quello di autorizzare supinamente, a dispetto delle norme vigenti, l’accensione di  roghi e falò a piazza Cavour, in occasione dei festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate ricorrenti il 17 gennaio. L’aberrante pratica succitata, interrotta solo nel 2014 da un’ordinanza del sindaco Del Gaudio su denuncia del Comitato Civico Rione Tescione, è sempre stata in contrasto con il D.LGS N.152/06 e SM e con il Testo Unico dell’Ambiente del 2014 perché configura il reato di smaltimento illecito di rifiuti. Tutte le amministrazioni comunali succedutesi, ivi compresa quella attuale, che per anni hanno voluto accattivarsi l’amicizia di pochi facinorosi piromani in tale guisa, hanno sempre commesso un illecito e un sopruso a proprio uso e consumo. Del Gaudio ne prenda atto e mediti sulle invereconde e vergognose parole riferite da un megalomane vigile urbano ad un automobilista, in viale Medaglie D’Oro alle ore 10.30 del 6 gennaio, stando alle quali “la città appartiene a chi la gestisce e la comanda”. Di questi piccini mitomani affetti da deliri di onnipotenza e dei loro poveretti mentori, la comunità può fare volentieri a meno.

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