CASERTA – Analfabetismo mai visto tra gli amministratori casertani

CASERTA (di Nando Silvestri) –  Ostentano meschino e spudorato analfabetismo in pubblico e lo sottoscrivono negli atti amministrativi ufficiali deliberati dalla giunta comunale come se niente fosse. Stiamo parlando, ovviamente, degli amministratori della città di Caserta che oggi, 24 settembre 2014, hanno magistralmente mostrato al mondo intero fin dove è possibile spingere e divulgare senza ritegno l’ignoranza della grammatica italiana: nei documenti governativi ufficiali. Scrivono la parola “biblioteca” con tre “b” e una doppia  a dir poco esilarante e decisamente fuori misura, come i loro grassi deretani e le loro tasche sovraccariche di denaro pubblico. Tornano in mente le parole del duce quando parlava di “gentaglia dedita alla pastorizia che ignorava il metodo della scrittura”. Nulla di più attuale e verosimile fra gli scranni dorati di Palazzo Castropignano dove si annida uno stuolo di cavernicoli che non ha ancora imparato a tenere in mano una penna, scambiata non di rado per una vanga o un rastrello. Se le dialettiche sciancate e sgrammaticate del sindaco Del Gaudio non fanno più notizia da tempo immemore, come del resto l’ignoranza di ritorno che si abbatte quotidianamente sugli amministratori comunali, allora, cosa volete che sia una consonante intrusa? Una più, una meno: è lo stesso affare. Talvolta può diventare difficile attribuire un volto ad un sedere o addirittura distinguere fra i due. Soprattutto per chi una faccia non ce l’ha mai messa perché l’ha definitivamente persa assieme alla dignità. Comunque, un merito a questi signori dai tratti cangianti a metà strada fra i somari e i ridicoli giullari di sorte va sicuramente riconosciuto. Quello di aver saputo sdoganare la vergognosa incompetenza attraverso i ruoli istituzionali. D’ora in avanti chiunque, senza saper leggere né scrivere, potrà aspirare a divenire un presuntuoso amministratore della città della Reggia o, se preferisce, un gallo sull’immondezza. Intanto con le “b” di bifolchi è meglio abbondare, lo diceva pure il Principe della risata.