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CASERTA – Visita del Papa, il Vescovo D’Alise deluso dalla “corsa all’apparire”

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CASERTA – — Quando si presentò alla città sul piccolo palco di piazza Dante, dove fu accolto dai rappresentanti delle istituzioni locali, rivolto essenzialmente a loro disse due cose: «In politica si entra con le mani vuote e si esce con le mani vuote»; e ancora: «Non provate a tirarmi per la giacchetta: voi non strumentalizzate me, io non strumentalizzo voi». Ieri, nel suo appartamento al secondo piano del Palazzo del Seminario, alle orecchie del vescovo di Caserta, monsignor Giovanni D’Alise, arrivava la eco di qualche polemica a pochi giorni dalla visita di Papa Francesco, atteso per dopodomani in città. Da più parti si fa a gara ad elencare problemi e criticità del territorio, ad inviare messaggi negativi. «Quello che sfugge ai più, e la cosa mi addolora – ha detto il vescovo al Corriere del Mezzogiorno – è il senso ed il significato vero di questa iniziativa del Papa. Il suo è un gesto spontaneo, generoso ed inatteso e per questo dovremmo accoglierlo con la grazia della riconoscenza e non appesantirlo di problematicità: lui sa tutto di noi, del nostro territorio. Lui – ha aggiunto – saprà toccare gli argomenti giusti e portarci una parola di speranza».

Vescovo D’Alise, cos’è che le sta dando più fastidio alla vigilia di questo grande evento per la città?
«L’estensione, talvolta esasperata nei temi toccati e nelle modalità di confrontarli. che si vuole dare al significato della sua visita a Caserta. Questa è una realtà difficile e piena di problemi che Papa Francesco, tuttavia, conosce. Da lui, quindi, non possiamo che attenderci parole che spingano tutti ad atti di coraggio e di generosità per imboccare la strada della ripresa».
Lei è qui da due mesi, è peraltro originario di questa provincia. Che idea si è fatta dell’attuale momento? Cosa troverà il Pontefice a Caserta?
«Sono da un lato colpito dalla vivacità di questa città, dalle enormi potenzialità che vedo e che sono ancora in parte inespresse. Ma dall’altro anche negativamente impressionato da una serie di criticità che in occasioni come queste vengono prese a pretesto per far emergere una immagine ancora più distorta dei luoghi».
Ma problemi come disoccupazione e crisi industriale, degrado del tessuto sociale e politico, veleni e Terra dei fuochi, sono temi reali…
«E chi dice di no? Anzi, sono stato io stesso a segnalarli alla Santa Sede in preparazione della venuta del Papa. Per questo mi chiedo: a che serve elencare ad ogni livello queste criticità? Abbiamo bisogno, invece, di parole di sostegno. Di qualcuno che ci unisca e ci indichi la strada per venirne fuori tutti assieme».
A chi o a cosa imputa l’attuale stato di cose nella nostra terra?
«Alla politica, senza dubbio, che aveva un ruolo di guida. ma anche all’uomo della strada e alla stessa chiesa che non esercita sempre la funzione profetica di indicare la strada. Il Papa sabato viene a fare il Papa, annunciando un cristianesimo che comporta scelte nella vita quotidiana di ognuno di noi. E’ per questo che dico che dobbiamo, ognuno per la sua parte, presentarci con un cuore meno ricco di sovrastrutture per comprendere il senso vero della sua visita compiuta in maniera in attesa e in autentica amicizia verso questa terra».
Perché tiene tanto a sottolineare questo concetto?
«Perché è come se ci si attendesse in un’ora di celebrazione per la festa di Sant’Anna che il Papa tenga un comizio. La sua iniziativa, ripeto generosa, non va strumentalizzata per fini politici: è il modo più bieco per salutare la visita di Papa Francesco».
L’appello lanciato alla politica locale nel giorno del suo insediamento è stato raccolto?
«In questi due mesi la mia funzione è stata rispettata, così come io non ho messo bocca in cose che non competono alla chiesa. Ma non posso evitare di registrare segnali allarmanti, che arrivano anche dagli ultimi fatti di cronaca. La politica nelle nostre zone è concepita male, viene utilizzata solo come bieco potere e poche volte è autenticamente al servizio della gente. Noi dobbiamo necessariamente tendere ad una ripresa morale, civile e religiosa».
Cosa si aspetta che resti al territorio ed alle persone della visita di Papa Francesco?
«Sono convinto e spero fortemente che il Santo Padre lascerà in tutti noi la forza per organizzare il coraggio. La consapevolezza di poter organizzare il bene per vincere sul male, che non l’avrà vinta. Dipende solo da noi. Non ci risolleveremo se non avremo per il futuro più attenzione gli uni verso gli altri e rispetto vicendevole». (Cor.Mez)

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un commento

  1. Ma il vescovo D’Alise di cosa è deluso? Forse non ha ancora conosciuto la complessa realtà casertana attanagliata dalle infinite emergenze. Il Papa rappresenta il Pastore, il padre di tutti, è palese che come figli ci si rivolge a lui per fargli presente tutte le nostre istanze che spesso la stessa chiesa locale non ascolta. Il Padre viene a trovare i suoi figli e i figli gli confidano i propri problemi, le proprie ansie. Che c’è di male? Se dobbiamo metterci solo a far festa per la sua presenza, sinceramente preferiamo starcene a casa anzichè scomodarci e avventurarci in una mischia, e star lì ore e ore sotto un sole rovente a rischio di prenderci un’insolazione..