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CAPUA / NAPOLI – Paolo Romano dopo l’arresto si dimette da presidente del consiglio regionale e rinuncia alla candidatura europea. La Procura precisa: non possimao tenere conto delle scadenze elettorali

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CAPUA / NAPOLI – Paolo Romano, da ieri agli arresti domiciliari in un’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere per tentativo di concussione, si dimette da Presidente del Consiglio Regionale della Campania e rinuncia alle elezioni europee, alle quali era candidato per Ncd. Lo annunciano i suoi avvocati, Garofano e Della Pietra.  “La decisione – hanno spiegato i due legali in un incontro con i giornalisti nella sede del comitato elettorale di Paolo Romano, a Caserta – è stata presa “per evitare situazioni d’imbarazzo sia alla Presidenza del Consiglio Regionale, sia al partito”.

LA PRECISAZIONE DELLA PROCURA – In relazione ad alcuni commenti, riportati da organi di informazione, sull’ esecuzione della misura cautelare  personale disposta dal G.I.P. di S. Maria Capua Vetere nei confronti del Presidente del Consiglio Regionale della Campania, Paolo Romano, il Procuratore della Repubblica ed il Presidente dell’Ufficio GIP del Tribunale di S. Maria Capua Vetere respingono fermamente qualsiasi insinuazione sulla scelta intenzionale dei tempi di esecuzione della misura e si limitano a richiamare le dichiarazioni rese sul punto dal Vice Presidente del CSM secondo il quale la frequenza delle elezioni in Italia è tale che “se le iniziative della Magistratura dovessero tenere conto delle ricorrenze elettorali, non vedrebbero mai la luce”; precisano che i tempi di valutazione della richiesta di misure cautelari (circa tre mesi) sono risultati del  tutto congrui e fisiologici rispetto agli ordinari tempi di evasione delle richieste cautelari, alla complessità dei fatti oggetto delle accuse contestate ed alla mole^pvvero notevole, della documentazione acquisita e  del materiare probatorio raccolto; sottolineano, inoltre, che la misura cautelare in questione è stata disposta con assoluta tempestività, tenuto conto della complessità della vicenda, dei carichi di lavoro della Procura e dell’Ufficio G.I.P., sottodimensionati, quanto agli organici dei magistrati e del personale di cancelleria, rispetto al numero dei  procedimenti, anche di maggiore complessità e rilevanza sociale, che richiedono tutti, nelle varie fasi
processuali, una sollecita definizione.

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