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NAPOLI / CASERTA / ISERNIA – Contrabbando di gasolio, 19 arresti e 55 perquisizioni: ecco tutti i nomi. L’inchiesta tocca anche l’Alto Casertano

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CASERTA / NAPOLI – Contrabbando di gasolio, la maxi operazione della Guardia di Finanza e della Polizia Stradale ha permesso di disarticolare l’associazione criminosa, i conducenti e i beneficiari finali. Pochi giorni fa sono stati eseguiti in provincia di Napoli, dove sono scattate le manette ai polsi di 16 indagati, a Isernia, con due catture, ed a Trieste, dove a finire in cella è toccato a un basista. Contemporaneamente,  sono state seguite 55 perquisizioni a Napoli, Caserta, Isernia, Teramo, Imperia e Trieste, mentre nel corso delle indagini sono state sequestrate 5 autocisterne, intercettate in flagranza di traffici di contrabbando, cariche di complessivi 142.740 litri di gasolio in evasione di 120.000 euro di imposte non pagate per accise su prodotti energetici ed IVA, nonché di 89.000 euro in contanti. L’indagine ha consentito di ricostruire complessivamente l’effettuazione di 72 trasporti, per una movimentazione complessiva di circa 2.200.000 litri di gasolio, sui cui gravavano 1.300.000 euro di accise e 750.000 euro di IVA.

SDINO ANTONIO del 77 di  VOLLA;  SCOGNAMIGNO SLAVATORE del 60 di NAPOLI;  MAURO MARIO del 55 di NOLA;  LAURO ANTONIO del 60 di NAPOLI; COZZOLINO ALBERTO dell’87 di PORTICI; DRIZZINA DENIS del 67, Albanese; BIRRA PASQUALINO del 73 NAPOLI; SCOGNAMIGLIO FERDINANDO del 57 di NAPOLI; CERCIELLO ANGELO del 61 di MARIGLIANO; CUOZZO ANTONIO del 64 di NAPOLI; CUOZZO VINCENZO dell’89 di NAPOLI; PICCOLO GENNARO del 53 di CASALNUOVO; IACONE GIOVANNI del 54 di POMIGLIANO D’ARCO; REA ROSARIO del 70 di  NAPOLI; SPIZZUOCO ANTONIO del 62 di SANT’ANASTASIA; PANICO MARIO del 62 di CERCOLA; MORELLI LEONARDO del 76 di ISERNIA; MAURO GIOVANNI dell’83 di NOLA; MORELLI MARCO dell’84 di ISERNIA.

Questi i nomi delle persone colpite da ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Procura di Firenze. L’accusa ha ritenuto il supremo dell’organizzazione Mario Mauro che metteva a disposizione la società Gi.li.an. sas. Altre menti del gruppo, con vari compiti, erano Scognamiglio Salvatore; Sdino Antonio; Mario Panico (con la l’impresa me.pa. srl) e Lauro Antoni. L’inchiesta nasce da un incidente stradale mortale; fu in una galleria dai contrabbandieri. Fu omicidio volontario: sono sicuri di questo il Procuratore della Repubblica di Prato Piero Tony e il suo Sostituto, Antonio Sangermano, mentre ricostruiscono  l’evento drammatico che il 22 settembre 2012 costò la vita a Francesco Spinelli, 35enne cosentino.   Il fatto originò l’indagine appena conclusa con 19 mandati di cattura, due dei quali spiccati dal Gip Luca D’Addario a carico dei conducenti di un autotreno che, sulla carta, avrebbe dovuto trasportare latte ma che invece, al suo interno, aveva 27mila litri di gasolio. E quando il rimorchio andò a fuoco, in A1, all’interno della galleria Croci di Calenzano, fu subito evidente che di latte non si trattava e le indagini che sono seguite, condotte inizialmente dalla Polizia Stradale di Firenze e poi dalla Guardia di Finanza del capoluogo toscano, hanno permesso di scardinare un’agguerrita associazione per delinquere, specializzatasi nel contrabbando di gasolio per autotrazione, acquistato a prezzi stracciati in alcuni paesi dell’Est e poi trasportato in Italia, ma non solo, a bordo di cisterne alimentari.

Il 22 settembre 2012, alle 2 e 58 del mattino, l’autotreno condotto da due autisti campani, Pasqualino Birra e Ferdinando Scognamiglio, subì un incendio originatosi dal surriscaldamento dei freni e propagatosi dai pneumatici ai parafanghi e poi alla struttura. I due fermarono il camion all’interno della galleria delle Croci, sull’Autosole, nei pressi di Calenzano: secondo l’accusa sganciarono il rimorchio, parcheggiarono la motrice una ventina di metri più avanti, e si dettero alla fuga facendo sparire quante più prove possibili, lasciando che le fiamme e il fumo creassero un muro all’interno del lungo tunnel di fine valico, senza segnalare il pericolo, senza chiamare i soccorsi. Seguirono diversi tamponamenti, che hanno visto coinvolti complessivamente 12 mezzi pesanti e tre autovetture, fino a quando il camion condotto da Francesco Spinelli si schiantò sui veicoli già incidentati, restando incarcerato tra le lamiere del suo trattore stradale. L’autopsia, eseguita dal dottor Brunero Begliomini, ha stabilito che lo sfortunato autista rimase incastrato con le gambe sotto il cruscotto, tentò di proteggersi dai fumi con un sacchetto di plastica e morì tra sofferenze indicibili.
Secondo il Pubblico Ministero Antonio Sangermano, Spinelli morì perchè Pasqualino Birra e Ferdinando Scognamiglio si preoccuparono solo di scappare, dopo aver cercato di cancellare le tracce delle proprie malefatte. Dunque, accettarono consapevolmente il rischio che qualcuno potesse morire: concorso in omicidio volontario, articoli 110 e 575 del codice penale.

Come se non bastasse, il camion dei pirati non era coperto da assicurazione e trattandosi di una cisterna alimentare, nessuna norma di sicurezza prevista per il trasporto di sostanze pericolose è stata rispettata.
La Polizia Stradale di Firenze Nord impiegò ben poco a comprendere che dentro il rimorchio andato a fuoco non c’era latte: scattarono le prime intercettazioni telefoniche per individuare i due pirati della strada, ma quando divenne chiaro che si trattava di contrabbando, il PM Sangermano alzò il telefono e chiamò in aiuto le Fiamme Gialle, i cui investigatori, nel breve volgere di alcune settimane, delinearono un quadro inquietante: quel rimorchio carico di gasolio era solo uno dei tanti convogli contrabbandati, acquistati in Polonia, Slovacchia e Slovenia dall’associazione criminale transnazionale radicata in Campania e diretta da Mario Mauro, Salvatore Scognamiglio, Antonio Sdino, Mario Panico e Antonio Lauro. Utilizzando mezzi e documenti della di una società intestata alla figlia di Mario Mauro, la GILIAN, simulavano trasporti di derrate alimentari, evitando di pagare imposte per due milioni e mezzo di euro.

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