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Piedimonte Matese – Spaccio di droga, condannata intera famiglia: 22 anni di carcere e 154mila euro di multa

Piedimonte Matese – Si è concluso il processo di secondo grado a carico di sei giovani piedimontesi accusati di spaccio di droga. Erano caduti nella rete dei carabinieri della Compagnia di Piedimonte Matese lo scorso mese di febbraio 2022 quando vennero arrestati, insieme ad altre due persone, anche loro dell’area del Matese. Vennero riconosciuti colpevoli dal giudice del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, del delitto di detenzione a fini di spaccio e cessione di sostanze stupefacenti, del tipo marijuana, hashish, cocaina e crack. I difensori hanno proposto ricorso in Appello presso il Tribunale di Napoli, pochi giorni fa la sentenza di secondo grado:
Pasquale Junior Cancelmo 3 anni e 1 mese (22mila euro di multa)
Salvatore Pone 6 anni (24mila euro di multa)
Monica Nasti 4 anni e 3 mesi (43mila euro di multa)
Livia Di Lillo 3 anni e 5 mesi (25mila euro di multa)
Vincenzo Di Lillo 3 anni 1 mese (22mila euro di multa)
Sara Di Lillo 3 anni e 1 mese (18mila euro di multa).
L’indagine condotta dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Piedimonte, che consentì di far emergere l’operatività di una piazza di spaccio presso il rione IACP frazione di Sepicciano di Piedimonte Matese, gestita da alcuni residenti, tutti originari del comune matesino. L’indagine, iniziata nell’agosto 2019 a seguito di una mirata e pervicace attività di controllo del territorio e protrattasi sino a dicembre 2021, consentì di ricostruire il modus operandi degli indagati e di individuare il loro canale di approvvigionamento. I soggetti nei cui confronti sono emersi gravi indizi delle condotte di spaccio, che dovranno essere verificati nel corso del giudizio, erano tutti percettori di reddito di cittadinanza ed investivano, per lo più, i proventi dell’attività delittuosa ed i sostegni economici elargiti dallo Stato per l’acquisto delle sostanze stupefacenti  che rivendevano  generalmente  all’interno  delle proprie  abitazioni, divenute punto di riferimento di numerosi assuntori provenienti da tutta la zona dell’alto casertano. Attraverso attività di intercettazione telefonica, escussione degli acquirenti, servizi di osservazione, controllo e pedinamento nonché sequestri di stupefacente, è emerso che il contesto ambientale era ritenuto dagli indagati e dagli acquirenti luogo protetto ed impermeabile alle investigazioni, e consentiva loro di agire con estrema spregiudicatezza anche nel periodo in cui vigevano le più restrittive norme sulla libera circolazione. Nel corso del primo lockdown, infatti, le vendite al dettaglio proseguivano con ritmi incalzanti.  Nella maggior parte dei casi, gli acquirenti si recavano anche più volte al giorno senza preavvertire presso le abitazioni degli indagati essendo certi di poter trovare la sostanza stupefacente. In altre circostanze, nel tentativo di eludere le investigazioni utilizzavano un linguaggio convenzionale come ad esempio “pane cotto o pane crudo”, “zucchero”, “panettoni”, “piccolo o grande”, “sacchi di colla”, “filoni di pane”, “cioccolata”, “piantine rampicanti”, “pacchi di battiscopa”, “latte” ed altro ancora.
Nella stessa vicenda vennero coinvolti anche Cristian Sapone e Cira Cancelmo condannati in primo grado (attraverso rito ordinario) rispettivamente alla pena di 6 anni e 11 (30mila euro di multa) e  1 anno e 8 mesi (5mila euro di multa).

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