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foto di repertorio

Sessa Aurunca – Furti, tre incappucciati all’assalto del depuratore di Baia Domizia

Sessa Aurunca – I malviventi sono entrati in azione la notte scorsa nel territorio di Baia Domizia, località balneare di Sessa Aurunca. I soliti ignoti sono riusciti a penetrare all’interno della struttura del depuratore comunale portando via una grossa quantità di cavi di rame. Ad agire sarebbe stata una banda composta di almeno tre malviventi. Il sistema di video sorveglianza ha ripreso tre uomini con il viso coperto da passamontagna che hanno agito con rapidità e professionalità. Quando è scattato l’allarme sul posto sono arrivati i carabinieri della locale stazione ma i malviventi erano già scappati facendo perdere le proprie tracce.  Poco dopo i militari dell’arma del nucleo operativo e radiomobile – guidati dal capitano Russo – hanno intercettato un uomo – immigrato dall’India – alla guida di un veicolo commerciale con un carico di circa 1000 chilogrammi di cavi di rame. L’uomo è stato denunciato per ricettazione. Le indagini continuano.
Il furto di rame resta il “lavoro facile” di piccole bande capaci di recuperarlo e di immetterlo sul mercato nero dove i prezzi permettono importanti guadagni. Ecco perché è ormai noto come oro rosso. Furti o atti vandalici che, spesso, vanno a sostanziare una filiera illecita e ramificata che ha i suoi canali di smercio in Italia come all’estero. Ci sono vere e proprie bande di ladri di rame, organizzate in gruppi di specialisti con compiti precisi e ben addestrati, oltre che ben equipaggiati, perché non basta rubare, occorre anche trasportare, possibilmente senza dare tanto nell’occhio, e smerciare al miglior offerente, in genere ricettatori di professione o al servizio di bande di criminali. I ladri di rame, sono italiani e stranieri, in genere rumeni, ma nel furto la nazionalità non c’entra. Una tonnellata di rame vale circa 7 mila euro, 700 al quintale. I fili elettrici sono i più ricercati, specie quelli delle linee dei treni, i più appetiti perché di ottima qualità. Il business è in aumento, anche se in aumento sono anche i controlli e i deterrenti.
Perché si ruba il rame:
Il rame raffinato, ovviamente, ha un costo elevato che deriva anche dalla grande quantità di energia usata in tutte le varie fasi che vanno dall’estrazione fino alla raffinazione elettrolitica. I rottami di rame (il cosiddetto rame da riciclo), invece, presentano un costo di gran lunga inferiore in quanto non richiedono neppure il processo di raffinazione perché già sono costituiti da rame puro. L’Italia è uno dei principali paesi che utilizza il rame, grazie alla sua bassa durezza e alla facilità di lavorazione, per cavi e fili elettrici, per tubature, in edilizia, in campo artistico, come scambiatore di calore, per oggetti d’arredamento, per utensili vari per la cucina, e così via. Viene usato anche in aggiunta all’acciaio per migliorare la resistenza alla corrosione atmosferica di questa lega.
Questa ampia versatilità fa sì che il rame di recupero, cioè quello proveniente dallo smantellamento di impianti elettrici, tubature, avvolgimenti di motori elettrici, rubinetti, ecc., è soprattutto quello rubato, sia molto richiesto per i bassi costi che richiede il suo riciclo perché, non dovendo essere raffinato, passa direttamente in fonderia. È presto detto che per evitare i furti di rame ci vorrebbe da parte dello Stato nazionale o da parte dei vari paesi UE un controllo sulle Industrie che lo producono o su quelle che lo importano, istituendo una riscontro della filiera così come avviene per gli alimenti.

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