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CASERTA – Crisi economica, i fondamenti economici e morali dell’euroscetticismo

CASERTA – Quasi tre anni fa circa cento economisti mondiali divulgarono un trattato dal sapore squisitamente sibillino nel quale ammonivano le artificiose linee di austerità della politica economica proposte dalla UE. La lettera, a torto sottovalutata e disconosciuta, allertava le nazioni  in ordine agli imminenti pericoli della politica restrittiva da sempre imposta dall’UE e ai fondati rischi di deflagrazione dell’Area Euro, sottolineando soprattutto la minaccia della speculazione, della caduta occupazionale e del potere d’acquisto che un tale orientamento provocava ineluttabilmente. Oggi, non si può evitare di convenire con i 100 economisti suddetti visti gli indiscutibili prolassi economici, strutturali e congiunturali caratterizzanti la quasi totalità dei paesi europei, la recessione dilagante, la diffidenza annosa e radicata del Regno Unito e le rivendicazioni peraltro plausibili dei crescenti movimenti nazionalisti di Ungheria e Bulgaria. La gravissima crisi economica globale e la connessa crisi della zona euro, non si risolveranno attraverso tagli ai salari, alle pensioni, allo Stato sociale, all’istruzione, alla ricerca, alla cultura e ai servizi pubblici essenziali, né attraverso un aumento diretto o indiretto dei carichi fiscali sul lavoro e sulle fasce sociali più deboli. L’Europa, così come è stata distrattamente concepita, preconizza elementi di autofagocitazione, essendo ridotta ad un accrocchio di misure che da lungo tempo non fanno altro che acuire contrasti e contraddizioni ora divenute insanabili. L’Unione Europea è ridotta ad una mera “associazione monetaria” priva di omogeneità politica, giuridica, economica ed istituzionale, destituita di ogni lucida credibilità. Grazie alla miopia dell’Unione Europea stiamo perdendo i benefici del settore primario e le diverse  proficue esternalità ad esso connesse, da sempre rivelatisi fattori strategici per la crescita del nostro paese. Ma stiamo anche sacrificando, al medesimo tempo, le imprese nascenti, le risorse turistiche, le bellezze naturali e le iniziative imprenditoriali autoctone per favorire le lobbies del potere economico e finanziario che trovano nei cupi meandri della  prolissa legislazione europea e delle clientele di turno spazi favorevoli e cunicoli bui che conducono alla siderale concentrazione di redditi e risorse. Lo sosteneva anche il premio Nobel americano per l’economia Joseph Stiglitz, il quale non esitò neppure un attimo ad esternare le proprie perplessità sul carattere incompleto, sommario e superficiale della “coesione europea” che si andava delineando già qualche anno fa e che, invece, tanto piace così com’è, untuosa e virtuale, al nostro presidente della repubblica quando ne parla a sproposito tanto per avallare il confortevole status quo di chi come lui se ne avvale a scapito di altri. O si costruisce l’Europa dei Popoli tenendo in debito conto le loro differenti esigenze, oppure l’Unione seguiterà ad avvitarsi irreversibilmente sulla plutocrazia dei potentati finanziari dei quali è attualmente  ostaggio ed espressione marchiana. Onore alla vittoria di tutti quei movimenti che antepongono la Rinascita Nazionale all’illusione dell’armonizzazione, pregna soltanto di distruttiva omologazione amministrativa. Onore a chi ripudia l’ipocrisia del debito cumulato per finanziare i privilegi di banchieri, mistificatori e burocrati che fanno dell’Euro una perenne rendita appetitosa e della miseria uno squallido strumento di propaganda elettorale predisposto ad hoc dai fautori della democrazia onnivora e sanguinaria. Onore all’Islanda che ha respinto a denti stretti il monetarismo usuraio internazionale senza legarsi alla BCE, alla Banca Mondiale e al FMI come farebbero le remore con gli squali, riappropriandosi così della dignità nazionale, dell’autodeterminazione e dei diritti della sua gente. Sono lontani i tempi in cui dalle paludi nascevano economie forti, liberali, sociali e durature avendo l’Europa incentivato un  veloce processo di annichilimento in direzione opposta che occorre scongiurare a qualunque costo. (Nando Silvestri)

 

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