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Capua / San Tammaro – Katia fu uccisa dal marito, Emilio condannato a 27 anni di carcere

Capua / San Tammaro –  I giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere hanno deciso che ad uccidere Katia Tondi fu il suo stesso marito. Con questa convinzione, infatti, hanno inflitto una pena di 27 anni reclusione ad Emilio Lavoretano. Soddisfazione è stata espressa dai familiari della vittima che si sono costituti parti civili affidando la loro difesa all’avvocato Gianluca Giordano.
Il 20 luglio 2013, Emilio Lavoretano,  avrebbe effettuato una chiamata al 113 in cui avrebbe affermato: “Sono stato io.”.  Lui, Emilio, che sicuramente ricorrerà in appello contro la sentenza di primo grado, si è sempre dichiarato innocente.

La sua testimonianza davanti ai giudici.
“Trovai una forzatura vicino alla serratura della porta. In casa mancavano alcuni monili in oro ma lasciarono un salvadanaio dove avevo i miei risparmi. So solo che mi hanno ucciso mia moglie e da sei anni cerco di avere una risposta e penso tante cose. Tornai a casa, la porta era aperta di una ventina di centimetri. Avevo con me le buste della spesa e mi aiutai con un piede. Vidi il corpo di Katia a terra. Mi precipitai su di lei, la presi tra le braccia. Poi corsi a chiamare la vicina di casa, Maria Rosaria Rossi. Lei entrò in casa e mi disse che non c’era polso. ‘Chiama l’ambulanza’ mi disse. Nel frattempo io stavo in cucina dove c’era mio figlio che piangeva. Fu Rosaria, nel voltarsi, a farmi notare che la camera da letto era sotto sopra. ‘Che hanno combinato?’, esclamò. Andai a vedere e poi tornai in cucina”. Poi la chiamata al 118, per ben 2 volte, e quella alla polizia che sembra aprire uno scenario nuovo su cui la Procura vuole far luce anche se Emilio ha riferito in aula “ho detto venite che sta tutto sotto sopra”. Solo all’arrivo del 118 “mi sono reso conto che Katia era morta.  Con un bambino piccolo era difficile. Ed anche le amicizie pregresse, come quella con il fratello di Katia, Antonio Tondi, e con la cognata, Lina Ginestra, erano andate man mano diradandosi. Prima andavamo spesso a mangiare una pizza insieme poi dopo la nascita del bambino Katia, che era molto premurosa, sgridò il figlio di Antonio perché urtò la culla e da quel momento non ci siamo più frequentati, anche se io continuavo a sentire il fratello. 

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