Ultim'ora

PIGNATARO MAGGIORE – Omicidio Abbate, chiesto l’ergastolo

PIGNATARO MAGGIORE – Chiusa l’istruttoria dibattimentale del processo per l’ omicidio di Raffaele Abbate, avvenuto il 27 marzo del 2000  a Pignataro in una villetta in località Partignano. La vittima era il padre  del pentito Tonino  Abbate, commissionato dai casalesi ed eseguito dal gruppo di Pignataro del clan Lubrano- Ligato per vendetta. Il pubblico ministero Liliana Esposito nella mattinata di ieri ha concluso chiedendo il carcere a vita per i due imputati rimasti alla sbarra: per Pietro Ligato e per il padre Raffaele difesi dagli avvocati Carlo De Stavola e Nicola Filippelli.  In merito a questo delitto sono stati sentiti dalla Dda diversi collaboratori di giustizia tra cui anche il figlio della vittima massacrato proprio per fermare il figlio Antonio che aveva incominciato a collaborare con la Dda.
Le dichiarazioni di Antonio Abbate arrivarono come un fiume in piena travolgendo anche i vertici del clan dei casalesi che tentarono di stopparlo di intimidirlo uccidendo il padre. Abbate riferì alla corte nel corso di un suo breve interrogatorio  davanti alla corte d’assise del tribunale di Santa Maria Capua   sui fatti che egli aveva appreso circa la morte del proprio genitore. Un interrogatorio lampo solo su alcune questioni e chiarimenti chiesti dalla difesa dei due imputati Raffaele e Pietro Ligato.  Abbate disse di aver appreso della morte del proprio genitore quando era detenuto   e che a parlargliene fu proprio sua madre. Dai fatti che egli ebbe modo di apprendere ebbe il sospetto che i killer erano riusciti a capire gli spostamenti di suo padre che si era trasferito a vivere a Giugliano dove aveva un altro appartamento grazie all’amicizia e al vicolo di parentela che vi era tra la sua famiglia e i Ligato in quanto erano cognati per aver spossato due sorelle. All’epoca dei fatti il figlio minorenne di Antonio Abbate frequentava Giuseppe Pettrone. I sicari sapevano quando Raffaele Abbate sarebbe rientrato a Pignataro per andare a controllare la sua tenuta dove infatti venne ucciso quasi sotto gli occhi della moglie la signora Teresa Lubrano.
Raffaele Abbate fu ucciso per fermare il collaboratore di giustizia  che aveva incominciato a parlare di numerosi fatti di sangue. Le parole del pentito del gruppo Lubrano fecero scattare numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere anche a carico dei casalesi. Il gotha del clan decise di rivolgersi proprio ai Ligato, Raffaele e Pietro, che avevano fatto parte del gruppo di Pignataro per preparare e portare a termine l’agguato mortale. Essi conoscevano i luoghi e sapevano come spostarsi sul territorio da loro controllato. L’istruttoria dibattimentale inoltre è servita a  ricostruire tutte le alleanze condotte nel corso degli anni dal clan Lubrano-Ligato, legato ai clan mafiosi e nello specifico a quello dei Corleonesi, attraverso la famiglia Nuvoletta di Marano ( tanto che Luciano Liggio, Totò Riina e Bernardo Provenzano, passarono dei periodi di latitanza proprio a Pignataro Maggiore. I Lubrano, infatti, grazie al matrimonio tra Raffaele Lubrano e Rosa Nuvoletta, si erano imparentati con la cosca napoletana.
maria giovanna pellegrino

Guarda anche

Marzano Appio – Male incurabile, muore la maestra Eva. Un mese dopo il marito

Marzano Appio (di Nicolina Moretta) – La Maestra Eva Spaziano è deceduta all’età di 85 …