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foto di repertorio

Reggio Calabria / Sessa Aurunca – Appalti e mafia, importante vittoria di Corbo in Cassazione: no all’arresto

Reggio Calabria / Sessa Aurunca – I giudici della Cassazione, sesta sezione penale, hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, avverso l’ordinanza del tribunale del riesame di Catanzaro che aveva restituito la piena libertà all’imprenditore di Sessa Aurunca, Roberto Corbo. I giudici romani hanno confermato la decisione del tribunale del riesame che, alcuni mesi fa – esattamente lo scorso 23 gennaio, – aveva annullato l’ordinanza cautelare in carcere eseguita contro l’imprenditore Corbo, collocato nel carcere di La Spesia, over rimase per 17 giorni, fino alla pronuncia del riesame.
E’ importante precisare che il procuratore generale della Cassazione ha chiesto lui stesso, ai giudici, di respingere il ricorso proposto dalla Procura calabrese. E’ stata quindi accolta la tesi dell’avvocato Ciro Balbo, difensore dell’indagato. La cassazione ha ritenuto l’assenza di prove concrete per giustificare la conferma della misura cautelare. L’imprenditore di Sessa Aurunca era stata arrestato alcuni mesi fa con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, nella maxi-operazione della Dda di Reggio Calabria e dei Ros dei Carabinieri che portò all’emissione di 169 provvedimenti restrittivi della libertà personale per altrettanti esponenti, interni ed esterni, della ‘ndrangheta crotonese. Corbo è un imprenditore di Sessa Aurunca, titolare della Corbo Group S.p.a., che, stando a ciò che indica un sito di questa società, avrebbe la sua sede principale in via Lucilio a Sessa Aurunca, e la sede distaccata in via Gabriotti a Umbertide, in provincia di Perugia. “La vicenda nasce da una banale intercettazione  telefonica – precisa l’avvocato Balbo – che però non ha trovato alcun riscontro nel prosieguo dell’inchiesta per poter immaginare che ci potesse essere da parte del Corbo una copertura della sue società ad affari illeciti posti in essere dalle cosche calabresi. La cassazione – continua Balbo – ha in maniera definitiva sancito che i pseudo indizi di colpevolezza sono insussistenti, in ogni mondo comunque tali da non giustificare una misura cautelare. Adesso  – conclude il difensore – l’imprenditore Corbo si attende identiche pronunce favorevoli anche dagli organi amministrativi, per poter continuare a lavorare con la stessa onestà che finora lo ha caratterizzato”.

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