CAPUA (luigi cobianchi) – Da oltre un anno e mezzo, nel silenzio più assordante di coloro che – per ruolo o appartenenza – pur ci si sarebbe aspettati di sentire, si sta consumando una vera e propria strage.
Non di uomini, vivaddio, e neanche di animali, ma di esseri altrettanto viventi: i secolari esemplari di Pinus pinea che bordavano la SS. 7 “Appia” ben nota e conosciuta ai casertani – e non solo – rappresentando la principale via di collegamento tra Capua e le località di mare più ambite della “fu” Provincia di Terra di Lavoro, Formia e Gaeta, passando per Città e Comuni colmi di storia e tradizioni, tra cui Sparanise, Falciano del Massico, Sessa Aurunca. Un tratto di strada che, in parte cosp icua, ricade nel tenimentodell’attuale Provincia di Caserta.
Sull’altare delle esigenze di un fantomatico modernismo, per allargare la carreggiata soprattutto al fine di realizzare le famigerate rondeau – tanto care alle amministrazioni locali per i fondi comunitari e regionali che la loro realizzazione attrae, quanto
pericolose per la circolazione, ove non correttamente realizzate – si stanno sacrificando preziosi esemplari botanici, che ci venivano invidiati dagli esperti di tutto il mondo. Non trovano pace gli utenti dell’Appia: – dapprima vessati dagli autovelox del tipo “Photored” che, in un periodo non troppo a noi lontano, cominciarono a spuntare come i funghi dopo una pioggia, per l’arricchimento (illecito) di pochi e la privazione della gioia di trascorrere financo una giornata al mare per le tante sfortunate vittime che, al ritorno a casa, si vedevano recapitare multe, frutto di limiti di velocità assurdi, mai sottoposti al vaglio delle competenti Commissioni Ministeriali, imposti con l’unico scopo di far cassa; ed oggi perseguitati delle rotonde, altrove utili, qui assolutamente abusate (due nello spazio di quattrocento metri solo in prossimità del Comune di Francolise) le quali, oltretutto, pessimamente segnalate, rappresentano un gravissimo pericolo, che aumenta a dismisura nelle ore notturne ed in inverno, specie lì dove, come tra il km 177 ed il km 182, non è infrequente trovare banchi di nebbia.Sta di fatto che, con le solite procedure all’italiana (piano piano, così nessuno se ne accorge) i bellissimi Pini “napoletani”, onore e vanto della nostra terra, simbolo evocativo della romanità della “Regina Viarum” stanno venendo giù uno ad uno.Per motivi di sicurezza, si tenta di argomentare, per limitare i danni derivanti da impatti accidentali, in caso di uscita fuori strada.
Ma, all’uopo, non sarebbe bastato dotare i bordi della strada, per tutto il percorso – vista la sua importanza e l’elevato traffico che la contraddistingue – di barriere di recinzione di ultima concezione, plurinervati, opportunamente vincolati al suolo, realizzati con acciai speciali ad elevato modulo elastico?
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