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Riardo – Alberi distrutti nell’oasi Ferrarelle: Cerbone davanti ai giudici: scarica la colpa su tecnici e impresa

Riardo – “Io sono l’amministratore delegato di Ferrarelle, mi occupo di ben altro. Non certamente di uno scavo all’interno della nostra proprietà.” Questo, in estrema sintesi, il concetto espresso da Giuseppe Cerbone, amministratore delegato di Ferrarelle, durante la sua deposizione nell’ambito del processo in corso a Santa Maria Capua Vetere. Cerbone, in sostanza, ha scaricato le responsabilità su tecnici ed esecutori dell’intervento che ha condotto sotto processo i vertici dell’azienda di Riardo. E’ stata, l’ultima, una udienza lunga nella quale l’escussione di Cerbone ha occupato una fetta importante. Il processo presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, per fatti accaduti nel 2011, continuerà il prossimo gennaio con altri testimoni.
Sarà il giudice Cesare a scrivere la sentenza sulla vicenda che vede coinvolti i vertici dell’azienda riardese, famosa nel mondo per le sue bollicine. Tutto nasce – secondo l’accusa – da violazione delle norme che proteggono i boschi. I carabinieri sequestrano il cantiere e denunciarono diverse persone; coinvolti, a vario titolo, nella vicenda anche Carlo Pontecorvo in qualità di titolare del fondo; Michele Pontecorvo, in qualità di conduttore del sito; l’architetto Gabriella Frulio, direttrice dei lavori; l’ingegnere Sabina Piras, responsabile della sicurezza; Marco Cascella, titolare della Lande srl, ditta esecutrice dei lavori.
Secondo gli inquirenti, le persone coinvolte nei fatti, si sarebbero rese responsabili – a vario titolo – di violazioni delle norme che regolano la sicurezza sui cantieri e suoi luoghi di lavoro. Inoltre i carabinieri guidati dal maresciallo Pasquale Mariano, hanno contestato l’accusa di violazione dell’articolo 142 del codice penale per violazione di norme ambientali avendo eseguiti lavori in un bosco senza l’autorizzazione della Soprintendenza. Secondo l’accusa gli alberi distrutti sarebbero stati oltre 2mila. Inoltre, la Procura accusa gli imputati di aver violato l’articolo 734 del codice penale, ossia per distruzione o deturpamento di bellezze naturali.
Tutto prende avvio quando per realizzare un condotto fognario le ruspe entrarono in una vasta area boscata, realizzata dalla comunità Montana del Montemaggiore fra il 2006 e il 2007, praticamente nell’area dove poi l’azienda ha realizzato la Masseria delle Sorgenti. Il successivo sopralluogo dei carabinieri accertò, sul cantiere, l’assoluta assenza delle norme di sicurezza e la violazione delle norme sui vincoli boschivi. Per queste ragioni scattarono i sigilli al sito con il successivo blocco dei lavori. Inoltre Ferrarelle, probabilmente per “non perdere tempo” con le autorizzazioni, avrebbe presentato, in comune, una semplice Dia (un documento in cui si comunicava l’avvio dei lavori per la condotta) dove venne indicato un tracciato diverso da quello effettivamente poi realizzato. Il tracciato indicato nella Dia non prevedeva l’invasione del bosco che invece è stato poi venne squarciato dalle ruspe. Ora su questi fatti si pronuncerà il giudice di Santa Maria Capua Vetere.

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