Ultim'ora

CASERTA – Troppi i siti avvelenati in tutta la provincia, sconcertante la relazione della Procura

CASERTA – È ancora alta l’emergenza ambientale in Campania, persistono su tutto il territorio regionale centinaia di siti contaminati e mai bonificati, discariche usate dalle associazioni criminali per sversarci rifiuti tossici di ogni tipo tra cui rifiuti urbani, materiale proveniente da attività produttive, veleni di industrie di altre regioni ecc… Questo è quello che si evince dalla relazione della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, a firma del Procuratore Maria Antonietta Troncone, e consegnata alla Commissione Parlamentare Ecomafie il 25 ottobre scorso nel corso di un incontro avuto alla prefettura di Napoli. Proprio in questi giorni alcuuni membri dell’organismo d’inchiesta coordinati da Alessandro Bratti hanno effetttuato numerosi sopralluoghi nelle province di Caserta. Un attento missione è sttata effettuata a Bellona dove a luglio hanno bruciato per giorni i rifiuti speciali e urbani abbandonati presso l’ex impianto di lavorazione dell’immondizia dell’Ilside, società in liquidazione, che non è mai stato messo in sicurezza, né bonificato. La Procura ha reso noto che per la mancata bonifica del sito, dove si calcola siano presenti 4500 tonnellate di rifiuti, di cui 1.500 di rifiuti urbani e speciali e 3.000 di rifiuti combusti, sono indagate cinque persone. Nel casertano i dati sono veramente allarmanti sono 1285 i siti attualmente contaminati e potenzialmente contaminati del Casertano, ricompresi nel Piano Regionale di Bonifica; presso il Dipartimento dell’Arpac di Caserta sono attive circa 400 procedure per l’effettuazione di indagini preliminari al fine di attuare le necessarie misure di prevenzione nelle zone interessate dalla contaminazione. Le tante bonifiche che dovevano essere effettuate sono bloccate da molti anni. Anche per quanto riguarda la situazione delle depurazione delle acque  ci sono forti criticità la Procura infatti spiega che «i controlli effettuati dall’Arpac sugli scarichi delle acque reflue urbane, sulle acque reflue industriali e sulle acque reflue equiparabili alle domestiche, hanno evidenziato alcune lacune relative alla carenza di normativa regionale per gli scarichi provenienti da agglomerati urbani con meno di 2000 abitanti, che in mancanza di adeguamento della Campania alla normativa nazionale, sono lasciati liberi di autoregolarsi ed in molti casi si è verificata l’apertura dell’impianto di depurazione per i quali poi nel prosieguo è mancata una adeguata manutenzione, stante l’impossibilità del comune di piccole dimensioni di accollarsi i relativi costi. Ciò ha comportato il deterioramento di tali opere e un notevole  sperpero di denaro pubblico».