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CASERTA – Veleni industriali venduti come fertilizzante agricolo. Blitz della polizia

CASERTA  – Un nuovo blitz delle forze dell’ordine mette in evidenza la doppia sciagura che da decenni colpisce Terra di Lavoro: l’assenza di  intelletto  nelle menti della classe politica e in quella criminale.

Già, anche avere gruppi criminali senza cervello è una grave sciagura. Se la malavita organizzata avesse avuto un minimo di intelligenza e lungimiranza, allora non avrebbe avvelenato la terra e l’acqua della provincia di Caserta.

Se avesse avuto intelletto avrebbe scelto altri posti per perseguire i propri interessi criminali, cercando di salvare, almeno, il mondo in cui loro stessi vivono.

Purtroppo ciò non è avvenuto. Invece, i criminali di Terra di Lavoro hanno sepolto i veleni sotto le loro stesse case, nei loro stessi campi, nei loro stessi fiumi.

L’AZIONE DELLA DDA – Fanghi industriali tossici, provenienti anche da aziende del centro e del nord Italia, utilizzati nei campi agricoli perché spacciati per concimi e fertilizzanti. E’ quanto emerso dalle indagini condotte dagli agenti della Squadra Mobile di Caserta e coordinate dalla Dda di Napoli che, questa mattina, ha portato al sequestro di un terreno di Trentola Ducenta nella disponibilità dell’imprenditore Elio Roma, ritenuto vicino al clan dei Casalesi gruppo Bidognetti, indagato con Nicola Mariniello, già noto alle forze dell’ordine. I reati contestati sono attività di gestione di rifiuti non autorizzata, attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, disastro ambientale aggravati dall’aver agito per agevolare l’organizzazione camorristica. Il provvedimento di sequestro, emesso dal gip del Tribunale partenopeo, si inserisce nel contesto delle indagini avviate in seguito alla collaborazione con la giustizia di alcuni affiliati al clan che hanno confermato il sistema architettato da Elio Roma e dalle imprese riconducibili alla sua famiglia. Secondo le indagini, l’imprenditore del settore dei rifiuti aveva organizzato una vasta attività illecita finalizzata allo smaltimento illegale soprattutto di fanghi industriali provenienti anche da depuratori della provincia di Caserta attraverso la RFG, società formalmente intestata a un figlio e l’impianto di compostaggio ad esso legata. In particolare, i rifiuti tossici, invece di essere trasformati in compost e in ammendante, erano sversati `tal quale’ nei terreni di contadini, alcuni dei quali compiacenti e ricompensati con somme di denaro oppure di agricoltori ignari di tutto e convinti che si trattasse di concimi e fertilizzanti.

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