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CASERTA / NAPOLI – ‘Arrestate Cesaro’. Richiesta d’arresto dei carabinieri di Caserta alla Camera per il leader di Forza Italia. CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA

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CASERTA – Una richiesta d’arresto nei confronti di Luigi Cesaro, deputato e leader di Forza Italia in Campania, è stata ufficializzata questa mattina dai carabinieri del comando provinciale di Caserta. La richiesta è stata depositata questa mattina alla Camera dei Deputati che, adesso, dovrà autorizzare o meno l’arresto. Non sono ancora chiari i motivi alla base della richiesta. Insomma la politica e il malaffare sembrano essere sempre più un “impasto” ben amalgamato.

IL COMUNICATO DELLA PROCURA:

Nelle prime ore della mattinata odierna, nell’ambito di un’articolata indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, i Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Caserta, hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere per i reati di concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso in turbata libertà degli incanti ed illecita concorrenza con violenza e minaccia aggravati dall’aver agevolato il clan “dei casalesi” – fazione Bidognetti (art. 110, 81, 513 bis e 353 c.p. aggravata art. 7 D. L. 152/91). L’indagine, avviata nel novembre 2008, ha acclarato l’esistenza di una collaudata e duratura connivenza di alcuni dei massimi esponenti della criminalità organizzata locale (quali BIDOGNETTI Raffaele, figlio del noto BIDOGNETTI Francesco detto Cìccìotto ‘e Mezzanotte, capo indiscusso di una delle più importanti fazioni del clan “dei casalesi”) con esponenti e funzionari di una locale amministrazione comunale (Comune di Lusciano), e con soggetti di elevata statura imprenditoriale, complicità finalizzata a garantire agli imprenditori compiacenti, previo illecito guadagno da parte di tutti i soggetti interessati, l’aggiudicazione di gare d’appalto (o di assegnazione di lavori pubblici attraverso altre procedure) violando il rispetto delle più elementari norme di lecita concorrenza e di procedura di assegnazione degli appalti e delle commesse pubbliche.

L’indagine rappresenta uno dei filoni che sono scaturiti dalle dichiarazioni di GUIDA Luigi, collaboratore di giustizia, che è stato il reggente del clan Bidognetti fra il 2000 ed il 2005 ed in questa veste ha tessuto i rapporti con esponenti della politica e dell’imprenditoria nella provincia di Caserta, ed in particolare nei territori controllati dal suo gruppo criminale, come Castelvolturno, Villa Literno, Lusciano, Parete e Casal di Principe. Le sue dichiarazioni hanno già trovato riscontro nel processo ed. Normandia che ha condotto alla condanna, anche in appello, per concorso esterno in associazione camorristica, di Nicola Ferrara, già consigliere regionale, e collettore dei rapporti fra il clan e la politica. Le informazioni del collaboratore sono state poi utilizzate nei processi nei confronti dei Sindaci di Castelvolturno e di Villa Litemo, ancora in fase di giudizio di primo grado. Di estrema rilevanza sono le risultanze scaturite dall’attività investigativa, supportata da acquisizione di documentazione amministrativa nonché di attività tecnica di intercettazione telefonica ed ambientale, effettuata anche in uffici pubblici del Comune di Lusciano (CE), corroborata da dichiarazioni di collaboratori di giustizia, che hanno consentito di:

–       dimostrare la connivenza della criminalità organizzata locale con l’apparato politico -amministrativo luscianese che estrometteva volontariamente imprenditori edili dalle principali gare d’appalto – tra cui i lavori del P.I.P. – relative alla realizzazione di opere pubbliche da compiersi nel Comune di Lusciano poiché già destinate illecitamente proprio a ditte indicate dal clan camorristico locale.

–       accertare l’illecita agevolazione per l’aggiudicazione della gara relativa alla concessione per la progettazione, la costruzione e la gestione delle opere nella zona del P.I.P. – del Comune di Lusciano, dell’impresa “CESARO COSTRUZIONI GENERALI” di Sant’Antimo (CE), di proprietà dell’omonima famiglia di noti imprenditori casertani a cui appartiene anche l’On. Luigi Cesaro, attualmente deputato della Repubblica, tra i destinatari del provvedimento insieme ad altri due suoi fratelli. Le indagini hanno evidenziato la volontà del clan “dei casalesi” di attribuire il già citato remunerativo appalto all’impresa “CESARO”, che ha effettivamente poi ottenuto l’aggiudicazione della gara violando in maniera evidente e consapevole le norme di legge che regolano le procedure di controllo ed aggiudicazione degli appalti. L’intervento della criminalità organizzata, in tal senso, si è concretizzato attraverso una serie di azioni volte a turbare il regolare andamento della gara, arrivando finanche a disporre, per volere del clan, la sostituzione del capo Ufficio Tecnico del comune di Lusciano con un soggetto ritenuto più capace di garantire il perseguimento degli illeciti interessi perseguiti. L’impresa dei fratelli Cesaro poi, dopo essere stata dichiarata vincitrice della gara nel giugno del 2004, ha più volte sollecitato il Comune di Lusciano, minacciando anche di procedere a rivalsa di natura economica, per farsi affidare l’area delle operazioni per iniziare i lavori. I Cesaro, venuti a conoscenza della acquisizione documentale operata dalla polizia giudiziaria presso il Comune di Lusciano e dopo la pubblicazione di stralci delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, hanno rinunciato all’affidamento dei lavori. Rilevanti, ai fini di prova dell’ipotesi accusatoria, appaiono le dichiarazioni di Vassallo Gaetano e di Guida Luigi che hanno ricostruito un incontro dell’onorevole Luigi Cesaro con capi ed affiliati del clan Bidognetti per discutere della vicenda; anche il collaboratore di giustizia Diana Tammaro ha riferito in ordine al patto fra il clan ed i fratelli Cesaro.

–       evidenziare le agevolazioni realizzate dagli amministratori comunali a favore dell’impresa “CESARO” anche per un bando relativo alla progettazione esecutiva, la costruzione e la realizzazione di un centro sportivo nel Comune di Lusciano, ai damii delle altre imprese interessate tra cui quella di un imprenditore che successivamente ha anche inteso collaborare con la giustizia.

 

Il Gip ha rigettato le richieste del pubblico ministero di arresto di altri sette indagati per carenza di attuali esigenze cautelari.

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