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ROCCAROMANA / CASERTA – Caso Feltrinelli, Vittoria Longo scrive al direttore della casa editrice: le vostre sono insulse pagine

Roccaromana / Caserta – La guida Feltrinelli umilia e offende la nostra Terra. Ignora perfino che la Reggia di Caserta è fra i 100 monumenti più visitati al mondo. Loro, da Milano, queste cose non le sanno.  Oppure fingono di non saperle. Come non sanno che a Santa Maria Capua Vetere c’è l’anfiteatro romano più gande di tutti, secondo solo al Colosseo di Roma. La Feltrinelli, ad esempio, non sa che a Capua ogni casa, ogni palazzo racchiude un’opera d’arte. La Feltrinelli probabilmente non conosce il tempio di Sant’Angelo in Formis, nè l’antica Trebula, neppure il museo di Teano, oppure le chiese del Matese, nè conosce le ciampate del diavolo di Tora e Piccilli. Sicuramente Feltrinelli non conosce San Leucio e la sua storia.
Ma non ci meravigliamo, perché, purtroppo, spesso, queste cose non le conoscono nemmeno gli stessi cittadini di Terra di Lavoro. E così se non conosci e non ami la terra in cui sei nato, stai crescendo e stai vivendo, allora finisci per credere alle falsità che racconta un Feltrinelli qualsiasi.
IGNORANO, NON SANNO, NON VEDONO, MA SCRIVONO una “Easy Rough Guide” è  questo il titolo della lettera che la storica Vittoria Longo – di Roccaromana, profonda conoscitrice delle dinamiche che hanno ridotto il Meridione d’Italia all’attuale stato di povertà e abbandono –  ha inviato al direttore della casa editrice milanese per protestare:
“Egregio signor direttore della Easy Rough Guide, Italia del Sud e Isole,Feltrinelli 2018,
sicuramente Lei non avrà letto le pagine della sua rough ((approssimativa) guida dell’Italia del Sud e Isole e, in particolare, il riferimento: <<al viaggio dei pochi visitatori (così quantificati) che si dirigono nell’entroterra nel territorio subito a nord di Napoli irrimediabilmente poco attraente, e in quella distesa di sobborghi poco entusiasmanti, quasi del tutto dominato dalla camorra, area in cui non soffermarsi, a volte chiamato triangolo della morte, da attraversare, “possibilmente bendati e con le maschere” e raggiungere Caserta, per andare a visitare l’ovvia reggia di Caserta con il suo parco, che pur nota come la “Versailles di Napoli” per la sua vasta Reggia settecentesca, è una città anonima. La stessa Reggia è una struttura monotona, e priva di attrattiva e fascino, un’attrattiva potrebbe invece essere rappresentata dal tarchiato Francesco I con i suoi figli dall’aria birichina, il tutto immerso in una grigia descrizione del parco, troppo esteso forse, quasi a dire che non vale il tempo necessario per visitarlo. Nessun altro luogo di interesse storico e/o artistico>>. Ebbene la prima domanda che mi viene in mente, chi ha scritto queste insulse pagine che vorrebbero rappresentarsi come una guida alle bellezze del meridione d’Italia è mai stato nei luoghi che descrive? A me pare che si sia soffermato su una realtà che poco ha a che fare con le bellezze artistiche, ma su quella che è meglio e più fantasticamente descritta da uno pseudo scrittore “nostrano” residente all’estero, e che certamente non aveva in mente di fare una guida fra le bellezze artistiche, ma piuttosto descriverne le bruttezze sociologiche. Quindi a Caserta e dintorni, secondo l’autore della guida (sempre più approssimativa) ci sarebbe solo quella ovvia Reggia con quell’altrettanto ovvio parco? Definire ridicolo il viaggio da voi descritto è poco, io lo definisco una triste pagina di razzismo fatta passare attraverso una guida turistica; esso è offensivo per la terra meridionale, per i suoi tesori artistici e per tutta la gente del sud. Chi ha scritto le falsità che le contesterò nelle citazioni seguenti è un emerito ignorante nel significato etimologico del termine.
Caserta è famosa a livello internazionale per la meravigliosa Reggia Borbonica, detta anche la Versailles d’Italia, (e non di Napoli) che, insieme al Belvedere Reale di San Leucio e all’Acquedotto Carolino, fanno parte del patrimonio dell’umanità dell’Unesco dal 1997. (per caso vi è sfuggito questo particolare?) Da non dimenticare inoltre il borgo medievale di Casertavecchia, i monumenti storici, le piazze, i musei, il planetario di recente costruzione, le aree naturali intorno alla città e la necropoli nella quale, nel 1990, vennero ritrovate sette tombe a cassa di tufo di epoca sannitica, della seconda metà del IV secolo a.C. (ma a voi premeva mettere in evidenza non un triangolo di arte e storia, ma il triangolo della morte e la camorra?)
La città di Caserta ha ospitato diverse produzioni cinematografiche, specialmente nelle sue location della Reggia e del parco: tra le più importanti vi ricordo “ Io speriamo che me la cavo” nel 1992, “Angeli e Demoni” nel 2009, “Mission: impossible 3” nel 2006, Star Wars: episodio I – “La minaccia fantasma” ed episodio II- “L’attacco dei cloni” ( nel 1999 e nel 2002).
L’acquedotto Carolino (noto anche come acquedotto di Vanvitelli) è l’acquedotto nato per alimentare il complesso di San Leucio e che fornisce anche l’apporto idrico alla Reggia di Caserta (o meglio alle “reali delizie” costituite dal parco, dal giardino inglese e dal bosco di San Silvestro), prelevando l’acqua alle falde del monte Taburno, dalle sorgenti del Fizzo, nel territorio di Bucciano (BN), e trasportandola lungo un tracciato che si snoda, per lo più interrato, per una lunghezza di 38 chilometri. Un’opera meravigliosa che ha richiesto 16 anni di lavori e il supporto dei più stimati studiosi e matematici del regno di Napoli (primo fra tutti Luigi Vanvitelli), destando, per l’intero tempo di realizzazione, l’attenzione da parte dell’Europa intera, tanto da essere riconosciuta come una delle opere di maggiore interesse architettonico e ingegneristico del XVIII secolo. (Ma questo a voi è sfuggito e tutto è diventata un’ovvia attrazione).
San Leucio è una frazione del comune di Caserta nota per ragioni sia storiche sia artistiche, soprattutto per le antiche tessiture in seta. Le commesse di seta provenivano da tutta l’Europa e oggi, le produzioni di San Leucio si possono ammirare in Vaticano, al Quirinale, nello Studio Ovale della Casa Bianca: le bandiere di quest’ultima e quelle di Buckingham Palace sono fatte con le “nostre sete”.
Ai tempi dei Borbone, ai lavoratori delle seterie era assegnata una casa all’interno della colonia, ed era, inoltre, prevista per i figli l’istruzione gratuita potendo beneficiare, della prima scuola dell’obbligo d’Italia che iniziava fin da 6 anni e che comprendeva le materie tradizionali quali la matematica, la letteratura, il catechismo, la geografia, l’economia domestica per le donne e gli esercizi ginnici per i maschi (non andavano a scuola di “cammurìa). I figli degli operai erano ammessi al lavoro a 15 anni, con turni regolari per tutti, ma con un orario ridotto rispetto al resto d’Europa. Le abitazioni furono progettate tenendo presente tutte le regole urbanistiche dell’epoca, per far sì che durassero nel tempo (esse sono abitate tuttora) e fin dall’inizio furono dotate di acqua corrente e servizi igienici ( servizi igienici, per noi ovvi da sempre!). Ancor oggi si entra nella “Reale Colonia di san Leucio” attraverso un cancello sormontato da un arco sovrastato dallo stemma reale sostenuto da due leoni. A destra e a sinistra, sono presenti due casamenti dei quartieri operai, il San Carlo e il San Ferdinando, che comprendono trentasette unità abitative. I quartieri operai sono collegati al palazzo del Belvedere da una scalinata a doppia rampa che racchiude le scuderie reali. Le due rampe terminano sul piazzale del Belvedere, davanti all’ingresso della chiesa dedicata a San Ferdinando Re, ricavata dal salone delle feste del Belvedere nel 1776. Si costeggia l’edificio per cinquanta metri e si arriva all’ingresso del Complesso Monumentale, da cui si possono vedere, in alto a destra, il lungo edificio della filanda che è sottostante alla cuculliera, dove venivano allevati i bachi da seta.
Nell’appartamento reale, di particolare rilevanza, sono gli affreschi del soffitto della stanza da pranzo eseguiti da Fedele Fischetti con scene allegoriche degli amori di Bacco ed Arianna nonché il bagno di Maria Carolina, con, alle pareti, disegni ad incastro di Philipp Hackert, rappresentanti figure allegoriche.
E, qui, è d’obbligo (in una guida turistica) inserire la visita della fabbrica serica , interessante percorso di archeologia industriale, con sale ricche di strumenti per la produzione e lavorazione della seta, un ampio salone con telai in legno perfettamente funzionanti, mostra di manufatti e la filanda, e, ancora, i due grandi torcitoi che una volta erano mossi da macchine idrauliche, oggi da motori. Nella parte occidentale del Casino Reale del Belvedere vi sono una serie di giardini all’italiana posti su piani diversi e collegati da apposite scalette. All’interno sono presenti delle fontane intorno alle quali, sono posti alberi da frutta: pero, melo, limone, pesco, albicocco, susino, melograno, oltre ad un giardino di agrumi. Per non citare le bellezze di Capua, Santa Maria C.V. e tanti altri luoghi dell’alto casertano ricchi di memorie e luoghi di grande bellezza artistica (N. B.L’anfiteatro Campano o anfiteatro Capuano, è un anfiteatro di epoca romana della città di Capua, oggigiorno sito a Santa Maria Capua Vetere, secondo per dimensioni solo al Colosseo, al quale probabilmente servì come modello essendo stato, verosimilmente, il primo anfiteatro del mondo romano. Fu sede della prima e rinomatissima scuola di gladiatori. Ha un posto di grande importanza nella cultura classica e moderna, e nell’immaginario collettivo a livello mondiale, per essere stato il luogo da cui il gladiatore Spartaco guidò nel 73 a.C. la rivolta che per due anni tenne sotto scacco Roma negli anni immediatamente precedenti il primo triumvirato).
E mi fermo qui. Signor direttore, è questo l’ovvio territorio, privo di attrattive storico-artistiche al quale si fa riferimento nella sua guida? Venga a trovarci e prima di scrivere faccia compiacere i suoi occhi del bello che non ha saputo o voluto vedere nel mio territorio.  (Cordialmente, Vittoria Longo)

 

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