Ultim'ora

CASERTA – Rifiuti: dal biogas e biometano investimenti, sviluppo e occupazione. Bisogna vincere la sindrome Nimby

CASERTA – Rifiuti: dal biogas e biometano investimenti, sviluppo e occupazione al Sud. Un obiettivo che si potrà raggiungere in modo più facile se si riuscirà a sconfiggere la sindrome del Nimby (acronimo inglese per *Not In My Back Yard*, lett. “Non nel mio cortile”). Con esso si indica un atteggiamento che si riscontra nelle proteste contro opere di interesse pubblico o non, che hanno, o si teme possano avere, effetti negativi sui territori in cui verranno costruite, come ad esempio grandi vie di comunicazione, cave, sviluppi insediativi o industriali. L’atteggiamento consiste nel riconoscere come necessari, o comunque possibili, gli oggetti del contendere ma, contemporaneamente, nel non volerli nel proprio territorio a causa delle eventuali controindicazioni sull’ambiente locale.
Grazie al biogas e al biometano, si prevedono nei prossimi 15  anni al Sud potrebbero essere attivati investimenti da 3,8 miliardi di euro nell’ipotesi più conservativa, a 5,6 miliardi di euro in quella più ottimistica.  Le ricadute economiche di questi investimenti produrrebbero un incremento dello 0,3% del Pil (prodotto interno lordo) del Mezzogiorno: ovvero 18,4 o  27,4 miliardi di euro, a seconda dello scenario evolutivo. E Un impatto significativo si avrebbe anche sul piano occupazionale, con la creazione di 8mila nuovi posti di lavoro «stabili e altamente qualificati». Mentre Lo Stato ne trarrebbe beneficio con un aumento delle entrate fiscali di 3,3 o 5 miliardi. Sono queste le stime sullo sviluppo della filiera del biogas-biometano elaborate dall’istituto di ricerca  Althesys, diretto dall’economista Alessandro Marangoni, per conto del Cib (Consorzio Italiano Biogas).  «Il potenziale del biometano – spiega Marangoni – è davvero notev! ole, sia in termini di contributo  allo sviluppo sostenibile, sia per quanto riguarda l’occupazione.  Dalla nostra ricerca emerge che nel Meridione, in una prospettiva al 2030, la produzione di biometano oscilla tra i 2,1 e 3,1 i miliardi  di metri cubi. Si tratta di un  carburante di origine non fossile, che può essere prodotto a partire dall’utilizzo di materie prime di provenienza agricola locale. Ed è in grado, quindi, di favorire una gestione più attenta del territorio e di tutela ambientale». Nel complesso, tra il 2010 e il  2014, gli investimenti in impianti a biogas ammontano a circa 4,2  miliardi di euro. La distribuzione degli impianti, però, non è omogenea dal punta di vista geografico . Infatti, questo sviluppo ha interessato soprattutto il Centro-Nord mentre le regioni del Sud  non hanno visto una crescita analoga.  E la valutazione del potenziale di biogas e biometano teoricamente  ottenibile nel Meridione (Abruzzo, Molise, Basilicata, Pugli! a, Calabria, Campania, Sicilia e Sardegna) tiene in considerazione tre categorie: sottoprodotti agroalimentari; Forsu (cioè, frazione organica dei rifiuti solidi urbani) e colture. Oltre ai benefici economici e occupazionali, non trascurabile ve ne sarebbe anche l’impatto positivo a livello ambientale con la riduzione delle emissioni di Co2 cumulate al 2030 di 72 milioni di ton nello scenario più avanzato.

Guarda anche

Aversa – Rapina e violenza sessuale di gruppo, assolto dopo due anni

Aversa –  Nei giorni scorsi il Tribunale di Napoli Nord, Seconda Sezione Penale Collegio A, …