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SAN POTITO – Triplice tentato omicidio, la Corte di Appello di Napoli condanna Camputaro a 14 ani di carcere

SAN POTITO – Triplice tentato omicidio. La Corte di Appello di Napoli condanna Giovanni Camputaro a 14 anni di carcere. Ridotta di due ani la pena inflitta all’uomo con sentenza di primo grado  quando il Gup dott. Caparco non gli concesse le attenuanti generiche, condannandolo al massimo della pena possibile con riconosciuta premeditazione.  Camputaro – prima di essere giudicato – era già sottoposto alla misura coercitiva della custodia cautelare in carcere  presso la casa circondariale di San Tammaro,  in base all’ ordinanza del Gip , emessa in data 14 gennaio 2010. L’uomo – difeso in sede di giudizio dagli avvocati Pietro Ronga e Alfonso Quarto – con più azioni esecutive di un medesmo disegno criminoso, per futili motivi, consistiti in dissapori in atto con l’ ex moglie, agendo con premeditazione, esplodeva numerosi colpi di fucile contro la suocera Assunta Di Chello, l’ex moglie Maria Imperadore – entrambe di San Potito Sannitico – e il compagno di quest’ultima, Mauro Sconcia, residente ad Alife. I proiettili colpirono la signora Di Chello al femore sinistro, alle spalle e al braccio sinistro, l’ex moglie all’ addome, al torace ed all’arto superiore sinistro e il compagno della signora Imperadore al collo e al piede destro.  Camputaro, dunque, compiva atti idonei diretti in modo non equivoco a provocare la morte delle povere vittime, cagionando alle stesse ferite gravi in relazione alle quali tutte e tre le persone offese venivano dichiarate in prognosi riservata. Inoltre, su Camputaro pendeva l’accusa di detenzione illegale di armi. I fatti risalgono all’11 gennaio 2010. Francesco Mantovani

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