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Giovanni Cusano e Ida Verrico

SESSA AURUNCA / RUVIANO / CASERTA – Tessere pagate e mai registrate, il presidente PD denuncia il partito: scatta il processo contro Cusano

SESSA AURUNCA / RUVIANO / CASERTA – Verrico contro Cusano, oggi l’istruttoria. Questa mattina presso il giudice di pace di Caserta, con il patrocinio dell’avvocato Carla Sisto, si è svolta l’udienza di prova del giudizio civile promosso dalla presidente del partito democratico di Sessa Aurunca Ida Verrico, contro la direzione provinciale del PD di Caserta, allora guidata da Dario Abbate, per il mancato invio delle tessere di iscrizione al partito relative al tesseramento 2011/2012. Tali tessere, nonostante fossero state regolarmente pagate da numerosi iscritti e simpatizzanti per un importo di circa 1000 euro, non furono mai recapitate alla direzione nazionale se pur i numerosi solleciti da parte di Verrico e del suo legale Sisto. A non presentare le tessere in quel di Roma, nonostante gli fosse stata consegnata personalmente la cifra suindicata, fu il responsabile alla ricezione Giovanni Cusano, membro allora della segreteria di terra di lavoro che, nell’occasione, si presentò come tesoriere del partito, incassando, senza rilasciare alcuna ricevuta, la cifra in contanti. Quest’ultimo aveva assicurato il buon esito del tesseramento ma, probabilmente, si era assicurato il buon esito soltanto del pagamento. Infatti, delle tessere ancora oggi non vi è traccia alcuna. La presidente Verrico, profondamente indignata per tale incresciosa vicenda e non poco pressata dagli interessati che non si sono visti recapitare la tessera, ha più volte richiesto al Pd di Caserta di fare chiarezza sull’accaduto senza, però, alcun risultato. Questa vicenda ha determinato che gli interessati non hanno potuto votare al congresso provinciale dell’anno successivo, poiché, era obbligatorio essere tesserati. Molti dei quali, sono stati costretti a rifare la tessera ripagandola ma, cosa più grave, molti storici militanti del pd che da anni collezionano la tessera del loro partito, ancora oggi non riescono a farsene una ragione. All’ennesima rimostranza alla presidente, quest’ultima, se pure a malincuore, è stata costretta citare in giudizio il suo partito. La Verrico ha chiarito: “la mia denuncia non è un attacco gratuito al partito, ma bensì vuole essere una forma di tutela, in quando, darà al partito stesso la possibilità di prendere le dovute distanze da personaggi senza scrupoli che ne inquinano l’immagine. Il Pd è un partito che ha come scopo primario la legalità e non può permettersi di avere al suo interno personaggi che con il loro discutibile comportamento compromettono l’operato dei tanti militanti che, gratuitamente e per mera passione, operano al suo interno avendo la legalità e serietà come principio ineludibile”. Una causa che mette in seria difficoltà l’allora segretario del partito il quale avrebbe dovuto prendere precise posizioni sulla vicenda e sul personaggio in questione per difendere l’immagine della sua segreteria. Ma Abbate ha preferito l’assoluto silenzio che, suo malgrado, ancora oggi fa molto rumore. È chiaro che la vicenda ha leso non poco l’immagine della presidente Verrico poiché gli iscritti, ignari della vicenda interna al partito, l’hanno considerata unica responsabile, non a caso ha richiesto che il giudice le riconosca anche un ristoro per la lesione al suo buon nome.

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