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Caserta: Piazza Vanvitelli come un bivacco di privilegiati trasgressori

CASERTA (di Nando Silvestri) –  Nonostante il primo cittadino di Caserta abbia ripetutamente sollecitato chi scrive a desistere dal fotografare le svariate situazioni di degrado della città, è irremovibile convinzione dello scrivente che la documentazione sia l’unico mezzo democratico in grado dissipare eventuali dubbi e sgombrare il campo da sterili accuse strumentali ad opera di arroganti figure istituzionali incapaci di confrontarsi con la società civile dei cittadini contribuenti. La sosta selvaggia impunemente praticata da oligarchie di automobilisti privilegiate dai potentati economici e politici del capoluogo di Terra di Lavoro è certamente una delle tante situazioni di scadimento etico, morale e amministrativo che meritano attenzione e interesse da parte di tutti. La figura del sindaco e dei suoi adiacenti adepti provenienti dalle svariate policromie politiche dell’amministrazione locale incarna senza dubbio l’asimmetria più esecrabile di questo stato che ama legiferare ed imporre regole, applicando per sé solo quella dell’eccezione. In tutte le ore dei giorni feriali e festivi, a 20 passi da Palazzo Castropignano colonne di auto sostano selvaggiamente, anche in doppia e terza fila sul lato destro del raccordo di piazza Vanvitelli, perpendicolarmente al Comune senza che un solo vigile urbano si azzardi a comminare sanzioni di sorta in vista del notevole e marchiano disagio che si riverbera sul deflusso del traffico conseguentemente congestionato. Eppure un visibilissimo segnale di divieto di sosta “h24” si staglia sul ciglio del marciapiede perpendicolarmente alla via Alois per segnalare un’inibizione puntualmente disattesa dagli automobilisti irriguardosi con il placet di istituzioni e vigili urbani. Sta di fatto che moltissimi degli automobilisti che violano il succitato divieto si intrattengono in lunghe conversazioni e luculliane consumazioni all’interno di un sontuoso bar della zona, frequentato prevalentemente da note figure imprenditoriali e amministrative consenzienti. Dunque, piazza Vanvitelli, già stracolma di sporcizia e relitti sociali d’ogni genere ed etnia si trasforma in un bivacco di colletti bianchi e oziosi faccendieri che parcheggiano come capita in barba al codice della strada. Diversamente, emerge l’intransigenza degli ausiliari del traffico e di taluni vigili urbani che spesso si scagliano impudentemente contro l’indugio fugace di automobilisti corretti e puntuali, spesso obbligati a vagare per farmacie ed esercizi commerciali per motivi di salute ed esigenze di forza maggiore. I ricorrenti proseliti smunti e cacofonici del primo cittadino che, in un’ordinanza, si ascrive la proprietà dei felini delle locali colonie ma evita opportunamente di predisporre l’esborso di un solo centesimo di euro per la loro salvaguardia, culminano solo nella legittimazione della sperequazione sociale. Tra i mille volti del razzismo sociale minuziosamente descritto dalle apprezzate teorie evoliane, eccone uno di cui l’artefatta democrazia locale non potrà mai vantarsi.

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