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Piedimonte Matese – Bar degli ospedali sotto la “protezione” della Camorra, 13 rischiano il processo

Piedimonte Matese – E’ stata fissata per il 10 aprile prossimo l’udienza preliminare a carico degli indagati dell’inchiesta sull’infiltrazione della camorra nella gestione dei bar degli ospedali di Marcianise, Maddaloni e Piedimonte. Il pubblico ministero della Dda Lucchetta ha chiesto il rinvio a giudizio di Antonio Petruolo, dei figli Giuseppe e Salvatore, tutti di Marcianise (e considerati vicini al clan Belforte), Maria Argenziano, 53 anni di Capodrise; Vincenzo Appollonio, 57 anni di Campobasso; Francesco Alfonso Bottino, 72 anni di Caserta, ex direttore generale Asl e Ospedale; Romualdo Cacciola, 60 anni di Pratella; Antonio Della Valle, 58 anni di Maddaloni; Giuseppe Floriano, 56 anni di San Felice a Cancello; Alessandro Glorioso, 39 anni di Marcianise; Lorenzo Rivetti, 62 anni di Maddaloni; Vincenzo Senneca, 59 anni di Maddaloni; Gerardo Sorrentino, 44 anni di Piedimonte Matese. Il pm della Dda non ha modificato le accuse, in particolare nei confronti dei tre arrestati (Antonio Petruolo eo: ì figli), nonostante le sentenze dei Riesame sui ricorsi presentati dai difensori che hanno portato alla scarcerazione di tutti gli arrestati. L’indagine ha permesso di acclarare come i locali ristoro degli ospedali di Marcianise, Maddaloni e Piedimonte siano stati gestiti per anni da privati che non avevano alcun titolo per occupare gli immobili. Nello specifico è risultato che il Crai ha affidato il servizio i locali ai privati in assenza di alcun contratto con l’ente ospedaliero che, peraltro, per l’affidamento ai privati avrebbe dovuto espletare una gara pubblica. La situazione di totale illegittimità è perdurata per svariati anni per l’assenza di controlli da parte dei vertici delle aziende ospedaliere sui contratti di locazione tra AsI e Crai, sull’effettiva gestione dei locali da parte del Crai, sul regolare versamento dei canoni di locazione all’AsI e sulle spese relative al consumo di acqua e luce, che risultano a carica dell’Asl. L’assenza di controlli ai centri ristoro, in particolare nell’ospedale di Marcianise, ha favorito l’ingerenza di soggetti vicini al clan Belforte, che hanno costretto il privato gestore del bar a versare per anni una tangente  mensile, arrivando a proporre allo stesso gestore l’acquisto del locale per 100mila euro.

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