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ROMA – Mille miliardi di euro: il nuovo debito targato BCE

Bce-euro

 ROMA (di Nando Silvestri) –   Oltre 1000 miliardi di euro in “pezzi di carta” saranno negoziati dalla BCE dal prossimo marzo sino a settembre 2015. La Banca di Francoforte acquisterà difatti titoli del debito pubblico europeo, ovvero promesse di rimborso di prestiti gravati da interessi, contratti dai singoli stati, allo scopo di inondare di liquidità la depressa e deflazionata eurozona. Dietro gli intenti apparentemente benevoli dell’ Euro Tower, l’altro nome della BCE, si nascondono insidie e contraddizioni di fondo che alimentano disinformazione, false speranze e propaganda politica di bassissima lega. Intanto l’80% del rischio dell’operazione grava sulle banche centrali dei singoli paesi e solo il restante 20% sulla stessa BCE, segno questo che tratteggia la sovraesposizione dei singoli sistemi economici e finanziari e della stessa Banca d’Italia. La non convenzionale manovra della Banca Centrale nota con l’espressione “quantitative easing” (allentamento della quantità) vorrebbe spingere i paesi dell’area euro fuori dalla deflazione virale iniettando una grande massa monetaria a basso costo. Una sorta di boccata di ossigeno concessa ad un ammalato terminale, sull’onda della quale si stanno erigendo  effimeri sogni di ripresa e vaneggiamenti stellari di crescita del Pil. L’operazione monetaria in oggetto farà stampare altri biglietti di cartamoneta generando incrementi degli introiti derivanti dal signoaggio bancario e del debito spalmato sui contribuenti. Una strategia di temporeggiamento mascherata da misura eccezionale i cui effetti più vistosi saranno la caduta verticale del valore dell’euro rispetto al dollaro, peraltro già iniziata abbondantemente e la riduzione dei rendimenti dei titoli italiani. La manovra predisposta da Draghi, quindi, è in netta controtendenza rispetto ai precetti antinflazionistici di Maastricht che imponevano una moneta forte (l’euro), capace di garantire stabilità dei prezzi e del mercato del lavoro. L’allentamento suddetto, inoltre, avrebbe la presunzione di consentire maggiori affluenze di credito a basso costo ad imprese e famiglie. A questo punto è lecito chiedersi cosa se ne fa un’impresa o una famiglia del credito a buon mercato se deve quotidianamente fare i conti con esecrabili retaggi profondamente radicati nel sistema economico ed istituzionale. Eccone alcuni: la pressione fiscale più alta d’Europa; il primato europeo in ordine ad accertamenti fiscali e contenziosi tributari; il sistema formativo e didattico più obsoleto e anziano d’Europa; la più bassa quota di Pil destinata alla ricerca; la classe dirigente meno preparata, più corrotta e privilegiata; il maggiore ricorso a burocrazia e precarietà nei rapporti di lavoro; il maggiore immobilismo giuridico amministrativo dati i vergognosi irrigidimenti degli elefantiaci decreti attuativi, recentemente sanzionati anche dall’UE (dati OCSE). Senza contare picchi di iniquità nella distribuzione dei redditi pro-capite che nel meridione sfiorano un indice di Gini pari a 0,5 e propensioni marginali al consumo tra le più basse d’Europa (province di Napoli e Caserta). Pochi sanno che gli effetti della politica monetaria espansiva attualmente promossa dalla BCE sono tutt’altro che prevedibili e che, seppure dovessero andare per il verso giusto, impiegherebbero tempi biblici prima di manifestarsi realmente. Infine, la sola politica monetaria si configura come il più blando dei palliativi se non viene affiancata da efficaci politiche interne protese a rilanciare consumi, sgravi fiscali e investimenti privati. Ancora una volta si avanza senza ritegno la pretesa di curare un’infezione grave con la Tachipirina, nascondendo la testa sotto la sabbia per evitare di mettere in discussione un sistema che fa acqua da tutte le parti. Crogiolarsi su un sistema economico che si avvita su se stesso e prepara gli italiani ad ipotecare quel che resta del proprio patrimonio per alleggerire l’enorme massa debitoria su cui si sostiene questo stato serve solo a prendersi egregiamente per i fondelli, a desertificare ulteriormente l’economia e ad incitare all’evasione fiscale.