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SAN COSMA E DAMIANO (Latina) – Dodici colpi di pistola contro il rivale in amore, arrestato 23enne casertano

SAN COSMA E DAMIANO – Spara 12 colpi di pistola contro il rivale  in amore: in manette un 23enne. A morire è Fiore Pandolfo, 31enne figlio di un presunto affiliato al clan Mendico. Dodici colpi sparati a bruciapelo contro l’uomo che si frapponeva tra lui e la donna dei suoi sogni. È finito così in manette Mirko Pascale, 23 anni, accusato dell’omicidio di Fiore Pandolfo, 31 anni, avvenuto sabato sera in provincia di Latina, a Santi Cosma e Damiano. Quell’uomo l’aveva minacciato più volte, ha raccontato Pascale ai carabinieri di Formia, commilitoni del padre, brigadiere in congedo, cui si è costituito subito dopo il delitto.

LA VERSIONE DEL 23ENNE – Ha detto di aver agito per paura di quell’uomo che lo perseguitava e ha consegnato la pistola, che deteneva regolarmente. Il 23enne, originario di Casal di Principe, ma residente a Castelforte, altro paese del sud pontino, è ora in carcere nel capoluogo, accusato di omicidio volontario. La sua versione dei fatti, a cui non sembra che abbiano assistito testimoni, è al vaglio della procura di Latina.

L’INTERROGATORIO – Il giovane, interrogato per ore nella notte dai carabinieri e dal magistrato, ha raccontato di aver incontrato il rivale sabato in via Vellota, a Santi Cosma e Damiano. I due si erano dati appuntamento per chiarire la situazione, ha riferito, visto che Pandolfo – figlio di un uomo considerato vicino a un clan camorristico – da settimane lo minacciava perchè non vedesse una donna che il giovane stava frequentando. Non è chiaro se la donna interessasse direttamente a Pandolfo o a suo fratello.

I 12 COLPI DI PISTOLA – Pascale ha raccontato che quando ha visto l’antagonista avvicinarsi minaccioso ha tirato fuori la pistola 7.65 che aveva con sè e ha sparato, colpendo Pandolfo all’addome. L’assassino ha scaricato tutti e dodici i colpi dell’arma sulla vittima, che è morta quasi subito. Gli inquirenti stanno cercando di chiarire gli aspetti ancora oscuri della vicenda, compresa la ricostruzione del delitto fornita dall’assassino e il movente del contrasto tra i due. La vittima era figlio di un sospetto affiliato al clan camorristico Mendico e coinvolto in un’inchiesta degli anni ’90 sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel sud pontino.

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