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CASERTA – Appalti in cambio di soldi, arrestato l’onorevole Alfonso Papa e suo padre Giovanni. Coinvolti anche gli imprenditori Angelo e Roberto Grillo

GrilloPapa

CASERTA –  Nella odierna mattinata, all’esito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia e Sezione reati contro la Pubblica Amministrazione -militari della Guardia di Finanza del Nucleo Polizia Tributaria di Napoli hanno dato esecuzione ad un’ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale di Napoli applicativa della custodia cautelare nei confronti di Papa Alfonso (custodia in carcere) e di Papa Giovanni, padre del predetto (arresti domiciliari).  Ad entrambi sono contestate più condotte di concussione per induzione (ora -a seguito delle modifiche in tema di reati contro la Pubblica Amministrazione- indebita induzione a corrispondere denaro ed altre utilità) realizzate con riferimento agli imprenditori Grillo Angelo e Grillo Roberto, operanti nel settore dei servizi di pulizia (di recente tratti in arresto in virtù di ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale di Napoli nel procedimento n. 52870/12 RG), titolari di una società destinataria, all’epoca dei fatti, di “interdittiva antimafia” adottata dalla Prefettura di Caserta per gli accertati rapporti tra la famiglia Grillo e soggetti appartenenti e comunque contigui al clan camorristico Belforte di Marcianise.

In particolare Papa Alfonso, nella sua qualità di Parlamentare della Repubblica, membro della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati e della Commissione Parlamentare Antimafia, negli anni 2009-2010, abusando delle sue qualità e dei suoi poteri, agendo in concorso con il padre Papa Giovanni, induceva i Grillo a cedere alle sue richieste di danaro e di altre utilità, prospettando che -anche in forza delle sue entrature e dei suoi legami con i più alti livelli della pubblica amministrazione e degli Enti partecipati- avrebbe garantito:

1)    la sua “protezione” e il suo intervento risolutivo sul Consiglio di Stato (presso il quale pendeva la procedura dagli stessi proposta avverso la decisione del TAR Campania che, in prima istanza, aveva rigettato il ricorso proposto contro la citata “interdittiva antimafia”, gravame poi effettivamente accolto dal Consiglio di Stato);

2)    l’aggiudicazione di appalti inerenti a servizi di pulizia presso Trenitalia spa;

3)    l’aggiudicazione di appalti inerenti a servizi di pulizia gestiti dalla CONSIP ovvero di subappalti, conferiti da ditte e società aggiudicatarie di appalti da parte di CONSIP;

4)    l’aggiudicazione di altri lavori pubblici, tra i quali quelli riguardanti il Porto di Cecina (LI).

E’ stata ritenuta altresì sussistente la circostanza aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare il sodalizio camorrista riconducibile alla famiglia Belforte operante in Marcianise e zone circostanti.

Dalla attività investigativa è emerso che il ruolo” di Papa Giovanni, con frequenti contatti con gli imprenditori Grillo, è stato quello di stretta collaborazione con il figlio Alfonso, per conto del quale, più volte, aveva materialmente riscosso le somme di danaro versate dagli imprenditori per i servigi resi dal figlio, imprenditori che aveva finanche accompagnato negli uffici di Trenitalia per l’aggiudicazione degli appalti.

Al Papa Alfonso è stato, inoltre, contestato il reato di induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’Autorità giudiziaria, per aver promesso alla sua segretaria, a conoscenza di circostanze rilevanti per la prosecuzione delle indagini nei suoi confronti, utilità di vario tipo per indurla al “silenzio”, vale a dire a non rendere dichiarazioni ovvero a rendere dichiarazioni mendaci all’AG della Procura  della Repubblica di Napoli.

Infine, il Gip ha ravvisato gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Papa Alfonso anche per il delitto di peculato concernente l’indebito utilizzo dal febbraio 2002 al febbraio 2011, da parte sua e della sua famiglia, di un’ autovettura della Guardia di Finanza con militari che fungevano da autisti, assegnazione -costata all’Erario circa trecentocinquantamila euro- risultata del tutto illegittima in quanto assolutamente contraria alle disposizioni di legge e regolamenti vigenti in materia.

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